sabato 9 marzo 2013

MILANO TREMA:LA POLIZIA VUOLE GIUSTIZIA (22/08/1973)

Di Giampaolo Carboni.
Giorgio Caneparo è un commissario di polizia dai metodi molto discutibili, che causano il suo trasferimento da Milano a Novara. Una mattina, rientrando dal servizio all'alba viene però chiamato bruscamente per intervenire nella cattura di due carcerati che sono evasi dal treno durante un trasferimento presso il carcere di Lucca, che hanno assassinato i Carabinieri della scorta nonché un padre di famiglia e la sua figlioletta di sette anni, rubando la sua automobile per continuare la fuga. Si rifugiano in un'area naturale, ma vengono presto individuati dalla polizia. All'inizio cercano invano di resistere, ma alla fine decidono di arrendersi. Caneparo tuttavia decide di uccidere i due banditi, vendicando così il suo amico Carabiniere morto sul treno. Il comportamento del commissario non viene però gradito, tanto che viene rimandato a Milano. Viene accolto con una serie di rimproveri dal suo collega e amico commissario Del Buono, colui che lo aveva spedito a Novara, non molto felice di riavere nel suo commissariato uno violento come Caneparo. Gli rivela tuttavia di indagare su un caso complesso: una serie di rapine in tutto il nord Italia, dietro cui vi è una misteriosa organizzazione, su cui gli promette di mantenerlo informato. Del Buono viene però assassinato il pomeriggio stesso da un sicario, mentre tornava a casa. Nel frattempo Caneparo viene sospeso per via dei fatti precedenti, ma non ha alcuna fiducia nella polizia, così che comincia ad indagare sull'omicidio di Del Buono per conto suo.Per condurre le sue indagini Caneparo decide di infiltrarsi nella mala milanese, dapprima ingraziandosi le simpatie di una prostituta, così da far credere agli altri di essere un magnaccia. Si fa raccomandare poi da un delinquente detto Monsùmerda a coloro che si celando dietro le rapine. Conosce così il Padulo, l'organizzatore dei vari colpi, al quale si propone come autista, che però, sospettoso, rifiuta. Stringe amicizia anche con una ragazza disadattata di nome Maria (da lui chiamata Maria Ex), che ha una relazione con un membro della banda.Il Padulo organizza una rapina alla Banca Popolare Ambrosiana di Corso Mattei, mandando tre dei suoi uomini. Caneparo intercetta le radio della polizia mandando alcune volanti sul posto, mandando così a monte il colpo. Parte un inseguimento durante il quale i tre banditi muoiono (uno è il fidanzato di Maria Ex).Il Padulo, ritrovandosi a corto di uomini, fa pedinare Caneparo, e, una volta convinto che si tratti di un magnaccia, decide di concedere una prova di guida al poliziotto. Stupitosi della sua bravura, decide di reclutarlo nella banda. Effettuano così una rapina alla Banca Popolare di Milano, che riesce perfettamente. Scatta l'inseguimento, con Caneparo alla guida dell'auto dei banditi. Una volta seminati i poliziotti, il commissario decide di portare i suoi tre complici direttamente in questura, rivelando la sua identità di poliziotto. Uno dei banditi viene ucciso da alcuni agenti, mentre gli altri due vengono arrestati. Riconosciuta l'eroica azione di Caneparo, viene riammesso in polizia.Continua ad indagare, e scopre che il Padulo è in realtà il Dott. Salussoglia, noto professionista di Bergamo. Cerca in tutti i modi di fare venire a galla l'identità criminale di Salussoglia, ma non riesce in quanto il circolo di solito da lui frequentato viene bruciato, uno dei due banditi arrestati si impicca in cella mentre l'altro nega di conoscere il Padulo, Monsùmerda viene ritrovato morto e Maria Ex viene uccisa investita da un'auto.Arrabbiato Caneparo rintraccia Salussoglia, e una volta incontratisi i due incominciano a picchiarsi. Durante la rissa il criminale cade e sbatte violentemente la testa contro una statua. In ospedale viene dichiarata la morte cerebrale di Salussoglia e Caneparo diventa ufficialmente ricercato per tentato omicidio. In realtà Salussoglia è solamente sotto osservazione, si tratta di un accordo fra Caneparo, i medici e il Questore Nicastro per depistare l'organizzazione.Caneparo, nel frattempo ricercato dalla polizia, si rifugia nella casa del suo collega e migliore amico Gianni Viviani, a cui rivela la messa in scena. Viene però mandato in ospedale un sicario dell'organizzazione, che uccide Salussoglia.Caneparo, seppur con rammarico, capisce che Viviani è coinvolto nell'organizzazione. Parla così con il suo amico che gli rivela di far parte di un'organizzazione che ha intenzione di seminare il terrore in tutta Italia, con l'obiettivo di attuare un golpe. Caneparo finge inizialmente di volere far parte dell'organizzazione, ma poi decide di farla pagare cara a Viviani.Parte così un lungo inseguimento automobilistico durante il quale, però, l'auto di Viviani precipita giù da un burrone e il poliziotto/criminale muore schiacciato dalla carrozzeria.Caneparo capisce di avere agito da perfetto criminale, e si consegna nelle mani degli agenti arrivati sul posto.
All'uscita nelle sale nel 1973, il film ebbe una tiepida accoglienza, perché apparve essere lo stereotipo dai tratti assai banali del genere poliziesco dei primi anni settanta.Il suo messaggio tuttavia non è stato ben compreso dagli spettatori, in quanto va ben oltre la implicita critica al sistema giudiziario italiano e del prevalere dell'ordine e della giustizia con l'uso del disordine e della vendetta, ritenuti unici strumenti efficaci per la lotta al crimine, ma vuole realizzare l'immagine di una tetra Milano, appena uscita dai tumulti del '68 per affacciarsi negli anni di piombo.In essa regna la criminalità, di cui si servirono settori deviati delle forze dell'ordine come mezzo per reprimere la stessa e per modificare il sistema giudiziario, ritenuto troppo lento e inadeguato a combattere il crimine dilagante, arrivando a trattare la tematica del golpe, argomento presente in alcuni episodi del genere anni 70, come nel precedente La polizia ringrazia e nel successivo La polizia accusa: il servizio segreto uccide: il film infatti mette in evidenza, tramite il personaggio dell'astuto commissario Viviani, come questi settori deviati fossero l'ingranaggio dei progetti dell'eversione nera.Le scene iniziali del film sono state girate a Novara, si riconoscono chiaramente il duomo ed i porticati del centro città.La vicenda dell'omicidio del commissario Del Buono è stata ispirata all'assassinio del commissario Luigi Calabresi.Alcune scene di inseguimento sono state riutilizzate in Milano odia: la polizia non può sparare, di Umberto Lenzi, uscito un anno dopo.Nel video della canzone Il mio secondo tempo di Max Pezzali si vedono vari spezzoni di film anni settanta ed è presente pure questo, con la sostituzione in digitale del viso di Luc Merenda con quello del cantante nella scena finale.

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