venerdì 12 febbraio 2016

MA L'ITALIA NON E' MICA AMAZON (12/02/2016)

Di Fabio Chiusi.
Era dunque la nomina di Diego Piacentini (NELLA FOTO IN ALTO) a commissario per il digitale il colpo più volte annunciato da Matteo Renzi. E di colpo si tratta: il manager, già ai vertici di Apple, lascia per due anni Amazon - di cui era vicepresidente - e si mette al servizio del Paese, per giunta a titolo gratuito. Bene, soprattutto se si pensa che l’altra nomina, quella che aveva fatto discutere nelle scorse settimane e, che secondo indiscrezioni, dovrebbe giungere entro un mese o mai più, riguardava l’amico e fedelissimo Marco Carrai. Un imprenditore dalle mille occupazioni, e che tuttavia non mostra nel curriculum competenze adeguate per dirigere la cybersicurezza italiana. Eppure non ci sono solo le felicitazioni per il know how e l’esperienza maturata sul campo dal manager bocconiano: l’Italia, del resto, non è la Bocconi né Amazon. E non è nemmeno una “startup” - “la più bella del mondo”, nei desideri del presidente del Consiglio. Fallire sul digitale, in un Paese che soffre di gravi ed endemici ritardi nell’accesso a internet come nell’alfabetizzazione alla rete, non è più ammissibile; le startup, invece, hanno tutto il diritto di fallire. Soprattutto, Renzi manifesta da sempre una eccessiva sudditanza rispetto al modello di innovazione rappresentato dalla Silicon Valley, la culla dei colossi web che regolano le nostre vite quotidiane. «Apple e Google sono dei miti», disse quando si cominciò a parlare di tassare, finalmente per davvero, i profitti generati in Italia. «San Francisco è una capitale del futuro», aggiunse proprio in occasione della visita nella Valley, a settembre 2014, «mentre in Italia restano troppe capitali del passato». Ora è un “tecnico” di Amazon a guidarne lo sviluppo. Insomma, se la parola d’ordine della sua intera presidenza è “futuro” - un tempo di cui “innamorarsi” - non si può non chiedersi per quale motivo il nostro Paese debba intenderlo solo ed esclusivamente nel modo in cui lo intendono Google, Facebook, Apple e Amazon. Soggetti che forniscono sì ottimi servizi e prodotti tecnologici, ma che insieme rappresentano anche e soprattutto nuove e preoccupanti forme di concentrazione di potere e influenza politica. Propaganda, lobbying, manipolazioni algoritmiche del consenso, distruzione o abuso del lavoro: sono solo alcuni dei problemi su cui la comunità accademica e intellettuale si interroga oramai da anni. Per evitare che la rete produca ulteriori disuguaglianze economiche e discriminazioni sociali, come invece sta già accadendo. Ma soprattutto per mettere in questione l’ideologia di fondo che emana da questi colossi, in ogni comunicato aziendale o iniziativa benefica, che si basa essenzialmente su una sempre maggiore resa del pubblico ai loro servizi privati - che si tratti di usare Uber per il trasporto pubblico, come a Boston, o Facebook per dare una parvenza di internet a chi non ce l’ha, come in 38 Paesi al mondo. Lo scienziato politico Evgeny Morozov lo scrive chiaramente ne “I signori del silicio”, edito da Codice: «Proprio come la Silicon Valley ha un futuro solo all’interno del capitalismo contemporaneo - vi si legge - il capitalismo contemporaneo ha un futuro solo all’interno della Silicon Valley». In un mondo in cui leader imprenditoriali come Jeff Bezos e Tim Cook vengono ricevuti con gli onori un tempo riservato ai capi di Stato, non è prematuro chiedersi che verrà da questo intrecciarsi di colossi multimilionari, politica priva di idee e progettualità, e cittadini-consumatori che non capiscono nemmeno più bene se ubbidire e fidarsi più del produttore del proprio telefonino o di chi ne raccoglie le tasse. Fino alla domanda ultima di Morozov: «perché mai preoccuparsi di mantenere in vita un qualsiasi tipo di Stato, se la Silicon Valley può magicamente fornire da sé i servizi di base, dall’educazione alla salute?».

(Da "La Nuova Sardegna")

Nessun commento:

Posta un commento

Qualsiasi commento anonimo o riportante link NON sarà pubblicato

Any anonymous or linked comments will NOT be published