Nella Rai post-renziana, non c’è pace per l’informazione – “core business” del servizio pubblico– neppure per quella sportiva. Dopo le dimissioni di Carlo Verdelli da coordinatore editoriale e del suo numero due Francesco Merlo, ora è il turno di Gabriele Romagnoli, direttore di Rai Sport. E in questo caso, non è solo una crisi di ascolti, come ha denunciato la stessa assemblea di redazione bloccando il piano editoriale di Romagnoli e annunciando un “pacchetto” di tre giorni di scioperi che, dopo un incontro infruttuoso con il direttore, è stato confermato per le prossime settimane. Al centro della vertenza, c’è anche una malagestione che riguarda i costi e le spese della rete, con una serie di investimenti onerosi che non hanno prodotto risultati apprezzabili. Sulla testa del direttore, ex collaboratore di Repubblica, continua a pendere per di più la spada di Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità anticorruzione, che già nel settembre scorso aveva contestato sotto il profilo “etico e morale” la delibera del vertice Rai con cui sono stati assunti dall’esterno 21 dirigenti, tra i quali l’unico giornalista è proprio Romagnoli. Sul piano degli ascolti, le trasmissioni sportive messe in onda sulle reti generaliste risultano tutte in calo, a cominciare dalla storica Domenica sportiva. Per il resto, anche Novantesimo minuto condotto da Paola Ferrari, moglie di Marco De Benedetti (già amministratore delegato dello sponsor Tim) e nuora del patròn del gruppo L’Espresso, ha perso “share” rispetto al passato, nonostante il privilegio di trasmettere per primo in chiaro i gol della giornata. Entrambi i programmi, comunque, sono stati ridotti di 30 minuti, a danno dei cosiddetti sport minori che il servizio pubblico dovrebbe invece valorizzare. Un flop clamoroso è stato poi quello di Calcio champagne, ideato dal vicedirettore Marco Mazzocchi, assunto a suo tempo da Aldo Biscardi per il Processo del lunedì mentre il padre Giacomo –allora direttore di Telemontecarlo –assumeva il figlio di Biscardi, Maurizio, nella sua redazione sportiva. Sul fronte dei costi, una parte cospicua del budget di Rai Sport è stata assorbita dall’ingaggio dell’opinionista Mario Sconcerti, sottratto a Sky con un contratto di 200mila euro all’anno. Ma la scelta più stravagante di Romagnoli è stata quella di acquistare per 300mila euro un “magazine” preconfezionato dalle tv private del Chelsea e del Bayern Monaco, le due squadre straniere allenate rispettivamente da Antonio Conte e Carlo Ancelotti che nei propri Campionati giocano il sabato, con il vincolo però di trasmettere le loro partite non prima del martedì, tre giorni dopo che sono state disputate. E se la Rai vuole utilizzare le immagini delle gare o le dichiarazioni dei tecnici all’interno dei suoi servizi, deve acquistarle e pagarle a parte. Al momento, lo “share” del programma è inchiodato allo 0,2%. Per questo mese di febbraio, intanto, era stato annunciato da Romagnoli un nuovo settimanale intitolato Nazionali: quaranta minuti di interviste a protagonisti di vari sport, in seconda serata su Rai Tre. Ma la direttrice Daria Bignardi non vuole ospitarlo nel suo palinsesto e il progetto rimane perciò in “stand by”. Il sindacato interno denuncia, fra l’altro, che il programma è stato appaltato interamente a un “service” esterno (regista Alessandro Capitani, 6 filmaker), per un importo di circa 250mila euro. Tutto ciò accade a Rai Sport, mentre il piano editoriale del direttore prevedeva ai primi due punti l’impegno a “modernizzare” e “cambiare immagine”. Quanto alla modernizzazione, nel documento si legge che “l’attuale tecnologia risale al millennio precedente” e che “la digitalizzazione non è ancora arrivata”. Quanto all’immagine della rete, il giornalista-scrittore Romagnoli afferma solennemente che “prima ancora del linguaggio, a fare la differenza fra Rai Sport e i rivali a pagamento è quel che nel teleschermo si vede”.E nello stesso tono enfatico aggiunge: “Anche senza audio risalta una differenza. Di vivacità del colore, di profondità, luce”. Sarà forse per questo che adesso siamo obbligati a pagare il canone nella bolletta elettrica.
(Da "Il Fatto Quotidiano")
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