Da "La Nuova Sardegna".
La Commissione parlamentare che indaga sul disastro della Moby Prince, continua a portare avanti la raccolta di informazioni. L’obiettivo è fare chiarezza su una vicenda che resta avvolta nel mistero a distanza di 25 anni. Un disastro in cui morirono 140 persone. La commissione ha sentito i giornalisti Piero Mannironi, della Nuova Sardegna, e Alberto Testa, dell’Unione Sarda. Cronisti che hanno seguito in prima linea la vicenda e le indagini. «Il contributo e le inchieste della stampa che seguirono da vicino la tragedia del Moby Prince – spiega il presidente della Commissione, il senatore Pd Silvio Lai – ci consentono di acquisire aspetti ed elementi che sono preziosi per il lavoro di una Commissione d'inchiesta. L’audizione con i cronisti della Nuova e dell’Unione, Piero Mannironi e Alberto Testa, ha evidenziato aspetti di interesse. Saranno di grande utilità per proseguire il nostro complesso lavoro. Lai ha messo in evidenza il lavoro certosino di ricostruzione dei fatti da parte di Mannironi e Testa che si sono occupati della vicenda in due momenti diversi. Per Mannironi è avvenuto a partire dal 2006 in poi, dopo la richiesta di riapertura dell’inchiesta formulata da alcuni parenti delle vittime. «Quando iniziai a valutare il caso studiai tutte le carte e cominciai ad analizzarle, con un approccio emotivo meno coinvolto dall’immediatezza della tragedia». Il giornalista della Nuova ha evidenziato tutti quegli aspetti che rimangono ancora inspiegabili e meritevoli di approfondimento. Come la voce in lingua inglese che alle 22,20 sul canale radio 16 richiama l’arrivo del traghetto, come se questo si stesse avviando verso una situazione di pericolo. E poi i misteri legati al cono d’ombra dei radar, la presenza di un elicottero abilitato al volo notturno solo pochissimi minuti dopo la collisione. E ancora le autorità statunitensi che in un primo momento parlano di tre navi militarizzate alla fonda, diventate poi 5 undici anni dopo nella testimonianza del capitano di vascello. E infine la scomparsa della scatola nera. «Aspettavo questo momento da 21 anni, come i familiari delle vittime», ha detto Alberto Testa introducendo la sua audizione. Nelle sue parole l’accuratezza di un’inchiesta fatta anche grazie a tantissimi contributi esterni. Documenti riservati, inviati alla sua attenzione, come il rapporto sui soccorsi che parla di un coordinamento efficace solo dalle 5 del mattino in poi, parecchie ore dopo l’incidente. Anche nella sua audizione emergono i tanti misteri che ancora avvolgono quanto accaduto non solo il giorno del disastro ma anche nei momenti successivi. Come la sparizione di diverse prove. «Possibile che non siano state aperte inchieste in merito?» si chiede il giornalista che ha consegnato ai commissari una corposa documentazione fatta di fotografie, articoli di giornale, lettere riservate, che potrà essere ulteriormente analizzata. «Voglio ringraziare i due cronisti – dice Lai –. Il loro è stato un contributo preziosissimo».
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