Di Redazione.
Gerda e Kristoffer vivono a Copenhagen, sono sposati da quarant'anni e hanno una bellissima figlia di nome Charlotte, di cui sono orgogliosi. È proprio Charlotte a regalare ai genitori un viaggio a Roma: quale luogo migliore della città dell'amore per festeggiare il loro quarantesimo anniversario? I due partono così in aereo, con disappunto di Gerda che avrebbe preferito viaggiare in treno, e raggiungono la città eterna. Per Kristoffer è la prima volta nella capitale italiana, mentre sua moglie vi ha trascorso gli anni dell'università, quando studiava storia dell'arte. Giunti a destinazione Kristoffer si addormenta in albergo, Gerda esce da sola per esplorare la città. Passeggiando per le vie di Roma, riemergono i ricordi del passato.
La capitale italiana è stata la cornice di moltissimi film entrati nella storia del cinema e i protagonisti di When in Rome sembrano esserne consapevoli. In una buffa discussione con il receptionist dell'albergo in cui alloggia con la moglie, Kristoffer ammette di adorare il film Vacanze romane, di cui rammenta l'iconica scena girata di fronte alla Bocca della verità. Con il suo attore preferito Gregory Peck, Kristoffer condivide uno sguardo furbo e una fisicità longilinea, e come lui sta per intraprendere un viaggio turbolento che lo porterà a migliorare sé stesso in nome dell'amore. Sua moglie Gerda, invece, come una novella Audrey Hepburn non vede l'ora di perdersi fra le strade della città, che qui diviene simbolo della nostalgia dei tempi passati, immagine di futuri possibili, di sogni infranti e amori giovanili. Dopo quarant'anni di matrimonio, agli occhi di Gerda e Kristoffer i luoghi di Roma diventano lo strumento per portare in superficie sentimenti e segreti ancora nascosti, pur dopo tanti anni di relazione. Una relazione matura, imperfetta e autentica, resa credibile dalle ottime interpretazioni delle star del cinema danese Bodil Jørgensen e Kristian Halken. I dialoghi forsennati, arguti e spontanei tra i due protagonisti raccontano una coppia di vecchia data, uno di quei rapporti in cui la confidenza si è fatta strada nel corso degli anni, in cui ci si conosce bene e la consapevolezza dei difetti e dei pregi dell'altro è diventata ormai una realtà quotidiana, dolce e allo stesso tempo amara. Le interazioni fra Gerda e Kristoffer, buffe ma realistiche, si inseriscono in un contesto affascinante ed enigmatico, di cui non vediamo l'ora di scoprire di più. Come mai gli occhi di Gerda sono coperti da un velo di tristezza? Quali sensazioni e quali verità nasconde la città di Roma, teatro degli eventi del suo passato da studentessa? Mescolando comicità e mistero, la prima parte del film dosa sapientemente dialoghi frenetici e momenti più lenti e riflessivi, in cui si avverte una tensione latente pronta a esplodere da un momento all'altro. L'ampio utilizzo della macchina a mano comunica infatti le turbolenze emotive e la sensazione di instabilità cui sono soggetti i personaggi. Quello che accade è opaco, ambiguo, e non sappiamo che cosa pensare nemmeno dell'affascinante Joannes - un bravissimo Rolf Lassgård - che prima ci pare sincero, e poi chissà.
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