Di Giovanni Bua.
Almeno cinquecento ettari finiti in cenere. Di vigne e serre, casette di campagna, boschi secolari e pascoli. E le fiamme che sono arrivate a lambire la periferia di Olzai e Ollolai, distruggendo tutto quello che trovavano sul loro cammino. Compresi i pascoli intorno all’azienda gioiello di Giovanni Agostino Curreli, famosa per la sua produzione di fiore sardo dop e pecorino al caglio per vegetariani. Centinaia di olzaesi hanno assistito impotenti alla scena che avveniva ai loro piedi, nella valle di Sa Pala Mala: Curreli e il figlio che miracolosamente riuscivano a portare in salvo le bestie mentre le fiamme lambivano stalle e caseificio. Fotogrammi di terrore di una giornata da incubo. Iniziata poco dopo mezzogiorno, con il fuoco (chiaramente di origine dolosa) che parte in contemporanea da tre punti: a Domallai e Agasti (nei terreni dell’ex cantiere forestale della Marsilva) e nella montagna di Laro. Il vento è forte e la valle ai piedi di Olzai forma una sorta di canalone dove la corrente spira impetuosa alimentando le fiamme. In poco più di un’ora l’incendio allarga a dismisura il suo fronte, raggiunge le fertili campagne di Durulea, sfiora alcune coltivazioni in serra e poi si getta impetuoso tra gli alberi del cantiere comunale di Gulana, inghiottendoli. Poi tocca ai vigneti di Ozzighiri. Arrivano due canadair, che fortunatamente possono fare una veloce spola dai vicini bacini artificiali di Gusana e Cucchinadorza. Insieme a loro un elitanker, 5 elicotteri, autobotti del corpo forestale, vigili del fuoco e barracelli, decine e decine di pastori e volontari. Nulla da fare, nel primo pomeriggio, le fiamme hanno già superato agevolmente la strada provinciale Olzai–Teti , passando vicino al ponte di Ozzidai, e in pochi minuti hanno letteralmente divorato i boschi secolari a Sa Pala Mala, fino a Monte Guzzoni, per poi allargarsi al territorio comunale di Ollolai. La preoccupazione principale è tenere l’incendio lontano dai paesi, soprattutto da Olzai. Anche perché poco prima delle 17 l’incendio raggiunge la periferia. La coltre di fumo oscura il sole. E tutti si riversano in strada a dare una mano, o ad assistere impotenti allo sfacelo. In cenere finiscono i vicini vigneti nelle campagne di Sorreddu, a pochi passi dal rione Elisea. Le fiamme lambiscono il cimitero, ma vengono tenute sotto controllo e, nonostante il vento le riattizzi improvvisamente, il paese è salvo. Tutti rimangono però in strada ad assistere alla furia di fiamme che da almeno 15 anni non si vedevano così alte. E che impegneranno le squadre per tutta la notte. Impossibile al momento fare una stima dei danni. Una cosa è però certa: oltre cinquecento ettari sono già finiti in cenere. Con boschi di lecci e querce secolari di inestimabile pregio, fertili vigne e piccole aziende gioiello. Una mazzata da cui sarà difficile rialzarsi. Una sfregio che sarà impossibile perdonare.
(Da "La Nuova Sardegna")
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