Di Giancesare Flesca.
All’inizio della campagna presidenziale che da qui a undici mesi porterà un nuovo inquilino alla Casa Bianca non c’erano molte certezze. In campo democratico, però, era più che scontata la nomination di Hillary Clinton (NELLA FOTO IN ALTO), front runner del partito e molto probabilmente prima donna presidente d’America. Fra i repubblicani regnava un altro dogma: Donald Trump è solo un fenomeno mediatico, prima o poi si sgonfierà e il candidato alla presidenza dell’elefantino sarà certamente un altro. Del fenomeno Trump abbiamo già parlato e parleremo molto anche in futuro. La domanda che oggi si impone è un’altra: perché la Clinton cede il passo a un vecchio senatore squattrinato del Vermont, che ha il coraggio - in passato si sarebbe detto l’incoscienza - di proclamarsi “socialista”? È una crisi di consenso momentanea o un fattore di rischio che l’accompagnerà lungo tutta la gara per la nomination democratica? Brillante avvocato dell’Arkansas, moglie tollerante di un marito strasimpatico agli americani, che ora compare al suo fianco, profondamente radicata nel sistema gerarchico del partito e della società, oppositrice sfortunata di Obama nel 2008 e poi segretaria di Stato del Presidente, senatrice dello Stato di New York, instancabile raccoglitrice di fondi per le sue campagne, nessuno poteva dubitare che avrebbe brillato come una stella durante tutta la marcia verso la Casa Bianca. In più, rassicurante per quello che Ike Eisenhower definì «l’apparato militar-industriale» degli Stati Uniti, sostenuta a cuore aperto dal Washington Post e dal New York Times e soprattutto donna, donna di successo da ammirare e imitare, una specie di “american dream” al femminile certamente non dimentica di un suo remoto passato addirittura femminista. E allora? Che succede signora? Si diceva: donna, le donne voteranno per lei. Finora non è andata così. Tutte le elettrici giovani del caucus dello Iowa e delle primarie del New Hampshire hanno votato con determinazione per Bernie Sanders, quel vecchietto con l’aria un po’ così su cui nessuno avrebbe puntato un centesimo. Non solo le donne giovani. Anche i ragazzi, gli under 35, le hanno voltato le spalle riversando le loro preferenze su Sanders. Allora? Allora lasciamo parlare i fatti, almeno qualche fatto volgarmente aritmetico. Durante i 14 anni alla Casa Bianca lei e suo marito hanno portato a casa 139 milioni di dollari, quattrini che non trovano riscontro nell’appannaggio del Commander in Chief. Più che alle mutazioni del partito e dell’elettorato, Hillary badava al quattrino. Recentemente ha incassato 675mila dollari per tre conferenze sponsorizzate dalla Goldman Sachs, una delle banche che ha determinato la catastrofe del 2008. Chi si è formato negli anni della recessione, e chi ha dovuto crescere i figli senza arrivare alla fine del mese, non ha accolto benissimo con gioia tali performance. Nell’America felix si è via via insinuato il virus del socialismo, sotto varie forme: da “occupy Wall Street” alle incursioni contro le Università più prestigiose, il cui costo le rende inaccessibili al ceto medio. Il ceto medio, come è accaduto in tutto il mondo, si è depauperato, ha maturato un forte risentimento nei confronti dei padroni del vapore che ha sfiorato o anche lo stesso Obama. Gran parte dei cittadini ha realizzato che Wall Street ha «spennato l’America» e nessun potente ha pagato. Così, il nocciolo duro e rurale del sogno americano si è polarizzato su un personaggio come Trump perché lui ha promesso di rinverdirlo. Gli abitanti bianchi delle città, quelli dei ghetti neri o ispanici hanno finora scelto di voltare le spalle all’utopia fondante dell’America. Hillary, alle prese con la costruzione dell’immagine della donna perfetta, di «quella giusta», con i suoi dibattiti televisivi dove quasi sempre ha avuto la meglio,con la gestione politically correct perfino della nipotina, si è ritrovata fuori sintonia con la propria gente. Non ha empatizzato con i cittadini, e non si è mostrata una grande oratrice. Questo non vuol dire che sarà sconfitta nella corsa alla presidenza. Ovunque nel mondo l’antipolitica si è prima o poi sgonfiata. Resta da vedere se in America si sgonfierà prima della scelta dei candidati alla Casa Bianca oppure dopo, quando sarebbe troppo tardi. E non solo per mrs. Clinton.
(Da "La Nuova Sardegna")
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