martedì 1 agosto 2017

NASCE LA NUOVA FIORENTINA CHE RIPARTE DALLA SERIE C2 (01/08/2002)

Di Giampaolo Carboni.

E' stato firmato l'atto costitutivo della nuova Fiorentina. Triste ma giusto che la Fiorentina sia cancellata dal grande calcio, in realtà sempre meno grande. Le regole esistono, bisogna rispettarle. Ci mancherebbe altro. Che poi di questa frase si riempiano la bocca molti che nel calcio le regole non le hanno rispettate, è un altro discorso. Nel dramma della Fiorentina, un dramma del sentimento prima che calcistico-imprenditoriale, c' è quasi un lieto fine, o se preferite un finale meno amaro di quello che s' annunciava. Non dai dilettanti ripartirà la squadra viola, ma dalla C2, forse addirittura dalla C1 se la nuova società, di cui è garante il sindaco di Firenze, troverà in pochi giorni finanziatori e capitali in appoggio a un desiderio che sembra di tutti: impossibile evitare il naufragio, vediamo che avvenga in acque non troppo lontane dalla riva. Dalla C1 alla A, come dimostrano Bologna, Modena, lo stesso Como il cui presidente Preziosi pare in prima fila nella cordata per l' acquisto, si può arrivare in due stagioni. Preziosi è un esperto di giocattoli, starà più attento di Cecchi Gori. è come la fine d' un brutto film, ultima e mesta gag il fax di salvataggio da una banca di Medellin. In un momento così, è fin troppo facile dare tutte le colpe a Vittorio Cecchi Gori, che ha sbagliato settanta volte sette e adesso vive la solitudine dello sconfitto. Mario, suo padre, comprò la Fiorentina dai Pontello nel 1990 per sedici miliardi. Era un gesto d' amore, più che altro nei confronti della moglie Valeria, tifosissima. Mario è scomparso, Valeria anche e la Fiorentina pure. I ricordi no, perché si tratta d' un pezzo di storia del nostro calcio, della prima squadra che vinse una coppa europea e comunque d' una squadra che ha sempre cercato il bel calcio, per accontentare un pubblico passionale (anche troppo, a volte) e di palato fino. I ricordi restano, i Costagliola Magnini Cervato, i Sarti Robotti Castelletti, le finte di Hamrin, le fughe di Chiarugi, i gol di Amarildo e Batistuta, l' eleganza di Montuori, Antognoni e Rui Costa, il talento di Baggino. E resteranno le lacrime di Di Livio, capitano senza squadra. Con in mano un mazzetto di liberatorie inutili. I calciatori sono svincolati, a parametro zero. Chiesa, Nuno Gomes, Adani: affari in vista. Un po' di solidarietà l' hanno mostrata Juve, Inter e Milan, acquistando due giovani, Moretti e Ceccarelli. Era un modo per tenere in vita la Fiorentina alla scadenza del 30 giugno. Ben altre cifre sarebbero servite, per questa scadenza ultima. La Fiorentina è affogata lentamente, e intorno altre squadre erano impegnate a nuotare disperatamente. Mai come quest' anno, dopo un quinquennio di follie, l' allarme è stato rosso. La Fiorentina tornerà al suo posto, scontato il purgatorio, ma la sua vicenda deve far riflettere anche il più incosciente dei presidenti. La velocità del declino deve far riflettere. Solo quattordici mesi fa Franco Carraro, da presidente di Lega, consegnava a Vittorio Cecchi Gori la coppa Italia. E ieri Carraro, da presidente della federcalcio, ha piantato gli ultimi chiodi nella bara. Solo poche stagioni fa la Fiorentina era nel giro delle Sette sorelle, adesso può venir buona per un' altra favola: quella della rana che scoppia volendo esser grande come il bue. I buoi, che buoi non sono, adesso ruminano meno tranquillamente. Ogni crollo che si rispetti comincia dal cedimento di un mattone. Il mattone viola ha ceduto, non è una buona notizia per il Palazzo. Perché è chiaro che lo stesso rigore riservato alla Fiorentina, con una pietosa àncora lanciata al primo rintocco funebre, dovrà essere riservato a tutte le squadre col bilancio sballato, senza guardare in faccia a nessuno. Ci saranno politici a intercedere, banche a coprire (tutto quello che per Cecchi Gori non c' è stato), ma il prezzo della fama, in questo mondo retto da persone in apparenza normali, sta nel rischio di rotolare giù all' improvviso. Può fallire una tipografia, un bar, una sartoria? E allora può fallire una squadra di calcio, anzi un' azienda, come amano dire gli inventori del nuovo calcio. Non sarà solo a Firenze che si raccoglieranno i cocci, con una stretta al cuore.

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