domenica 4 marzo 2012

CELI E GLI AMICI IN REGIONE PER UN APPUNTAMENTO CON IL POTENTE MASCAZZINI (04/03/2012)

Di Roberto Raschiatore.


Sergio Celi, uno degli imprenditori agli arresti domiciliari, sembra di casa a Palazzo Silone, sede della giunta regionale.
Undici mesi dopo il terremoto dell’Aquila cerca di arrivare negli uffici che più contano. E ci riesce. Grazie ad Antonio Morgante, l’attuale vice sindaco di Magliano dei Marsi, non indagato. Ottiene infatti un incontro con Gianfranco Mascazzini, ex direttore generale del ministero dell’Ambiente. Un uomo potente e influente, all’epoca. E tanto. Mascazzini era stato inviato dal governo Berlusconi per coordinare le attività di gestione delle macerie ed eventuali interventi ambientali. Mascazzini doveva essere il commissario per l’Abruzzo - il 28esimo del lungo elenco - e avrebbe dovuto gestire anche i 40 milioni di euro messi a disposizione dal governo per la difesa della costa e il dissesto idrogeologico. Avrebbe. Perché quattro giorni dopo la nomina Mascazzini venne arrestato (insieme ad altre 13 persone) nell’ambito di una operazione dei carabinieri del Noe e della Finanza di Napoli. Al centro dell’inchiesta, che vedeva indagato anche l’ex presidente della Regione Campania, Antonio Bassolino, la gestione degli impianti di depurazione.
Un’altra storia. Quella attuale è documentata negli atti dell’inchiesta dell’Aquila. L’imprenditore Celi cerca e ottiene agganci in Regione. È il 25 marzo 2010 e mancano pochi giorni dalle elezioni di Magliano dei Marsi.
Nelle carte del gip Giuseppe Romano Gargarella compare ancora una volta il nome di Antonio Morgante, che è anche delegato alla ricostruzione post terremoto su incarico del presidente Chiodi. Morgante, come sottolineato fin dal giorno dei quattro arresti, non è indagato.
«Pochi giorni dopo si comprende il vero interesse del Celi che concede sostegno elettorale al Morgante al fine di ottenere entrature presso alti vertici istituzionali con i quali Morgante ha contatti istituzionali» scrive il gip del tribunale dell’Aquila «infatti, il Celi, grazie a detta amicizia il 25 marzo 2010 (due giorni prima delle elezioni) ha un incontro a L’Aquila, presso la presidenza della Regione Abruzzo, con Gianfranco Mascazzini, già direttore generale del Ministero dell’Ambiente; al momento dell’incontro lo stesso era consulente della Sogesid spa (società in house del Ministero dell’Ambiente cui sarebbero stati aggiudicati i lavori sopra citati), persona inviata nel post sisma a L’Aquila per coordinare le più disparate attività di gestione delle macerie e per coordinare ogni intervento ambientale sul territorio. A quella data Mascazzini era agli occhi di Celi, e di Di Carlo Umberto ma, più in generale dell’opinione pubblica (Di Carlo è un imprenditore marsicano del settore rifiuti, come Morgante estraneo all’inchiesta, ma il cui nome compare in diversi passaggi dell’ordinanza, ndr) il personaggio più influente sul territorio per quanto attiene alle operazioni tecniche, politiche e normative (ovvero Ordinanze del presidente del consiglio dei ministri e ogni altro dispositivo) da compiere nell’area del cratere. L’incontro, programmato tramite una serie di telefonate tra Celi e Morgante, avviene come anticipato presso la presidenza della Regione Abruzzo e viene testimoniato da un servizio di Ocp (osservazione controllo e pedinamento, ndr) eseguito da militari del Noe. In merito si può verificare che l’incontro è effettivamente avvenuto come emerge dall’annotazione di servizio del 26 marzo 2010».
Un ulteriore incontro negli uffici della Regione, Sergio Celi l’aveva avuto il 24 febbraio 2010 proprio con Antonio Morgante. Anche questo risulta agli atti dell’inchiesta.
Come risulta dagli atti che «Morgante non ha mai richiesto nulla al Celi per il sostegno elettorale e l’opinione del Celi di poter avere un sostegno del Morgante appare del tutto personale non avendo l’amministratore mai messo in atto condotte illecite o presunte tali. Invero, la sua posizione appare completamente differente da quella degli altri ed il chiedere un sostegno elettorale non appare assolutamente illegittimo».



(Da "Il Centro")

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