mercoledì 8 gennaio 2025

LA MORTE DI RINO TOMMASI (08/01/2025)

Di Redazione.


Si è spento a Roma all’età di novant'anni Rino Tommasi (NELLA FOTO IN ALTO), figura iconica del giornalismo sportivo italiano. Giornalista, conduttore televisivo e telecronista, Tommasi ha rappresentato una delle voci più autorevoli e appassionate nello scenario sportivo del nostro Paese, educando e ispirando due generazioni di appassionati. Conosciuto per il suo stile inconfondibile e la straordinaria competenza, Tommasi ha raccontato con maestria le emozioni di eventi sportivi memorabili, dal tennis al pugilato. La sua capacità di unire analisi tecnica e narrazione avvincente lo ha reso un punto di riferimento per colleghi e telespettatori. Nella sua lunga carriera, Tommasi ha saputo elevare il racconto sportivo, trasformandolo in un’occasione di approfondimento culturale e di intrattenimento di qualità. Oggi il mondo dello sport e del giornalismo perde una figura insostituibile, un gigante capace di lasciare un’eredità indelebile nel cuore di chi lo ha seguito e ammirato. 

Tommasi era nato a Verona il 23 marzo del 1934 e frequentò il liceo scientifico Rosetti di San Benedetto del Tronto, durante il periodo in cui il padre Virgilio (per tredici anni detentore del record italiano di salto in lungo; partecipò alle Olimpiadi nel 1924 e nel 1928, mentre lo zio Angelo partecipò alle Olimpiadi 1932 nella medesima disciplina) lavorava nella cittadina marchigiana e poi si laureò in Scienze politiche con una tesi sull'organizzazione internazionale dello sport. Svolse una discreta carriera tennistica. Dal 1951 al 1954 fu classificato in terza categoria e dal 1955 al 1972 in seconda categoria. Vinse quattro titoli di campione italiano universitario (per i quali lo stesso Tommasi affermò di averli vinti "a conferma del basso livello culturale dei migliori tennisti italiani") e due medaglie di bronzo ai Giochi mondiali studenteschi: nel 1955 a San Sebastián nel singolare e due anni dopo a Parigi nel doppio misto. Fu dapprima presidente del Comitato regionale del Lazio della Federazione Italiana Tennis quindi, nel 1966, membro della commissione tecnica.


Già nel 1947, Tommasi si vide pubblicare il primo articolo, sull'edizione marchigiana de Il Messaggero. Intraprese la carriera giornalistica a diciannove anni (nel 1953) nell'agenzia giornalistica Sportinformazioni, sotto la direzione di Luigi Ferrario. Successivamente passò a Tuttosport, quindi, nel 1965, iniziò a lavorare a La Gazzetta dello Sport, per la quale scriverà per più di quarant'anni. Collaborò anche con la Repubblica, Il Gazzettino di Venezia ed Il Mattino di Napoli. Nel 1968 venne nominato dall'allora Presidente della Lazio, l'imprenditore italoamericano Umberto Lenzini, come capo dell'ufficio stampa della società romana, ruolo che ricoprirà per un solo anno. Dal settembre 1970 pubblicò, per dieci anni circa, la rivista specialistica mensile Tennis Club. Curò anche una rubrica statistica per Calcio 2000 di Marino Bartoletti.


Dal 1959 al 1970, Rino Tommasi si dedicò all'organizzazione di incontri di pugilato, in particolare al Palazzo dello Sport di Roma con la sua Itos (Italiana Organizzazioni Sportive). In tale attività fu il più giovane organizzatore pugilistico del mondo. Impose inizialmente come vedette il mediomassimo Giulio Rinaldi, grazie al quale riuscì a riempire l'impianto olimpico anche senza avversari di richiamo. Il 4 giugno 1960, contro il modesto francese Germinal Ballarin, Rinaldi attirò una folla record di quindicimila duecento cinquantacinque spettatori. Tra il gennaio ed il marzo del 1961 Tommasi ottenne l'esaurito al Palaeur in altri tre match di Rinaldi con pugili minori nell'arco di poche settimane. Nel settembre 1962 per il campionato d'Europa dei mediomassimi tra lo stesso Rinaldi e lo scozzese Chic Calderwood, Tommasi ottienne il tutto esaurito dieci giorni prima dell'evento. Tommasi riuscì ad imporre anche l'olimpionico Franco De Piccoli tra i beniamini della piazza romana. Il 9 novembre 1962, al botteghino del Palazzo dello Sport, per il match tra De Piccoli ed il modesto John Riggins (in una riunione in cui combatté anche Bruno Visintin), furono venduti quattordicimila quattrocento due biglietti per un incasso di circa trenta milioni di lire. Grazie a Tommasi il Palazzo dello Sport di Roma scalzò la piazza di Milano nell'organizzazione dei match più importanti. A metà degli anni sessanta Tommasi riuscì ad organizzare al Palasport una serie di grandi incontri con in palio il titolo mondiale. Iniziò, in collaborazione con la Sis di Milano, allestendo il match Sandro Mazzinghi contro Fortunato Manca, per il titolo dei medi junior. Nel 1965 riuscì a convincere Pone Kingpetch a mettere in palio il titolo dei mosca contro Burruni. In dicembre allestì la rivincita tra Nino Benvenuti e Sandro Mazzinghi. Nel 1966 organizzò il match tra Hernández e Lopopolo per il mondiale dei welter junior e la prima difesa del milanese contro l'altro venezuelano Vicente Rivas. Non disdegnò di organizzare incontri mondiali anche allo Stadio San Paolo di Napoli, come quello tra Nino Benvenuti e Fraser Scott nel 1969. Il 22 novembre 1969, Tommasi organizzò a Roma, tra Nino Benvenuti e Luis Rodríguez, il match per il titolo mondiale dei pesi medi che venne trasmesso in diretta dalla Rai. L'incasso è di quasi novantacinque milioni di lire ma gli spettatori paganti furono solamente novemila seicento quattordici. Lasciò allora l'organizzazione di incontri di pugilato affermando che ormai "la boxe è finita", non potendo resistere di fronte all'assalto delle televisioni.


Tommasi divenne inoltre nel 1981 il primo direttore dei servizi sportivi della rete televisiva Canale 5 e dieci anni dopo fu il primo direttore dei servizi sportivi di Tele+. Negli anni ottanta fu ideatore e conduttore di La grande boxe, rotocalco televisivo a cadenza settimanale di pugilato, in onda sulle reti Fininvest. Spesso in coppia con l'amico Gianni Clerici (ed anche con Roberto Lombardi ed Ubaldo Scanagatta) commentò i principali avvenimenti tennistici per le reti per le quali i due hanno lavorato fino al 2010, a partire da Tv Koper Capodistria, passando per Tele+ e Sky Sport. Tali telecronache diventarono famose per la competenza e la garbata ironia dei due commentatori, che in proposito hanno dichiarato "Commentiamo le partite come due amici che si ritrovano davanti alla televisione. Ci pagano per svolgere un lavoro per il quale pagheremmo noi". Dal marzo 2009 fino a febbraio 2011 collaborò inoltre con l'emittente su piattaforma digitale terrestre Dahlia TV, per le telecronache degli incontri di boxe. Attualmente era il commentatore tennistico per Radio Monte Carlo. Ha seguito da giornalista tredici edizioni dei Giochi olimpici e da telecronista più di quattrocento incontri valevoli per il titolo mondiale di boxe, sette edizioni del Super Bowl della Nfl e cento quarantanove tornei di tennis del Grande Slam. Nel corso della sua carriera di commentatore, è arrivato a totalizzare ben cento cinquantasette trasferte negli Stati Uniti. Si è sempre professato tifoso del Verona, pur riconoscendo una simpatia per la Sambenedettese ed il Chievo Verona. Alla famiglia Tommasi le condoglianze dell'intera redazione di Scrivoquandovoglio.

TUTTI I PREMI ED I RICONOSCIMENTI ATTRIBUITI A RINO TOMMASI

Ha vinto il premio dell'Unione Stampa Sportiva Italiana per la cronaca (intervista a Henry Kissinger) e per la televisione.

Per due volte, nel 1982 e nel 1991, ha vinto il premio "Jack" così chiamato in onore del fondatore dell'Atp Jack Kramer.

Tennis Writer of the Year, considerato «l'Oscar del tennis», assegnato dall'Atp attraverso una votazione tra i tennisti professionisti;

Nel 1993 ricevette il prestigioso Ron Bookman Media Excellence Award;

Ha vinto due premi di Letteratura Sportiva del Coni con i volumi Storia del tennis e La grande boxe;

Ai Giochi Olimpici di Londra 2012 venne premiato dal Cio quale uno dei giornalisti ad aver seguito il maggior numero di Olimpiadi, grazie alle sue undici partecipazioni.

L'IMPATTO CULTURALE SUL LINGUAGGIO SPORTIVO DI RINO TOMMASI

Nel corso della sua lunga carriera di telecronista, ha coniato e reso popolari diverse espressioni, alcune delle quali entrate nel gergo sportivo televisivo:

l'espressione "sul mio personalissimo cartellino", solitamente utilizzata prima di assegnare a proprio giudizio il punteggio del round appena concluso in un incontro di boxe;

l'espressione "circoletto rosso", con cui graficamente evidenziava a biro rossa un quindici sul taccuino durante la telecronaca, per rimarcare un punto spettacolare in un incontro di tennis;

il termine "veronica", utilizzato per definire una volée alta dorsale di rovescio, mutuandolo dall'omonima figura (pur completamente diversa) della corrida;

l'uso dell'aggettivo "pesante" per indicare un vantaggio di tre game con già due break sull'avversario (ad esempio un tre a zero pesante significa tre a zero e servizio a favore);

l'uso dell'aggettivo "anomalo" per indicare un diritto a sventaglio o inside out (cioè da sinistra verso destra per un destrimane);

l'uso dell'aggettivo "periodico" per indicare un punteggio identico in tutti i set (ad es., "sei a due periodico" indica un risultato di sei due sei due sei due);

l'uso del sostantivo "ricamo" per indicare una volée ben eseguita;

l'uso del sostantivo "benedizione" per indicare uno smash semplice da chiudere;

l'uso del termine "mini break" per indicare un punto ottenuto su servizio dell'avversario durante un tie-break;

l'espressione "fare gli omini con i baffi" per indicare dei punti ottenuti con gesti particolarmente ricchi di estro ed inventiva.

LE REAZIONI ALLA MORTE DI RINO TOMMASI

Marino Bartoletti "Il circoletto rosso si è chiuso a novant'anni sulla vita di Rino Tommasi. Con lui se ne va un irripetibile Maestro del sorriso applicato al rigore professionale. Si chiude definitivamente la saracinesca su un'epoca fatta di fuoriclasse (come lui e Gianni Clerici) che hanno dispensato serietà e competenza senza mai farcelo pesare. Con impagabile leggerezza. "La prima cosa che viene in mente è l'allegria che sapeva trasmettere nei rapporti umani, perché al di là di una professionalità profonda e del fatto di esser stato un maestro senza averlo mai fatto pesare, era una persona con la quale si stava bene. Mi dispiace averlo perso, avrò di lui sempre il ricordo non soltanto di un grande collega ma di una persona amabile, cosa che in questo mestiere non sempre avviene. Era un maestro di tante cose, sul piano organizzativo aprendo la strada a tanti altri esempi che sono seguiti. E lo è stato dal punto di vista professionale inventando un linguaggio. Il mio è un ricordo doloroso ma affettuoso nei confronti di un persona che ci ha lasciato tanto. Quello era un linguaggio fatto da due persone deliziose, e non sempre questo aggettivo può essere abbinato a chi fa televisione. Anche per Clerici ho sempre nutrito un sentimento affettuosissimo, e quindi sono due angeli di questo mestiere che se ne vanno, e che non sono ripetibili. Le statistiche di Rino? Lui le sapeva usare con leggerezza a discrezione di chi ascoltava, non sempre tutti i suoi allievi lo hanno saputo fare, perché lo sport non è statistica a meno che non lo si sappia leggere con la delicatezza con cui lo faceva lui. Qualcuno che sta seguendo le sue orme? No, Rino è uno stampo che non c'è più".

Lorenzo Tosa "Se n’è andato Rino Tommasi. Uno dei più grandi giornalisti sportivi che l’Italia abbia mai avuto,di tennis e boxe in particolare. Aveva novant'anni. Indimenticabili e insuperate le sue telecronache con Gianni Clerici, in cui ti illudevano di parlare di tennis, e in realtà raccontavano qualcosa di noi. Potrei riempire un intero post solo di formule ed espressioni di Rino che hanno cambiato la storia del giornalismo sportivo. Ma sarebbe troppo lungo, e farebbe troppo male. Un circoletto rosso basterà".

Roberto Beccantini "GIOCO, PARTITA, RINO In vita e in carriera Rino Tommasi è stato cattedra, non solo penna o voce. Ci ha lasciato a 90 anni, pochi giorni dopo la «partenza» di un altro genio: Gian Paolo Ormezzano. Non sono operazioni di nostalgia, le nostre: e tanto meno di passatismo. Rino appartiene alla storia, non a un periodo. Figlio di atleta olimpico (papà Virgilio, salto in lungo), ha invaso e governato un sacco di sport: tennista, organizzatore di boxe, giornalista, scrittore, telecronista. Ci fece conoscere Mike Tyson, prendeva sempre posizione, e la difendeva con l’asciutto scudo dei numeri: che in lui, per quanto torturati o torturabili, camminavano dritti, senza barcollare. Rino. Nativo di Verona, tifoso del Verona. Viaggiava in Concorde («per arrivare prima sulla notizia»), inviato della «Gazzetta», dalle tv di Silvio Berlusconi a Sky, via Telepiù. Quante trasferte, insieme: e quella domenica del 1984, al Roland Garros, in cui mi aiutò a entrare da «portoghese» per il gran ballo tra Ivan Lendl e John McEnroe. Indimenticabile. Aveva il tono del testimone schietto e competente, lontano dalle urla che gonfiano i mediocri. Con Gianni Clerici ha formato una coppia «di fatti» che il popolo non dimenticherà mai: per aver coniugato l’essenza dello sport con l’assenza di silicone. Commentavano, e insegnavano, divertendosi: e divertendoci. Rino, il «ComputeRino» di Gianni; Gianni, il «Dottor Divago» di Rino. Parlava inglese quando, per trovare un giornalista italiano che lo parlasse, bisognava battere mezzo Stivale. Da «veronica» a «mini-break» ci lascia una enciclopedia di aforismi, di libri e di telecronache che noi, polvere di stelle (la sua, le loro), fissiamo – commossi, grati, orgogliosi – dal «circoletto rosso» del «suo personalissimo cartellino». Gioco, partita, Rino".

Nicola Roggero "L'inventore di un nuovo linguaggio delle telecronache in televisione, dal Circoletto Rosso al Personalissimo cartellino, l'Howard Cosell dei giornalismo televisivo italiano, un computer nel citare risultati, dati, informazioni. Voce della boxe (dove fu anche bravissimo organizzatore) e tennis, ma amante e conoscitore di tutti gli sport, dell'atletica, lui figlio di Virgilio Tommasi, primatista italiano di salto in lungo, al football NFL, che porto' in Italia su Canale 5 anche grazie all'amicizia con Lamar Hunt, inventore del circuito Wct di tennis e proprietario dei Kansas City Chiefs. "Il tifo è una brutta malattia", ti spiegava per raccomandati a non essere di parte, l'odio per la definizione Finalissima (Da sagra da paese, nello sport c'è la finale) e mille altre cose. Su tutte il doppio (mi pare corretto) in telecronaca con Gianni Clerici: semplicemente la miglior coppia nella storia delle telecronache, irripetibile. Una volta un cronista straniero in sala stampa gli chiese quando era nato un certo tennista. Non lo ricordava. "Rino, se non lo ricordi tu vuol dire che quel tennista non è mai nato". Ciao Rino Tommasi, una fortuna averti ascoltato, un privilegio averti conosciuto".

AGGIORNAMENTO DEL 10/01/2025


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