Di Redazione.
Ne hanno fatto una battaglia simbolo, e l'hanno perduta. Cade Milano nelle "mani" del centrosinistra, e dopo il crollo del bastione di Forza Italia diventa molto pesante per Berlusconi il bilancio finale delle amministrative. Si aprono già le polemiche interne con la Lega per la sconfitta di Ombretta Colli, non gradita al partito di Bossi, mentre si esulta nel centrosinistra per lo schiaffo subito dalla Cdl nella "culla" del berlusconismo. Fassino è entusiasta, "Berlusconi ha perso in casa, il successo di Filippo Penati è straordinario". Il centrodestra, annuncia il leader ds, "non rappresenta più la maggioranza degli italiani: si era già visto al primo turno, adesso è arrivata la conferma". Bertinotti, sull'onda dei risultati, torna a chiedere elezioni anticipate per cacciare il centrodestra. E va all'attacco anche l'Udc, "la sconfitta di Milano è il frutto dell'asse BossiTremonti" accusa Luca Volontè. La verifica di governo, in questa clima, si rifà incandescente. Nel secondo turno del ballottaggio, l'opposizione conquista 14 amministrazioni provinciali contro 8 della maggioranza. In totale, compreso il primo turno, risultato secco: 52 a 11. Il centrosinistra riconquista largamente il comune di Firenze con il sindaco Leonardo Domenici, e strappa al centrodestra sei amministrazioni provinciali e due comunali, dal nord al sud. Con risultati clamorosi ancora dal punto di vista simbolico: il centrosinistra conquista il comune di Bergamo, enclave leghista per eccellenza, dove peraltro era scattato in extremis l'apparentamento fra il Carroccio e Forza Italia. Alla Provincia di Bergamo invece resta il candidato forzista (e qui niente accordo con i leghisti). Ma i candidati dell'opposizione conquistano molte città anche nel sud. Al comune di Foggia il centrosinistra vince con il 59 per cento. Strappate al centrodestra le province di Chieti, dell'Aquila, di Macerata e Brindisi. Il centrodestra invece si conferma a Catanzaro e Isernia. Un quadro, questo del sud, accolto con grande soddisfazione dai leader del centrosinistra, con le truppe di Berlusconi che finiscono in minoranza proprio là dove avevano raccolto i consensi più forti. Ma in tutto il paese, spiega il capogruppo della Margherita Castagnetti, il centrosinistra governa ormai il sessanta per cento degli enti locali. Ridisegnata la geografia politica del paese, esulta dunque l'opposizione. Il centrodestra minimizza: "A Milano - accusa il coordinatore di An La Russa - ha pesato l'astensionismo della Lega. Ma i ballottaggi non aggiungono nulla di nuovo. La Casa della Libertà resta maggioranza, come confermato dal voto delle europee". E Cicchitto, coordinatore forzista, aggiunge che "chi parla di elezioni anticipate pronuncia parole in libertà: il governo tiene in modo indiscutibile". Al nord, la Cdl riconquista Arezzo, che pure al primo turno era sul filo, e dopo un lungo testa a testa fra Casarin e Frigo si riprende anche la provincia di Padova. Al centrosinistra invece una provincia, quella di Piacenza, che era diventata un altro luogosimbolo nel corso della campagna elettorale: il presidente uscente della Margherita, Squeri, si era pronunciato infatti a favore del candidato forzista, accusando il suo partito di subalternità nei confronti di Rifondazione comunista. Nonostante ciò, il centrosinistra la spunta. Tiene dunque perfino nelle situazioni più complicate lo schema di accordo che, adesso, sul piano nazionale, diventerà praticamente blindato: quando tutte le forze dell'opposizione, dal listone ai partiti minori a Rifondazione, viaggiano insieme, il centrodestra si ritrova al tappeto. Alleanza che permette anche di strappare la provincia di Verbano e di riprendere Belluno. Ma è dalla sconfitta subita a Milano, come dice l'eurodeputato Pierluigi Bersani, che comincia la fine del berlusconismo, "il mito del bravo imprenditore non funziona più, per governare ci vuole serietà". Nella sede del comitato elettorale di Filippo Penati, militanti e cittadini in festa, con confetto rossi beneauguranti. Perché la provincia di Milano, come sostiene il capogruppo del Pdci Marco Rizzo, vale per il centrodestra quanto valeva Bologna per il centrosinistra. Questo governo, concorda, "non ha più la maggioranza nel paese e neanche nei luoghi dove è più radicato", è un risultato "frutto della disarticolazione della maggioranza che non riesce più a tenere il passo tra gli elettori".
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