martedì 24 maggio 2016

IN EUROPA PIU' PAURA CHE RAGIONE (24/05/2016)

Di Giancesare Flesca.

Zeitgeist è una parola tedesca che vuol dire "lo spirito dei tempi". Ed è la parola giusta per commentare il risultato delle elezioni presidenziali in Austria. La risicata vittoria del verde Alexander Van der Bellen non può nascondere lo scempio di quel cinquanta per cento dei voti andati all'ultradestra di Norbert Hofer, che per un soffio non è diventato il primo capo di Stato europeo di estrema destra dalla fine della Seconda guerra mondiale. L'Europa può tirare un sospiro di sollievo o meglio una boccata d'ossigeno. Ma resta il fatto che l'ondata di cui Hofer è compiuta espressione, raggiunge ormai grandissima parte del Vecchio Continente, mai come oggi a un passo dal tracollo. L'indecorosa sceneggiata confezionata al Brennero da una classe dirigente capace soltanto di rincorrere populismo e paura, alimentando così sia l'uno che l'altra, ha visto Bruxelles muoversi in maniera scomposta, ispirata più dal panico che dalla ragione. Del resto a che serve festeggiare lo scampato pericolo a Vienna, quando in Francia il Fronte Nazionale di Marine Le Pen è il primo partito? Nel tentativo di contenerlo, Hollande manda in scena lo sgombero del lager di Calais: una vergogna condivisa da David Cameron,quello che non voleva accogliere neppure tremila bambini siriani. In verità la crisi non nasce soltanto dall'incapacità di fronteggiare il fenomeno migratorio, a causa del quale ancora ieri Angela Merkel ha dovuto recarsi dal leader turco Erdogan, esoso spacciatore di profughi. C'è dell'altro, e il voto austriaco lo conferma. L'ossatura dell'Unione era modellata sullo schema bipolare che ha caratterizzato per più di mezzo secolo le nostre democrazie. Quello schema non esiste più. Abbiamo già visto la scomparsa dei partiti storici in Austria. In Spagna quei partiti soccombono di fronte a una rivolta che certamente non va a destra, rendendo però impossibile la governabilità. Il referendum sulla permanenza nella Ue frantuma lo scenario politico britannico in tante schegge trasversali, dove l'unico elemento di stabilità appare oggi, paradossalmente, il partito indipendentista scozzese. Olanda, Finlandia e Danimarca vedono sorgere nuove formazioni politiche, quasi tutte ispirate dalla xenofobia e dall'anti-islamismo. Fenomeni non più episodici, che incalzano da vicino i soliti governanti, sbilanciando il pendolo di una democrazia dell'alternativa. Perfino il perno della costruzione europea, la Germania, deve assistere alla nascita di una terza forza, quella di Alternative fur Deutschland, che insidia la pluricollaudata Grosse Koalition. I partiti che la compongono da sempre sono al minimo della loro popolarità. In Italia non va poi tanto meglio. E infine i Paesi ex comunisti irridono apertamente al modello bipartitico cui tanto aspiravano durante la Cortina di ferro. Hanno fatto un'altra scelta: in Polonia, in Ungheria, in Slovacchia, dove il potere viene gestito da democrature che relegano il dissenso in un angolo. I cittadini europei, con diverso spirito e diverse motivazioni, diffidano non solo nella classe politica, ma nella politica tout court. Fa paura dirlo, ma è così. E la sinistra che fine ha fatto? C'è un Pse che in America, fra la Clinton e Sanders, sceglierebbe la Clinton. E gli altri? Denunciano in blocco la costruzione europea, ma si guardano bene dal pensare a un'Europa alternativa, come quella che sognava con Tsipras. Il doloroso percorso del giovane leader greco ha lasciato i gauchisti in una profonda costernazione, senza tuttavia indurli ad una riflessione critica. Per quanti sono permeati da una cultura di matrice marxista c'è da capire quali interessi di classe si muovano nelle nuove realtà continentali. Non risulta che politici o pensatori di quella sponda abbiano indagato sulla "società liquida" con gli strumenti di cui dovrebbero disporre. Com'è scomparsa la classe operaia? Dove guarda il ceto medio impoverito che ormai ne ha preso il posto nella scala sociale? In che modo approfondire le mille crepe di una globalizzazione alla quale ci si oppone a singhiozzo e in ordine sparso, aspettandone l'inevitabile disfacimento? Lo spirito dei tempi ha contagiato anche loro, pietrificandoli come una specie in via d'estinzione.

(Da "La Nuova Sardegna")

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