mercoledì 5 luglio 2017

LA MORTE DI DODDORE MELONI (05/07/2017)

Di Giampaolo Carboni.


L'indipendentista sardo Doddore Meloni (NELLA FOTO IN ALTO) è morto quest'oggi all'ospedale Santissima Trinità di Cagliari:le sue condizioni si sono progressivamente aggravate e dopo l'arresto per scontare alcune condanne legate a reati fiscali, il suo stato di salute era progressivamente peggiorato a causa di uno sciopero della fame e della sete intrapreso quarantasette giorni fa. Fino al ricovero d'urgenza nell'ospedale cagliaritano il 13 giugno scorso. Da due giorni Meloni era in coma. L'indipendentista aveva settantaquattro anni essendo nato ad Ittiri il 4 maggio del 1943 anche se oramai casa sua era Terralba cittadina dove viveva da tempo.
Il 28 aprile scorso la sua ultima intervista televisiva al giornalista di Tele Costa Smeralda Antonello Lai di cui riportiamo i passaggi maggiormente significativi «Non è mai un caso quando succedono certe cose. Il processo per le vicende di Malu Entu iniziò un 28 aprile... Il giorno di Sa Die de sa Sardigna. Il 17 marzo ero a Brescia insieme ad altri cinquantatré “sovversivi”: sardi, veneti, lombardi, campani, siciliani. Movimenti di liberazione. Cosa accadde il 17 marzo 1861? Venne proclamata l’unità d’Italia! Nulla succede per caso, in Italia». «In carcere mi porterò la biografia di Bobby Sands, martire dell'indipendentismo irlandese. Si era lasciato morire di fame, in carcere, nel 1981, insieme ad altri nove ragazzi. Grazie a loro, ci fu una reazione del popolo, senza armi, con la forza della democrazia». «Non posso essere eletto da nessuna parte, ho l’interdizione perpetua. Ma dico quello che penso. Il nostro sistema è fondato sulla burocrazia, sui burocrati. Che si alimentano con un’imposizione fiscale senza uguali nel mondo. Con le nostre tasse paghiamo i loro stipendi. Tanti, troppi». «Se butti una busta di immondezza per strada, lo Stato che fa? Ti mette la multa, salata. E se qualcuno sommerge di residui bellici le spiagge di Teulada, lo Stato, colpevole di questo, cosa fa? Nulla, certo che non fa nulla». «Ho scritto a tutti: Onu, Tribunale di Strasburgo, dell’Aja, alle procure. Un dossier di duecentocinquantasei pagine sulle malefatte dell’Italia. In un giorno lo stesso giudice mi ha processato per cinque cause diverse. Ma come si fa? E la serenità di giudizio? Ma il sistema si autotutela. È giustizia?». «La galera non è una sconfitta, non mi stanno piegando. Anzi: sto vincendo io. Ho 74 anni, mi dovete mantenere in vita se volete che sconti tutti gli anni che mi contestate. Costringo loro a giustificarsi davanti all'opinione pubblica per quello che stanno facendo. Non c’è prigione se non possono bloccare il tuo cervello. Quanti sono prigionieri di se stessi, della loro inedia. Sono lì che aspettano di morire. Morirò anche io. Ma morirò combattendo». 
Il giorno dopo,in mezzo a tanti cartelli a difesa dei piccoli ospedali,sono comparsi anche due striscioni per ricordare Doddore Meloni e le bandiere della repubblica di Mali Entu. La figura del leader di Meris è stata commemorata a Cagliari anche durante la affollata manifestazione a difesa della sanità pubblica. Ma più che una celebrazione di Meloni è stato duro atto d’accusa allo Stato. «È morto Doddore – si legge nello striscione –. Anzi, hanno ucciso Doddore. L’ha assassinato lo Stato italiano».

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