martedì 13 dicembre 2011

OLZAI:ALLEVATORE UCCISO (05/07/1994)

Di Giampaolo Carboni.

Un pastore di Lodine, residente a Fonni, è stato ucciso mentre si recava all'ovile, nella zona di Sos Pranos, una decina di chilometri distante da Olzai. La vittima si chiamava Michele Concas. Aveva 63 anni. Era un uomo abitudinario. Anche quest'oggi alle tre e trenta, come ogni giorno, stava guidando la Peugeot 205 diretto allo stazzo dove custodiva le sue 350 pecore. All'altezza di una curva, sotto la collina che domina il lago e la vallata di Ghea, ha rallentato: ed è lì che appostato nella macchia lo attendeva il killer. Quando l'auto è passata lentamente, dall'oscurità sono partite le fucilate che hanno crivellato il pastore. Michele Concas è stato fulminato. Alle nove e trenta lo ha ritrovato, riverso sul volante, un altro pastore, Pietrino Coinu, che lo aiutava al lavoro nell'ovile. Non vedendolo arrivare è andato a cercarlo notando la Peugeot ferma di traverso lungo la strada bianca. Sono subito scattate le indagini. Di certo l'assassino conosceva bene la vittima. Da Olzai a Sos Pranos sono almeno dieci chilometri, gli ultimi cinque di sterrato che fiancheggia il lago Benzone. Un panorama mozzafiato, tra le colline Olzai, Sedilo, Sorradile e Austis. Un paesaggio che in questa mattina sapeva di morte. Michele Concas, allevatore di sessantaquattro anni, di Lodine, è stato ucciso proprio ai piedi della collinetta che sovrasta il lago e la vallata di Ghea. L'assassino sapeva che ogni giorno l'allevatore percorreva quella strada per arrivare all'ovile dove accudiva 350 pecore con l'aiuto di un anziano pastore di Ottana, Pietrino Coinu. Un uomo metodico, Michele Concas. Alle 3.30 di ogni giorno arrivava all'ovile per iniziare il lavoro. Una mattina in cui Coinu lo ha aspettato inutilmente, e ha pensato che l'allevatore avesse avuto qualche contrattempo. Di buona lena ha munto le pecore.
Verso le nove e trenta ha deciso di portare gli animali al lago, alla ricerca di un po' di ristoro. Dalla collinetta ha visto la Peugeot 205 bianca di Michele Concas e ha capito che era accaduto qualcosa di brutto. Dentro l'auto c'era il poveretto, con il volto sfigurato da una fucilata esplosa da distanza ravvicinata, attraverso il finestrino del conducente. A Pietrino Coinu non è rimasto altro da fare che correre a chiamare i carabinieri. A Sos Pranos sono arrivati i militari del reparto operativo di Nuoro coordinati dal capitano Vincenzo Bono, i carabinieri di Ottana, i poliziotti della scientifica.
E' giunto anche il sostituto procuratore della repubblica Antonello Spanu, con il perito legale, Vindice Mingioni che ha iniziato il suo lavoro sul luogo del delitto. La dinamica dell'omicidio sembra chiara.
L'assassino ha atteso l'arrivo di Michele Concas, appostato nella collinetta dalla quale si domina la stradina bianca che porta a Sos Pranos.
Da quella posizione sopraelevata deve aver visto i fari dell'auto, e ne ha aspettato l'arrivo proprio in un punto in cui la strada si allarga, sì, ma disegna una curva. Questo vuol dire che Michele Concas deve aver rallentato, o forse è stata proprio la presenza del suo assassino a farlo fermare. Magari ha scambiato con lui anche qualche parola. Poi lo sparo, a bruciapelo, sulla testa, con una doppietta o con un automatico. Gli inquirenti non hanno trovato bossoli.
Comunque una esecuzione senza scampo. Dall'autopsia, che verrà eseguita oggi, non si attendono grandi novità. La notizia della morte di Michele Concas è arrivata a Lodine e a Fonni in poche ore. Concas era nato a Lodine, ma qualche anno fa, in età già avanzata, aveva sposato una donna di Fonni, Battistina Carboni, molto più giovane di lui.
Da allora si divideva tra il paese natale, dove aveva conservato amicizie e interessi economici, e Fonni. Viveva con la moglie e tre figli: due ragazze di quattordici e dodici anni, ed un bambino di appena otto anni. Un uomo dedito al lavoro e alla famiglia, lo descrivono gli amici che nella mattina sono saliti fino a Sos Pranos. Il suo passato, le sue conoscenze, vengono studiati dalle forze dell'ordine che hanno già interrogato numerosi allevatori dei terreni confinanti con l'ovile di Concas.
Proprio nell'ambiente agro pastorale potrebbe essere la spiegazione per questo omicidio di inizio luglio.

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