giovedì 27 settembre 2012

TUTTA LA VERITA' SUL CASO SALLUSTI (27/09/2012)


Di Giampaolo Carboni.

SOTTO COME SONO USCITI OGGI IN EDICOLA LIBERO (QUOTIDIANO IN CUI E' STATO PUBBLICATO L'ARTICOLO INCRIMINATO) ED IL GIORNALE (QUOTIDIANO SINO A IERI DIRETTO DA SALLUSTI)


Di Nino Luca (da www.corriere.it)

Parla Giuseppe Cocilovo: «Tutto questo non ha nulla a che fare con la libertà di stampa e con il diritto d'informare»
«Questo tirare la corda... mettere le persone con le spalle al muro. Perché non hanno sollevato il caso un anno fa? Questa è la mia maliziosa interpretazione: è molto più semplice montare un casino 5 giorni prima della sentenza della Cassazione con frasi del tipo: "Sto andando in galera... a giorni mi arrestano..." e poi tirare in ballo il presidente della Repubblica..., il sindacato giornalisti... che accettare un accordo. È stomachevole. S'indignano per il bambino morto? E allora potevano dare 20mila euro a Save the Children. Bastava solo questo... ». Giuseppe Cocilovo, 59 anni, palermitano, ex giudice tutelare ora giudice di sorveglianza a Torino, si sfoga al telefono dopo la sentenza della Cassazione che conferma la condanna a Sallusti.

LA NOTIZIA - Con voce da doppiatore e con una leggera inflessione torinese spiega la vicenda della sua querela all'ex direttore di Libero. «Sono contento che finalmente è stato accertato che si trattava di una notizia deliberatamente diffamatoria. Tutto questo non ha nulla a che fare con la libertà di stampa e con il diritto d'informare. Anzi al contrario. In sei anni Libero o un suo direttore non ha mai pubblicato una smentita dicendo: "guardate che il giudice che ha «obbligato» una ragazzina ad abortire contro la sua volontà è una notizia falsa". Questo era doveroso deontologicamente, non chiedevo una lettera di scuse a me ma ai lettori di Libero. Questo avrebbe indirettamente tutelato anche la mia immagine».

Ma le conseguenze per Sallusti sono piuttosto pesanti. 

«Non sono io che ho fatto la sentenza. Sono valutazioni tecniche dei giudici. A me non interessano neanche. Io volevo solo che fosse ristabilita la verità dei fatti. Bastava un niente...».

Quindi si sarebbe accontentato di una lettera di scuse... 

«Io sono un illustre sconosciuto quindi bastava che fosse ristabilire la verità dei fatti per la mia dignità professionale. Di fronte ai miei figli, ai miei amici, ai miei colleghi Ora non confondiamo la libertà di stampa con la libertà di diffamare una persona. E per motivi di polemica politica, polemica contro i magistrati oppure contro la linea abortista, quella è un'altra questione».

Ma Sallusti non ha scritto quell'articolo.

«E allora? Scusi, lei ha visto Libero di quel famoso giorno? Riportava la notizia in prima pagina, sull'intera seconda e sull'intera terza pagina. Lei pensa che il direttore responsabile non ne sapesse nulla? Di un trafiletto magari ma dell'intera seconda e terza pagina, loro che ne contano in totale dodici o tredici, no! Mi scusi, non poteva non sapere».

Si tratta di un omesso controllo...

«Non mi faccia ridere... È una scelta editoriale. Abbia pazienza. E in quel pezzo mi si augurava la pena di morte».

Ma in quell'articolo il suo nome non è mai apparso...

«Il mio nome era già stato pubblicato da altri ed era stato fatto in tv. Ero facilmente individuabile. Per questo ho ricevuto telefonate minatorie di gente convinta che io abbia obbligato qualcuno ad abortire».

Dal punto di vista umano, le spiace?

«Ma no guardi, a parte il fatto che Sallusti non finirà mai in prigione... su questo sono disposto a fare una scommessa, non è questo il punto. Per lui, come per qualsiasi altra persona che conosca il carcere, dal punto di vista umano mi dispiace. Ma cosa c'entra questo discorso? Ha voluto fare una battaglia per arrivare fino in fondo e non ho capito neanche perché, in nome di quale principio?»

Sallusti nel suo editoriale prima della sentenza ha scritto che lei gli ha chiesto altri soldi dopo averne già pagati 30mila euro.

«Non è vero. Anche questo è diffamatorio. I miei legali sono stati contattati il giorno prima che iniziasse la campagna di stampa su Il Giornale (editoriale di Feltri). A quel punto i miei legali hanno posto questa condizione: 20mila euro da devolvere all'associazione Save the Children».

E i 30mila euro che le hanno già dato?

«Quello è il risarcimento stabilito dalla Corte per il mio danno morale e d'immagine. E questo mi hanno liquidato. Poi volevano la remissione della querela e io ho chiesto 20 mila euro. Non per me ma per beneficenza».

E non hanno accettato?

«Per farne una questione politica. Nell'editoriale Sallusti dice "...il signore (che sarei io) voleva altri soldi oltre ai 30mila euro già ottenuti" e poi continua "...c'è un'aggravante: a essere disposto a trarne un beneficio personale è un magistrato". Allora le chiedo? Questo editoriale è diffamatorio o no?».

Ci dobbiamo aspettare un'altra querela anche su questo articolo?

«Ma no, risponda alla domanda! Ho chiesto altri soldi per beneficio personale? E allora lei perché nel suo giornale, per ristabilire un minimo di verità, non lo scrive comparando il mio comunicato e l'editoriale di Sallusti?».

E se l'articolo per il quale Sallusti è stato condannato fosse stato scritto da Renato Farina, la infastidirebbe ancora di più?
 (Non c'era ancora stata la confessione del deputato Pdl, ndr)



«Se l'avesse scritto Renato Farina sarebbe un'aggravante: che un direttore non controlli un articolo, in prima, tutta seconda e terza pagina, e soprattutto qualora l'autore fosse un giornalista che è radiato dall'ordine dei giornalisti..., veda lei».

Era già stato radiato?

«Sì, sì, non solo e il dottor Sallusti era già stato sospeso per due mesi dall'Ordine dei giornalisti per averlo fatto scrivere anche in un'altra occasione... beh, allora Sallusti aveva ancor più il dovere di controllare. Ma vuole sapere cosa mi ha amareggiato in questa vicenda? L'atteggiamento della stampa: compatto e biecamente corporativo. Mi fa veramente tremare i polsi che non ci sia una cronaca che racconti i fatti ma una cronaca che monta un fatto inesistente, eppure già accertato. Il vostro Ordine non ha preso provvedimenti nei confronti di un giornalista che fa scrivere un pezzo firmato con uno pseudonimo. Insomma ce n'è prima di parlare di libertà di stampa...».

Andrebbe riformato anche l'istituto della rettifica...

«Ma le sue opinioni personali valgono quanto le mie. Ho visto l'atteggiamento di Valentini (Repubblica, ndr), di Mentana... Non c'è un giornalista che abbia detto "ma qui cosa è successo?"».

Non è del tutto vero. Michele Serra e Massimo Fini l'hanno difesa...

«Andrò a vedere. Non capisco come nel mio caso si pretenda l'impunità: "Io non ho fatto niente, ...io non sono responsabile di niente". E si apre alla deriva populista e del "cappio al collo". Quando si pretende che non ci sia sanzione di quale libertà di stampa parliamo? È il rifiuto di ricostruire i fatti».

La presidenza della Repubblica segue la vicenda.

«A me non importa nulla che gli si dia la Grazia a Sallusti. Ma stiamo scherzando? Che Sallusti vada in galera non-me-ne-fre-ga-nulla! Nel senso che non è che sono contento se ci va... Pensi che io adesso faccio il giudice di sorveglianza. Mi occupo solo di detenuti in estinzione di pena. Passo le mie giornate in carcere. Il carcere è il posto più brutto del mondo, nel quale io non auguro ad alcuno di finire».

Invece l'atteggiamento della giustizia non è corporativo? Però avete un altissimo tasso di vittoria nelle querele...

«Dunque, il mio risarcimento non è milionario. La vicenda è stata definita in ben sei anni: un tempo lungo pur senza bisogno di fare indagini. Che dire? I reati li accertano i magistrati. E come chiedersi "un medico da chi si fa guardare"? Da un altro medico, ovvio. Chi dovrebbe dunque decidere l'esistenza di un reato nei confronti di un magistrato, il salumiere? Ma il problema è di civiltà: io rispetto ai giornali sono una cacca di mosca. Chiaro? In questi giorni ho avuto la sensazione di essere don Chisciotte contro il potere della stampa. Di essere da solo... Ora chiamate tutti: è contento della sentenza? Ci manca solo che mi chiediate se perdono Sallusti».

Perdona Sallusti? (E finalmente ride...)

«Guardi, mi rammarica solo aver speso 3 euro 60 per comprare per tre giorni Il Giornale in attesa che ristabilisse i fatti. A questo punto che mi rifondessero i 3 euro e 60!»


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