lunedì 22 gennaio 2024

LA MORTE DI LUIGI RIVA NOTO GIGI (22/01/2024)

Di Redazione.


Il calcio italiano ha perso il suo più forte attaccante di tutti i tempi. Luigi Riva (NELLA FOTO IN ALTO) per tutti Gigi è morto intorno alle diciannove e trenta dopo due giorni di ricovero nel reparto di Cardiologia dell’ospedale San Michele Brotzu di Cagliari per le complicazioni di un infarto avuto nella giornata di ieri e dopo aver rifiutato un'intervento di angioplastica. Riva, è quasi inutile dirlo, è stato anche un calciatore e dirigente sportivo. Giudicato uno dei migliori calciatori italiani di tutti i tempi nonché tra i più forti attaccanti nella storia del calcio, dopo gli inizi nelle file del Legnano ha legato la restante, gran parte della propria carriera agonistica al Cagliari, squadra di cui è assurto a più nota icona militandovi dal 1963 al 1977, per un totale di quattordici stagioni, e della quale detiene tuttora il record assoluto di marcature con duecento otto reti; nella stagione 1969-1970 aveva contribuito alla vittoria del primo e unico scudetto nella storia rossoblù, peraltro laureandosi nell'occasione anche capocannoniere del torneo. Rimasto legato alla compagine sarda anche dopo il ritiro, ne assunse brevemente la massima carica nella stagione 1986-1987 e dal 2019 fino alla morte ne ha ricoperto quella di Presidente onorario. Nel 1999 la rivista specializzata World Soccer lo collocò al settantaduesimo posto nella classifica dei migliori calciatori del ventesimo secolo, mentre nel 2011 fu inserito nella Hall of Fame del calcio italiano tra i Veterani. Con la nazionale italiana, di cui è tutt'oggi il miglior marcatore di tutti i tempi in virtù dei trentacinque gol segnati in quarantadue presenze totali, si laureò Campione d'Europa nel 1968 e vicecampione del mondo nel 1970. Dal 1990 al 2013 è stato inoltre team manager della stessa.

Nacque a Leggiuno, sulle rive del lago Maggiore, da una famiglia con modeste disponibilità economiche: la madre Edis era una casalinga, mentre il padre Ugo lavorò prima come parrucchiere e poi come sarto. All'età di nove anni perse il padre a causa di un incidente sul lavoro in una fabbrica della zona: il 10 febbraio 1953 un pezzo di metallo, staccatosi da un macchinario, lo colpì allo stomaco passandolo da parte a parte. La madre trovò lavoro in filanda e arrotondava facendo le pulizie nelle case, mentre Luigi fu mandato in ben tre collegi religiosi lontano da casa, dichiarando in seguito: "Erano molto severi, ci obbligavano a pregare e solo allora ci davano il pane per mangiare... ci umiliavano perché eravamo poveri e allora scappai più di una volta". Quando anche la madre morì per un cancro, venne cresciuto dalla sorella maggiore Fausta (1938-2020). Riva aveva due figli, Mauro e Nicola, cresciuti in Sardegna. Il 9 febbraio 2005, presso l'aula consiliare del Comune di Cagliari, il sindaco Emilio Floris gli concesse la cittadinanza onoraria. La sera stessa, prima della partita dell'Italia contro la Russia giocata allo stadio Sant'Elia, il Cagliari ritirò per sempre la maglia numero undici, che fu consegnata a Riva da Rocco Sabato, l'ultimo giocatore rossoblù ad averla indossata, con una cerimonia alla quale parteciparono molti giocatori che con lui avevano conquistato lo scudetto della stagione 1969-1970.

Soprannominato Rombo di Tuono dal giornalista Gianni Brera per la notevole potenza del tiro e la prolificità sotto rete, Riva è stato uno dei più grandi attaccanti della propria generazione: secondo un parere dello stesso Brera, fu il miglior attaccante al mondo nei primi anni settanta, insieme al connazionale Roberto Boninsegna. Mancino naturale, poco incline a usare il destro, era solito partire dalla posizione di ala sinistra per poi convergere e concludere a rete. Dal repertorio variegato, era forte fisicamente e rapido nello scatto, nonché abile in acrobazia e nel gioco aereo. Dotato di grande intensità agonistica, mostrava inoltre una buona propensione a saltare il diretto avversario in velocità, risultando invece meno avvezzo all'esecuzione di dribbling negli spazi stretti. 

Malgrado avesse iniziato a lavorare fin da giovane presso la Slimpa, azienda produttrice di ascensori di proprietà del dirigente del Legnano Ernesto Fasani, Riva non rinunciò alla volontà di coltivare la sua passione per il calcio: fu proprio giocando nei prati di Leggiuno, dove era solito disputare i tornei giovanili locali, che alcuni dirigenti del Laveno Mombello, squadra dell'omonimo comune, lo portarono nel calcio ufficiale, dal 1960 al 1962, dove segnò sessantasei gol in due anni e si guadagnò da parte dei tifosi locali il soprannome di Ul furzelina ("Il forchetta"). In virtù di tali prestazioni si trasferì al Legnano, dapprima nelle giovanili e poi promosso nella rosa della prima squadra, in Serie C. L'esordio, vittorioso, avvenne il 21 ottobre 1962 in casa contro l'Ivrea, terminato tre a zero, in cui siglò la terza rete all'85'. Il 30 dicembre segnò la sua prima doppietta sul campo della Sanremese, seppur inutile ai fini del risultato finale di tre a due per i padroni di casa. Nel girone di ritorno marcò altre due reti, rispettivamente contro Fanfulla e Pordenone. Il campionato terminò al settimo posto e con i Lilla andò a segno sei volte in ventitré partite.

In quegli anni il Cagliari, per limitare il numero di viaggi e conseguenti spese, si ritrovava spesso a giocare due partite in casa e due in trasferta alternativamente. Quando si trovava lontano dalla Sardegna, la squadra faceva base proprio a Legnano: qui l'allenatore Arturo Silvestri ed il vicepresidente Andrea Arrica ebbero la possibilità di notare Riva e di strapparlo alla concorrenza per  trentasette milioni di lire. L'accordo coi Lilla venne raggiunto nell'intervallo della partita della nazionale juniores italiana contro i pari età della Spagna, disputata nel marzo 1963 allo stadio Flaminio di Roma. Anche il Bologna si era dimostrato interessato al giocatore e, nella persona del Presidente Renato Dall'Ara, aveva provato a rilanciare per cinquanta milioni, tuttavia rifiutati. Riva, seppur controvoglia, si trasferì quindi a Cagliari per il campionato cadetto del 1963-1964. La prima rete del neoacquisto rossoblù arrivò già alla prima giornata, il 15 settembre 1963, marcando il raddoppio dei suoi nel successo esterno uno a due sul Prato; ne seguirono altre sette che contribuirono alla prima promozione dei sardi in Serie A. Il 13 settembre 1964, nella partita persa due ad uno contro la Roma, Riva esordì nel massimo torneo. Il 27 settembre, nella partita casalinga contro la Sampdoria, segnò il suo primo gol, consentendo alla squadra di pareggiare. Con altre otto reti, tra cui quella che valse la vittoria contro la Juventus il 31 gennaio 1965, aiutò il Cagliari a salvarsi. Diventato ormai un punto fermo della squadra, si laureò capocannoniere del campionato 1966-1967 in cui, nonostante un grave infortunio patito in Nazionale, mise a segno diciotto gol. Trionfò nella classifica dei marcatori anche nelle stagioni 1968-1969 e 1969-1970. In quest’ultima stagione fu assoluto protagonista della cavalcata che portò il Cagliari allo scudetto (l'unico della storia sarda) nel campionato precedente al Mundial messicano: il 12 aprile 1970, nella partita contro il Bari che assegnò il tricolore, realizzò il primo dei due gol. La vittoria del titolo rappresentò il punto più alto della carriera di Riva, nel frattempo divenuto un simbolo del Cagliari non solamente dal punto di vista sportivo, ma anche sociale e mediatico. Nel campionato post-scudetto, pochi giorni dopo la doppietta nella vittoria del Cagliari per tre ad uno in casa dell'Inter che avrebbe vinto quell'anno lo scudetto, subì un grave infortunio giocando in nazionale contro l'Austria. L'infortunio fu causato da un intervento falloso del difensore Norbert Hof, che comportò la frattura del perone della gamba destra di Riva. A causa di questo secondo incidente il Cagliari accusò un duro colpo: perse la testa della classifica (finì settimo) e venne eliminato agli ottavi di finale della Coppa dei Campioni. Riprese a giocare verso la fine del campionato 1970-1971, siglando quattro reti nelle ultime quattro partite, ma fu nel torneo successivo che Riva dimostrò la sua ritrovata piena efficienza fisica, segnando ventuno gol in trenta gare disputate, che fecero arrivare i sardi al quarto posto in Serie A. Furono ad alti livelli le successive stagioni 1972-73 (12 reti) e 1973-74 (15 reti), ma per il Cagliari, ormai lontano dalla lotta-scudetto, stava cominciando la parabola discendente. Nel 1969 Riva arrivò secondo nella classifica del Pallone d'oro di France Football, alle spalle di Gianni Rivera, per quattro punti, e nel 1970 fu terzo dietro Gerd Müller e Bobby Moore, che lo precedettero rispettivamente di dodici e quattro punti. In altre due edizioni ricevette voti ed entrò nella classifica finale: nel 1967 finì tredicesimo con sei voti e nel 1968 sesto a trentanove voti dal vincente George Best. Giocò con il Cagliari fino al termine del campionato 1975-76. Gli ultimi anni della sua carriera furono caratterizzati da medie realizzative sempre molto elevate e da nuovi infortuni che compromisero quasi interamente il campionato 1974-1975, nel quale disputò solo otto incontri e segnò appena due reti. Pur richiesto a più riprese dai principali "squadroni" del Nord (fra tutti la Juventus, che per assicurarsi i servigi del giocatore arrivò a offrire alla società sarda 1 miliardo di lire), Riva dichiarò ripetutamente di non volere abbandonare la Sardegna e, con l'aiuto della società, riuscì a portare a termine la carriera con la maglia rossoblù. Il 1º febbraio 1976, in un contrasto col difensore del Milan Aldo Bet, subì un grave strappo muscolare all'adduttore della coscia destra, che si aggiunse ai postumi degli infortuni subiti in carriera. Nonostante vari tentativi di recupero e la sua inclusione nella rosa del Cagliari anche per la stagione 1976-1977, Riva non riuscì più a scendere in campo, abbandonando il calcio giocato a trentadue anni. In totale realizzò cento cinquantasei goal in duecento ottantanove presenze in serie A. Nel gennaio precedente aveva segnato, nella gara interna contro il Como, l'ultima rete della sua carriera. 

Pur non avendo ancora espresso il suo pieno potenziale in Serie A con la maglia del Cagliari, Riva ottenne presto la sua prima convocazione in nazionale maggiore da parte del commissario tecnico Edmondo Fabbri. Il suo esordio in maglia azzurra avvenne il 27 giugno 1965, a vent'anni, in occasione dell'amichevole Italia-Ungheria (con gli azzurri sconfitti per due ad uno), disputata a Budapest, sostituendo Ezio Pascutti all'8' di gioco, diventando il primo giocatore del Cagliari a debuttare in nazionale A. Nell'estate del 1966, Fabbri lo aggregò alla spedizione azzurra per il campionato del mondo 1966 come apprendista, senza inserirlo tra i ventidue convocati. Durante la gara contro il Portogallo, svoltasi a Roma il 27 marzo 1967 e terminata uno ad uno, dovette lasciare il campo al 59' a causa di un grave infortunio che gli procurò la frattura del perone della gamba sinistra, in seguito a una dura entrata del portiere avversario Américo Lopes. Il 1º novembre dello stesso anno, nel corso dell'incontro Italia-Cipro (vinta per cinque a zero) a Cosenza, valido per le qualificazioni alla Coppa d'Europa 1968, realizzò la sua prima rete in nazionale e quindi la sua prima tripletta. L'Italia, inclusa all'interno del gruppo sei insieme a Cipro, Romania e Svizzera, vinse agevolmente il proprio girone eliminatorio con undici punti, trascinata da Riva che realizzò dieci reti in sei partite consecutive (tre contro Cipro, due in due partite contro gli elvetici, uno alla Jugoslavia, uno al Galles e altri due al Messico). Nel corso del quadriennio 1967-1970, suo periodo d'oro con gli Azzurri, tra gare ufficiali e amichevoli fu autore di ventuno gol in ventidue partite, affermandosi come uno degli attaccanti più prolifici della sua generazione. Con la nazionale italiana si laureò Campione d'Europa nel 1968, giocando la ripetizione della finale contro la Jugoslavia (la prima partita era finita uno ad uno dopo i tempi supplementari) e segnando il gol del momentaneo uno a zero dopo dodici minuti di gioco. Si presentò al campionato del mondo 1970 in Messico con lo score di diciannove gol in sedici partite in nazionale. Nelle tre gare del primo turno non fu accreditato di alcun gol, sebbene durante la partita Italia-Israele fosse riuscito a segnare due reti annullate su segnalazione di un guardalinee. Si rifece segnando due gol nei quarti di finale e uno nella storica semifinale. Nella finale persa contro il Brasile non andò a segno. Il 31 marzo 1973 segnò una quaterna al Lussemburgo, apprestandosi a diventare il miglior marcatore nella storia della nazionale: il successivo 9 giugno eguagliò le trentatré reti di Giuseppe Meazza, per poi superarle il 29 settembre a Milano durante Italia-Svezia (successo azzurro per due a zero) e portare il record a trentacinque il 20 ottobre. Rimane a tutt’oggi il capocannoniere della nazionale italiana: il 21 gennaio 2012 superò Meazza anche nel record di permanenza solitaria da capocannoniere azzurro (trentotto anni, tre mesi e ventitré giorni). Venne convocato per il campionato del mondo 1974 in Germania Ovest, dove disputò la sua ultima partita in azzurro, Italia-Argentina (pari per uno ad uno) il 19 giugno 1974. Con trentacinque reti segnate in quarantadue partite disputate con la maglia azzurra, Riva ha avuto l'eccellente media realizzativa di zero virgola ottantatré gol per partita.

Terminata definitivamente la carriera agonistica, già dalla stagione 1977-78 entrò nello staff dei rossoblù, allora al secondo anno di Serie B, in aiuto dell'allora allenatore Mario Tiddia, che aveva rilevato a metà campionato l'esonerato Lauro Toneatto. Per tale mansione Riva ricevette solo un rimborso spese dalla società. Subentrato con il Cagliari al terzultimo posto in classifica, la squadra terminò la stagione al quarto posto, ponendo le basi per il ritorno in massima serie la stagione successiva. Qui emersero anche le sue doti manageriali: la promozione fu possibile infatti grazie alla sua opera di convincimento della dirigenza, presieduta da Mariano Delogu, al mantenimento dei migliori elementi della rosa, nonostante le precarie condizioni economiche della società dovute al disimpegno della Sir Società Italiana Resine di Angelo Rovelli, azienda chimica con interessi industriali in Sardegna, con l'obiettivo di riportare il pubblico allo stadio Sant'Elia e ripianare le perdite con gli incassi. Dal 1979, pur avendo conseguito il patentino da allenatore, diventò a tutti gli effetti dirigente della società, con il ruolo di addetto alla prima squadra, facendo in pratica da trait d'union fra spogliatoio e vertici societari. Mantenne questo ruolo anche nei primi campionati degli anni ottanta, caratterizzati dalle ottime stagioni ancora con Tiddia in panchina, su tutti il sesto posto nell'edizione 1980-1981. Dalla stagione successiva la società passò in mano ad Alvaro Amarugi: Riva non ebbe quasi mai un buon rapporto con l'imprenditore toscano, tanto da arrivare a dimettersi nel maggio del 1983, lasciando anche il consiglio di amministrazione, dopo la retrocessione in B, salvo essere richiamato pochi mesi dopo, a novembre, dopo un avvio non esaltante in serie cadetta, a ricoprire sempre il ruolo di responsabile unico del settore tecnico-sportivo; mantenne tale ruolo anche durante il successivo biennio presieduto da Fausto Moi. A seguito delle dimissioni di Moi, con la società sempre più in balia di problemi finanziari, nel dicembre 1985 fu proprio Riva ad assumere la carica di Presidente. Da numero uno rossoblù traghettò il club a una salvezza in B e rimase in carica nella prima parte della tormentata stagione 1986-1987, culminata con la retrocessione in Serie C dopo venticinque anni, ma contemporaneamente anche con il raggiungimento delle semifinali in Coppa Italia contro il Napoli di Diego Armando Maradona; proprio l'incasso della partita di andata coi partenopei, futuri Campioni d'Italia, contribuì a evitare il fallimento del club. Pochi mesi prima, nell'assemblea dei soci del dicembre 1986, si era dimesso da Presidente, lasciando la carica al Professor Lucio Cordeddu e salutando il Cagliari dopo ventiquattro anni tra giocatore e dirigente. Il 18 dicembre 2019 fu nominato Presidente onorario del Cagliari dal patron rossoblù Tommaso Giulini.

Nel novembre 1987 l'allora neopresidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio, Antonio Matarrese, lo assunse come dirigente di raccordo tra la nazionale italiana e la Federazione. Dal 1990 diventò dirigente accompagnatore della nazionale maggiore e poi team manager della stessa, ruoli che ha ricoperto fino al maggio 2013, abbandonati poi per il progressivo avanzare dell'età. Con gli Azzurri ha partecipato a sei mondiali, tra cui quello vittorioso di Germania 2006 e quello di Stati Uniti 1994 perso in finale, e a cinque europei, tra cui i due di Belgio-Paesi Bassi 2000 e Polonia-Ucraina 2012, persi in finale. A seguito dello scandalo di Calciopoli che azzerò i vertici federali e portò il Comitato Olimpico Nazionale Italiano a nominare Luca Pancalli commissario straordinario della Federcalcio, il 21 settembre 2006 Riva venne nominato vicecommissario con la delega per il settore squadre nazionali e vi rimase fino alla nomina di Giancarlo Abete a nuovo Presidente nell'aprile 2007. Abbandonato il calcio giocato, Riva ha continuato a vivere a Cagliari e nell'ottobre del 1976, ufficialmente ancora in rosa da giocatore nei rossoblù, fondò il "Centro Sportivo Gigi Riva", la prima scuola calcio in Sardegna, in campi attigui alle saline di Molentargius. Da tale vivaio, ancora oggi attivo, negli anni 2000 uscì tra gli altri Nicolò Barella. In occasione del campionato del mondo 1978 in Argentina commentò come seconda voce, affiancando il radiocronista Enrico Ameri, le partite della nazionale italiana trasmesse da Radio Rai. Il 9 aprile 2013 venne iscritto nel registro degli indagati per falso ideologico: recatosi in visita in carcere al presidente del Cagliari, Massimo Cellino, accompagnato dal parlamentare de Il Popolo della Libertà Mauro Pili, avrebbe affermato di essere il portaborse di quest'ultimo per poter entrare senza problemi; furono indagati lo stesso Pili e l'editore de L'Unione Sarda, Sergio Zuncheddu. Riva addossò le colpe al deputato, il quale, prima di entrare in carcere, gli avrebbe fatto firmare un foglio dove sarebbe risultato essere il suo portaborse. In seguito venne prosciolto da ogni addebito relativo alla vicenda.

Il cantautore nuorese Piero Marras gli ha dedicato il brano Quando Gigi Riva tornerà. Lo scrittore Giulio Angioni, ricordando la fama mondiale della grande ala sinistra, racconta come, in un paese esotico e lontano, registrandosi in un albergo, il concierge non riesce a decifrare sul passaporto la parola Cagliari, finché non fa il collegamento: "Ah, Cag-liari, Gigi Riva!". Gli è stato dedicato un film documentario Nel nostro cielo un rombo di tuono, diretto da Riccardo Milani uscito nel 2022.

I RICONOSCIMENTI PER GIGI RIVA

Il Cagliari lo ha inserito nella sua Hall of fame.

È inserito nella Top 11 Rossoblù - I più forti di sempre, la formazione votata dai tifosi comprendente i migliori giocatori cagliaritani di sempre.

Nel maggio 2015, una targa a lui dedicata è stata inserita nella Walk of Fame dello sport italiano a Roma, riservata agli ex atleti italiani maggiormente distintisi in campo internazionale.

Nel maggio 2022 la compagnia aerea Ita Airways gli ha dedicato, così come avvenuto per altri grandi sportivi italiani del ventesimo secolo, il nome di un aereo di linea in servizio dall'aeroporto di Cagliari Elmas.

Nel marzo 2023 viene ufficializzata la prossima intitolazione a Riva del nuovo stadio del Cagliari, in fase di realizzazione.

I DATI DELLA CARRIERA DI GIGI RIVA


TUTTE LE GARE IN NAZIONALE DI GIGI RIVA

TUTTI I RECORD DI GIGI RIVA

Miglior marcatore nella storia della nazionale italiana: trentacinque gol in quarantadue presenze.

Miglior marcatore assoluto nella storia del Cagliari: duecento otto gol in trecento settantotto presenze.

Miglior marcatore in Serie A nella storia del Cagliari: cento cinquantasei gol in duecento ottantanove presenze.

Miglior marcatore in Europa nella storia del Cagliari: quattro gol in sei presenze (a pari merito con Luís Oliveira).

Uno dei sei giocatori ad aver realizzato una quaterna con la maglia della nazionale italiana.

Uno dei cinque giocatori (insieme a Giuseppe Meazza, Roberto Boninsegna, Diego Armando Maradona e Giuseppe Signori) ad aver vinto nella stessa stagione la classifica marcatori sia in Campionato che in Coppa Italia (nel 1968-1969).

Con Nenè unico giocatore del Cagliari ad aver giocato le prime dodici stagioni consecutive tutte in serie A della squadra sarda.

IL PALMARES DI GIGI RIVA

Club

Campionato italiano: 1

Cagliari: 1969-1970

Nazionale

Campionato d'Europa: 1

Italia 1968

Individuale

Capocannoniere della Serie A: 3

1966-1967 (diciotto gol), 1968-1969 (venti gol), 1969-1970 (ventuno gol)

Capocannoniere della Coppa Italia: 3

1964-1965 (tre gol), 1968-1969 (nove gol), 1972-1973 (otto gol)

Inserito nelle "Leggende del calcio" del Golden Foot (2005)

Inserito nella Hall of fame del calcio italiano nella categoria Veterano italiano (2011)

TUTTE LE ONORIFICENZE DI GIGI RIVA

Onorificenze

Cavaliere Omri Per meriti sportivi su iniziativa del Presidente della Repubblica (1970)

Commendatore Omri per meriti sportivi su iniziativa del Presidente della Repubblica (30 settembre 1981)

Grande Ufficiale Omri per meriti sportivi su iniziativa del Presidente della Repubblica (12 luglio 2000)

Medaglia d'oro per valore atletico per meriti eccezionali con brevetto numero quattrocento ottantuno (1970)

Stella d'oro al merito sportivo dirigente accompagnatore della Nazionale di calcio Campione del Mondo 2006 su iniziativa del Presidente del Coni (23 ottobre 2006)

Collare d'oro al merito sportivo (3 novembre 2016)

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