Luglio 1957. Un caldo bestiale. In tutto il nord la temperatura supera i trentacinque gradi, si soffoca. E nel sud va pure peggio. A Roma, nei palazzi del potere, tanto per cambiare si litiga. Il Presidente del consiglio è il democristiano Adone Zoli che guida un governo monocolore e non accetta il sostegno, più o meno esplicito, del Movimento Sociale Italiano, che lui, partigiano cattolico della prima ora, considera il partito erede del fascismo. Interminabili discussioni, riunioni-fiume, accordi stretti la sera e disattesi la mattina, secondo la migliore tradizione politica italiana. La gente, però, bada poco a queste miserie. Dopo il durissimo periodo del dopoguerra e della ricostruzione, il dolore sembra finalmente più lontano (dunque meno lancinante): il lavoro, se non per tutti, c’è per la maggior parte dei cittadini; i soldi entrano con regolarità nelle case, le famiglie si allargano (ora ci sono due figli) e si comincia a pronunciare senza paura la parola «futuro». Ma è con il vento di ottimismo legato al miracolo economico che comunque in quegli anni sta vivendo il nostro paese che che il 2 luglio 1957, al Circolo Sporting di Torino, viene presentata la Nuova 500, un’utilitaria che, nelle intenzioni della Fiat, del presidente Vittorio Valletta e della famiglia Agnelli (l’Avvocato Gianni è all'epoca vicepresidente), deve «motorizzare» gli italiani, esattamente come ventuno anni prima aveva fatto la 500 Topolino, vera mamma della nuova vettura. Allora fu il senatore Giovanni Agnelli a ricevere da Mussolini la comunicazione di una «decisione inderogabile»: serve un’auto che costi poco, disse il Duce, che la maggior parte della gente possa permettersi e che aiuti l’Italia a diventare una potenza mondiale. Il progettista della Topolino fu Dante Giacosa, lo stesso che, negli anni cinquanta, pensò e disegnò la Nuova 500. Un filo collega il passato al presente. Le case degli italiani si stanno riempiendo di lavatrici, frigoriferi, televisori. Il consumismo, importato dagli Stati Uniti che lo hanno alimentato con il Piano Marshall, muove i primi, decisivi passi. Possedere un elettrodomestico, più ancora che avere una laurea, è sinonimo di elevazione sociale. Figurarsi se uno ha un'automobile… La Nuova 500, poi… E’ il sogno di tutti, ma non tutti possono permettersi di sognare. Costa quattrocento sessantacinquemila lire, l’equivalente di tredici volte lo stipendio di un operaio specializzato di quei tempi. Bella, piccola, spartana. Anzi: essenziale. Nel senso che il grande Henry Ford, uno che di macchine se ne intendeva, dava dell'essenzialità: «In un’automobile tutto quello che non c’è non si può rompere…». Nella Nuova 500 c’è quello che basta. Il resto ce lo mettono gli italiani con le loro speranze, i loro desideri, i loro progetti, le loro idee.
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