mercoledì 8 gennaio 2025

RINO TOMMASI "E' UNA PIAZZA DA A IL VERONA TORNA A CASA SUA" (15/05/2013)

Di Redazione.


Un tifoso speciale. Da sempre. Rino Tommasi (NELLA FOTO IN ALTO) ama l'Hellas come pochi. «Non c'è stata partita, appena finita, in cui non abbia chiamato a casa per chiedere il risultato del Verona. Ovunque mi trovassi, anche da Las Vegas o dall'Australia», raccontava questo pomeriggio dal Circolo Tennis di Roma, dove probabilmente vedrà anche la gara con l'Empoli. Una vita a soffrire e gioire per l'Hellas, dai tempi delle scuole elementari di Sant'Eufemia e dalla sua casa di via Adua a due passi da Corso Portoni Borsari fino ad oggi che gli anni sono diventati settantanove. Non c'è bisogno dei numeri e delle statistiche che l'hanno reso celebre per certificare una verità per lui già scritta.  Non serve neanche il suo “personalissimo cartellino”, espressione diventata quasi d'uso comune a sigillare le convinzioni di Tommasi dopo un incontro di boxe e prima del verdetto. Quando diceva che i giudici avevano due possibilità: o sbagliare o essere d'accordo con lui. «La Serie A? Ormai la do per scontata, anche a voler essere scientifici il calcolo delle probabilità è molto favorevole. Stavolta sono tranquillo, ho smesso di preoccuparmi sabato pomeriggio dopo la vittoria con la Juve Stabia. È stato quello il momento decisivo». 

Tommasi era a Londra a seguire Wimbledon quando il Verona gli regalò la salvezza di Reggio Calabria con la prodezza di Michele Cossato nel 2001. «Negli ultimi dieci minuti avrò telefonato in Italia almeno dieci volte», ricorda ora, sempre più fiero di colori che non ha mai dimenticato.  «Ero a Pescara, l'anno della Serie B sfumata ai playoff. Fu una pena indicibile. Sono stati un inferno questi anni. Ne sono passati troppi dall'ultima Serie A. Siamo stati persino ultimi in Serie C, ma per fortuna quei tempi sono passati. Mi hanno chiamato in tanti da Verona, mi hanno parlato di uno stadio che si sta riempiendo ogni giorno di più. Sono orgoglioso del risultato che la squadra sta raggiungendo e di come la città sta reagendo. Io ricordo ancora gli anni dello scudetto, fu bellissimo vivere il due a zero alla Juventus ed il gol senza scarpa di Elkjaer. Anche se il mio Verona nasce molto prima, comincia dal vecchio Bentegodi e dai campionati '41-'42 e '42-43 in cui si era in Serie C, gli ultimi prima della retrocessione con Ventura. La prima in assoluto? Fu un Verona-Mantova del 17 gennaio del '43, risultato 1-0 grazie ad un rigore di Giulio Pellicari, per me ancora oggi il miglior tiratore che abbia mai visto all'opera. Non sbagliava mai. Tante volte mi sistemavo dietro la porta, a volte il pallone dopo un gol del Verona quasi mi è finito in faccia tanto ero vicino alla rete». 

Come sempre Tommasi passa avanti, va oltre sabato. Anche se la prudenza e la scaramanzia imporrebbero di andarci cauti. Con lui non si può.  «Il calcio italiano ha bisogno di una società come il Verona, storicamente una delle piazze più interessanti che abbiano mai giocato in Serie A. È un bene per tutti, anche per le televisioni. Il suo peso specifico è fuori discussione. Mancava un marchio così, era importante tornasse in alto. Anche se undici anni sono stati tanti, un'eternità. Non so in questo momento dove il Verona possa collocarsi in un ipotetico campionato, molto dipenderà da come inizierà la stagione. Mi piace anche l'idea di due squadre in Serie A, purtroppo all'epoca durò un anno solo per quell'incredibile retrocessione. Ma adesso siamo di nuovo nel posto che più ci compete, finalmente».

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