mercoledì 8 gennaio 2025

LA MORTE DI GIULIO RINALDI (17/07/2011)

Di Redazione.


E' morto nella giornata odierna ad Anzio, dove era nato il 13 febbraio 1935, Giulio Rinaldi (NELLA FOTO IN ALTO), mediomassimo, uno dei pugili più popolari ed amati degli anni sessanta. Sono passate alla storia le due sfide con Archie Moore, la prima vinta a Roma nel 1960 senza titolo in palio, la seconda a New York il 10 giugno 1961 e valevole per il titolo mondiale, persa ai punti con un verdetto che Giulio accettò ma faticò a digerire. E' stato anche campione italiano ed europeo, dopo il ritiro nel 1970 ebbe perfino qualche particina al cinema. Malato di Alzheimer, per lui si mobilitò il mondo del pugilato italiano per l' assegnazione del vitalizio Onesti. Rino Tommasi è stato l' organizzatore che ne ha seguito i momenti più esaltanti della carriera e dice "Giulio Rinaldi non è stato il miglior pugile italiano di tutti i tempi, ma è stato certamente la più grande vedette che la nostra boxe abbia mai avuto. Non è una frase suggerita dalla dolorosa circostanza della morte, ma è una frase che ho scritto e pronunciato più volte e che sottoscrivo senza esitazioni. Il pugilato italiano ha avuto grandi campioni. Bruno Arcari, Nino Benvenuti, Duilio Loi, citati in un discutibile e personale ordine, sono stati i migliori ma se si vuole dare al termine di «vedette» il suo vero significato, bisogna ricordare che Giulio Rinaldi ha inaugurato il Palazzo dello Sport di Roma il 4 giugno 1960 portando al botteghino quindicimila duecento cinquantacinque spettatori in un periodo in cui la boxe non era uscita dalle dimensioni del più piccolo Palazzetto di Viale Tiziano e solo occasionalmente aveva avuto, ma con meno spettatori e minore attenzione, l' onore dello Stadio Flaminio Mitri-Turpin, 1954 e dell' Olimpico D' Agata-Cohen, 1956. Esaurito Vedette nella mia personale terminologia è il pugile che riempie un Palazzo dello Sport senza l' aiuto di un avversario o di un titolo importante. Tra il gennaio ed il marzo del 1961 Rinaldi ha determinato l' esaurito al Palaeur in tre occasioni nell' arco di poche settimane, incontrando Sonny Ray, Freddie Mack e Sixto Rodriguez, tutti ottimi pugili ma non campioni di fama internazionale. Nel settembre 1962 per il campionato d' Europa dei mediomassimi tra Rinaldi e lo scozzese Chic Calderwood, ho esaurito i quindicimila biglietti disponibili dieci giorni prima dell' evento. Quando il 22 marzo 1963 Wayne Bethea, un peso massimo americano, mise k.o. Franco De Piccoli, il giorno dopo Rinaldi, con il suo manager Gigi Proietti, è venuto a trovarmi mentre giocavo una partita di calcio di un torneo amatoriale e tra il primo ed il secondo tempo mi ha detto, senza troppi preamboli. «se me dai cinque milioni ce faccio». Quando l' 8 marzo 1960 Rinaldi ha messo k.o. Santo Amonti in un incontro valevole per il titolo italiano, Giulio al microfono di Paolo Rosi ha dichiarato: «Quando ho visto che aveva gli occhi da pesce fracico ho capito di aver vinto». Rinaldi era un pescatore di Anzio e gli venne naturale, in quel momento, usare il dialetto ed il linguaggio del suo paese. Con Rinaldi non ho mai discusso un avversario, qualche volta la borsa com' era giusto e naturale. In questo senso era una vedette. Il declino di un campione è spesso ingiusto ma Rinaldi ha scritto pagine tra le più importanti nella storia della nostra boxe.

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