giovedì 29 dicembre 2022

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II NELLA SANTA MESSA PER I MALATI NELLA BASILICA VATICANA (11/02/1988)

Di Redazione.

“Non ci sarà più morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate” (Ap 21, 4). La visione di speranza aperta da queste parole, carissimi fratelli e sorelle, s’inserisce nel quadro più vasto della grandiosa profezia dell’Apocalisse, che abbiamo appena letto, circa il futuro rinnovamento dell’universo nella pienezza finale del Regno di Dio, al momento del ritorno glorioso di Cristo. In questa “nuova terra” e sotto questo “nuovo cielo”, il “mare”, dice il testo, sarà scomparso. Il “mare”, nel linguaggio biblico, sta a significare l’insieme di tutto ciò che si oppone a Dio e che non si lascia plasmare dalla sua azione benefica. Ebbene, anche tutto questo “insieme” sarà espulso dal nuovo mondo dei figli di Dio, liberati dalla morte, dal peccato e da ogni forma di male. Giovanni ci dà anche la visione di una “nuova Gerusalemme” che non è frutto dello sforzo umano, ma che “scende dal cielo” che è, cioè, dono di Dio. E questa “Gerusalemme” - la comunità ecclesiale dei risorti - è rappresentata da una misteriosa figura femminile, una “sposa”. Essa è “dimora di Dio con gli uomini” (Ap 21, 3). In questa figura femminile è adombrata Maria Santissima, la “donna nuova” - come abbiamo cantato nel versetto alleluiatico -, vera “dimora di Dio con gli uomini”, perché da lei “è nato l’uomo nuovo, Gesù Cristo”. Oggi ricordiamo, cari fratelli e sorelle, una significativa presenza di questa donna nuova nella nostra storia. Celebriamo la memoria liturgica della prima apparizione della beata Vergine Maria a Bernardette Soubirous nella grotta di CONTINUA A LEGGERE QUI

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