sabato 13 febbraio 2016

UOMO GIUSTO O FORREST GUMP? (10/01/2005)

Di Alberto Brandi.

Tra i grandi enigmi contemporanei, nel calcio ce n'è uno di difficile soluzione: qual è il vero valore di Roberto Mancini? E' un genio della panchina, un modesto mestierante o una semplice via di mezzo? La sua Inter raccoglie più o meno di quello che dovrebbe con l'organico che ha a disposizione? Andiamo con ordine. Quattro mesi fa, ai nastri di partenza, i nerazzurri erano tra i favoriti. Vicinissimi a metà campionato, si trovano invece al quarto posto, quello conquistato a fatica l'ultimo anno. Nessuno, in serie A, ha un attacco che viaggia alla media di quasi 2 gol a partita, ma per trovare una difesa così perforata bisogna spulciare nelle zone basse della classifica. Anche contro la Sampdoria la squadra dimostra tutta la fragilità della sua retroguardia. E il fatto che in entrambi i gol ci sia Emre in affannosa rincorsa sugli avversari testimonia che sulla fase difensiva c'è ancora molto da lavorare. Il turco viene chiamato a presidiare la zona destra di centrocampo e nel primo tempo Tonetto fa quello che vuole fino al gol del vantaggio. Mancini si lamenta dell'assenza di Van der Meyde, ma le alternative a Emre, in quella posizione, c'erano. A cominciare da Ze Maria. Sulle scelte iniziali, Mancini spesso va in tilt. La sua eccessiva pretattica, con alcuni giocatori che sanno solo un paio di ore prima del calcio d'inizio quale sarà il loro destino, a volte sa di insicurezza. Ma l'allenatore jesino ha qualche innegabile pregio. Torniamo ai numeri: l'Inter è ancora imbattuta in questa stagione. In 18 partite di campionato, 8 in Europa, una in Coppa Italia, nessuno è ancora riuscito a superare i nerazzurri. E' un dato così definito che non può essere frutto del caso o della fortuna. Andando a San Siro, da interisti si soffre sempre. Come dice Tronchetti Provera, l'ansia c'è "sin dai tempi di Skoglund e Lorenzi". Certo è che a differenza degli ultimi anni, spesso l'angoscia lascia spazio al divertimento. La squadra non si arrende mai, se è vero che con i 3 infilati alla Samp sono ben 10 i gol segnati negli ultimi 10 minuti. La vitalità non si esaurisce neppure nelle condizioni più disperate e non può essere figlia del destino: se le partite finissero all'80', l'Inter avrebbe già perso con Sampdoria, Juventus, Cagliari, Parma. Altro che imbattibilità. Qualche critico non mancherà di sottolineare che nelle ultime partite Mancini ha pescato i jolly dalla panchina. Ma se è vero che a Livorno il sacrificio di Materazzi per un Mihajlovic in condizioni fisiche precarie sapeva di sacrilegio, diventa difficile contestare la scelta dell'impiego part-time di Martins e Recoba contro la Samp. Che Adriano sia nel periodo più difficile della stagione è chiaro, ma in quanti si sarebbero presi la responsabilità di tenerlo in panchina? Forse mai come quest'anno, l'Inter ha in allenatore che a volte fa scelte coraggiose. Vengono in mente gli esili di Toldo, Materazzi e Recoba. Ma da tutti e tre ha poi trovato le giuste risposte in campo. Come sono arrivate da tempo quelle di Vieri, giocatore che tutti davano per finito e che deve invece alla cura-Mancini la sua rinascita. Tra pro e contro è difficile dare un giudizio netto e definitivo sull'allenatore nerazzurro. Sarà decisiva la seconda parte della stagione, soprattutto nella parte europea, dove per le loro caratteristiche i nerazzurri possono fare molto strada. Mancini non sarà il nuovo Herrera, ma studia comunque da mago. Anche perché solo con una bacchetta magica si poteva battere la Samp segnando 3 gol in meno di 6 minuti.

(Da "Controcampo")

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