Di Redazione.
Un nuovo scudo fiscale per fare rientrare i capitali rimasti all'estero, con una aliquota superiore a quella del cinque per cento inserita nella precedente operazione di rimpatrio dei capitali. E' una delle ipotesi che, secondo fonti della maggioranza, si starebbe valutando. L'idea sarebbe quella di sfruttare la 'tobin tax' europea che potrebbe rendere piu' difficile l'anonimato degli evasori. In salita invece la strada per il prelievo sui capitali gia' scudati, come anche divisioni ci sarebbero sull'ipotesi, lanciata dalla Lega, di spalmare il tfr sulle buste paga. La manovra intanto oggi e' arrivata in Senato. Prima tappa l'incardinamento in un'Aula semideserta, con appena undici persone, compreso il rappresentante del governo, e con un'opposizione piu' in forze della maggioranza. L'iter vero e proprio partira' comunque martedi' 23 agosto alla Commissione Bilancio del Senato. Per reperire risorse che servirebbero ad ammorbidire alcune misure che scontentano, dal prelievo per i redditi oltre i novantamila euro ai tagli agli enti locali, si valuterebbe dunque anche una nuova operazione di rientro 'agevolato' di capitali che sono all'estero. Ipotesi al momento solo allo studio, riferiscono fonti di maggioranza. Non si sbilancia invece sulle misure il presidente della Commissione Bilancio del Senato, Antonio Azzollini che dalla prossima settimana dovra' esaminare il testo. ''Lavoreremo per migliorare il provvedimento'', assicura. Non un decreto blindato, dunque, se non chiaramente per ''l'invarianza assoluta dei saldi''. L'idea del prelievo aggiuntivo sui capitali gia' scudati, come continua a chiedere l'opposizione (e su questo il 15 settembre Adusbef e Federconsumatori hanno anche annunciato una 'marcia degli onesti'), sembra di non facile attuazione. Se al ministero dell'Economia rilevano che cambiare in corsa le regole significa da una parte essere poco credibili e dall'altra rischiare l'incostituzionalita', emergerebbero in ogni caso difficolta' tecniche. Una tassa sui capitali scudati ''e' di difficile applicazione'', fa presente il sottosegretario all'Economia, Alberto Giorgetti. Le difficolta' ci sono perche' c'era la garanzia ''dell'anonimato''. C'e' poi da aggiungere che una mini-aliquota dell'1-2% di fatto non sarebbe considerata dall'opposizione una vera apertura alla loro proposta. Il responsabile economico del Pd Stefano Fassina oggi l'ha definita ''risibile'' tornando a chiedere una tassazione al 15%. Ma con un'operazione scudo-bis questa opzione verrebbe messa da parte. Anche la busta paga piu' pesante grazie al tfr, che in questo caso verrebbe dato mese per mese, lascia aperti interrogativi, non ultimo, come fa notare l'esperto di previdenza del Pdl Giuliano Cazzola, il venir meno di 5-6 miliardi di entrate al Fondo del Tesoro, gestito dall'Inps, dove finisce il tfr inoptato per chi non vuole darlo alla previdenza complementare. Si lavora anche sulle pensioni: sarebbero molti nella maggioranza a volere una stretta piu' decisa sulle anzianita' (per le quali di fatto resta solo lo slittamento di due anni del tfr per gli statali) e sull'eta' pensionabile delle donne. Ma pesa ancora il 'no' della Lega. Resta poi tutta la partita, caldissima, dei tagli agli enti locali. Da martedi' comunque la parola passa al Parlamento.
SCONTRO CALDEROLI-CALCIATORI, 'PAGHINO DOPPIO'
Lo scontro d'estate calcio-politica e' servito. A gettare benzina sul fuoco ci pensa il ministro della Semplificazione, il leghista Roberto Calderoli che di fronte all'ipotesi di sciopero dei calciatori contro il contributo di solidarieta' previsto dalla manovra aggiuntiva del governo dice che proporra' che ''venga raddoppiata l'aliquota'', definendo i calciatori una ''casta di viziati''. ''Se dovessero continuare a minacciare scioperi o ritorsioni proporro' che, come ai politici, anche ai calciatori venga raddoppiata l'aliquota del contributo di solidarieta''', dice Calderoli, che aggiunge: ''I calciatori fanno i capricci: non so se sia giusto o meno il contributo di solidarieta', ma se c'e' qualcuno che dovrebbe pagarlo sono proprio i calciatori, che rappresentano la casta dei viziati''. Il consigliere dell'Assocalciatori Leo Grosso, respinge al mittente la definizione di ''viziati'' definendola una stupidaggine; mentre Gianni Rivera non si addentra nella polemica del ministro definendola ''una delle tante cavolate che dice la Lega''. E l'ad del Milan Adriano Galliani ribadisce che il contributo di solidarieta' e' cosa diversa dalla tassazione Irpef e va pagato dai calciatori. ''Nella Lega di cavolate ne dicono tante - dichiara Rivera all'ANSA - Questa di Calderoli e' una delle tante sciocchezze che dice la Lega. Stare a seguire quello che dicono e' tempo perso''. L'ex golden boy del calcio italiano non si sbilancia sulle polemiche sul contributo di solidarieta' previsto dalla manovra aggiuntiva del governo. ''Non si sa ancora quello che verra' fuori dal Parlamento - sottolinea l'ex numero 10 rossonero - parlare in anticipo non serve a nulla. In politica sono sempre le lobby piu' forti che vincono''. ''I calciatori una casta di viziati? Con tutto il rispetto per il ministro, sono stupidaggini'', sottolinea Grosso. ''E' facile speculare sui giocatori e i loro stipendi, ma bisogna ricordare che per alcuni che guadagnano molto, tanti hanno introiti modesti e spesso non certi''. Sulla questione di chi dovra' pagare il contributo di solidarieta', secondo il rappresentante dei giocatori non si sono dubbi. ''Intanto dico che i calciatori sono lavoratori subordinati e devono rispettare le stesse regole. Se nel contratto c'e' scritto che i compensi sono calcolati al netto, il contributo va pagato dalla societa'. Se invece sono calcolati al lordo, spetta al giocatore''. In disaccordo con Grosso, Galliani ribadisce che il contributo di solidarieta' ''non ha nulla a che fare con la tassazione Irpef e va pagato dai calciatori''. L'ad del Milan e' chiaro e sottolinea che ''tutti i lavoratori devono contribuire a salvare il paese, anche i giocatori''. ''Il calciatore e' un lavoratore dipendente a tempo determinato - ha aggiunto - non ha uno status diverso dagli altri. Si tratta di un contributo di solidarieta' che riguarda tutti i lavoratori ed i calciatori non ne sono esclusi''. Anche secondo Avvocaticalcio, l'organizzazione che associa i legali che lavorano nel mondo del calcio, presieduta da Claudio Pasqualin, ''i calciatori dovranno pagare il contributo di solidarieta' in ragione del proprio reddito. Nessun onere puo' essere imputato alle societa'''. In una nota il vicepresidente di Avvocaticalcio Paolo Bordonaro sostiene che la normativa sul contributo di solidarieta' varata dal Consiglio dei ministri, se approvata senza modifiche, debba essere applicata ai soggetti che operano nel mondo del calcio ''con le stesse identiche prerogative e modalita' applicate agli altri membri della societa' civile''.
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