Di Giampaolo Carboni.
E’ morto in disparte, così come in disparte aveva vissuto gli ultimi decenni della propria esistenza,pur continuando fino all’ultimo a lavorare a una Tosca di Gigi Magni. Solo alcuni giorni dopo il decesso si è saputo dalla moglie Maria Paola, alcuni giorni della scomparsa, che Armando Trovajoli (NELLA FOTO) non c’è più. Aveva 95 anni ed era uno dei cavalli di razza nella storia della musica popolare del Novecento portata via dal grande vento della smemoratezza collettiva. Romano de Roma, internazionale nel piglio e nella formazione, era un artista che non amava gli steccati: soltanto nel 2010 aveva collaborato all’ultimo disco di Renato Zero. Prediligeva però l’ampio respiro della composizione, era così amato che le musiche da film più significative della commedia all’italiana fra i ‘50 e i ‘70 portano la sua firma. Fu autore di più di 300 colonne sonore, ma anche e di alcune delle musiche più rilevanti del teatro leggero italiano: aveva composto nel ‘61 il «Rugantino», una delle più celebri commedie teatrali, con la ditta Garinei&Giovannini e Pasquale Festa Campanile. Dentro c’era un gioiellino che ancora riempie l’immaginario della Capitale: «Roma nun fa la stupida stasera» fu cantata da Lea Massari e Nino Manfredi, e la produzione fu in seguito ripresa da varie coppie, negli ‘80 da Enrico Montesano e Alida Chelli e ancora nel ‘98 da Mastandrea-Sabrina Ferilli. «Roma nun fa la stupida» è un inno romantico alla bellezza di Roma, che si accompagna ad altre opere (sempre con Garinei&Giovannini) che hanno lasciato il segno: nel ‘66 le musiche di «Ciao Rudy» con Marcello Mastroianni, dedicata alla vita di Rodolfo Valentino, nel ‘74 la colonna sonora di «Aggiungi un posto a tavola» con Johnny Dorelli, altra pièce ampiamente ripresa in seguito. La storia artistica di Trovajoli comincia negli Anni Trenta con lo studio del violino, e infine con un diploma a Santa Cecilia conseguito dopo la guerra, dopo una ruspante militanza nel jazz che portò il maestro a collaborare sui palchi con alcuni dei giganti del genere, da Duke Ellington a Miles Davis, da Django Reinhardt a Chet Baker; in Italia suonò a lungo con il grande Gorni Kramer, ma la passione per la composizione finì per catturarlo completamente. Il cinema gli deve davvero moltissimo: sue le colonne sonore di «Riso Amaro» con Silvana Mangano nel ‘49, «La Ciociara» di De Sica che nel ‘60 valse l’Oscar a Sophia Loren, «I Mostri» di Dino Risi nel ‘63, «Matrimonio all’italiana» ancora di De Sica nel ‘64, «Casanova ‘70» di Monicelli nel ‘65, almeno ancora «Una giornata particolare» di Scola nel ‘77. Spesso, partendo dal cinema, finirono per avere grande rilievo canzoni sue di varia umanità, come la divertente «El Negro Zumbon», da «Anna» di Lattuada, suo primo cimento con la musica per il cinema: cantata nel 1951 da Flo Sandon’s in una scena dove ballava Silvana Mangano, divenne un successo internazionale, e così pure «Tu che me ‘mparato a ffa», incisa dalla Loren nel 1956. Nei Cinquanta fu pure direttore d’orchestra al Festival di Sanremo, in due edizioni. Ma non era questa la sua strada. Il cinema, in quel periodo, catturò completamente la vita di Armando Trovajoli. Nel 1962 sposò Anna Maria Pierangeli, leggendaria e infelice attrice italiana che viveva in America, dalla quale ebbe il figlio Howard Andrea; al divorzio, nel 1968, seguì un secondo matrimonio con Maria Paola, madre del suo secondo figlio Giorgio, che gli è stata vicino fino alla fine.
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