E' scomparso a 68 anni in mattinata a Roma dopo lunga malattia Ferruccio Mazzola (NELLA FOTO), un personaggio complesso, con un continuo rapporto dialettico e spesso conflittuale con il mondo che lo ha reso famoso alle grandi platee,quelli del calcio. Che gli deve comunque molto. Per prima cosa, era stato lui a convincere il fratello, Sandro, più vecchio di due anni e mezzo, a non abbandonare il calcio, quando stava per dedicarsi al basket, per le troppe pressioni legate al cognome che portava e per le eccessive attese della gente, che ricordava la grandezza di Valentino, per alcuni il più grande calciatore italiano del dopoguerra. «Noi siamo gente di calcio, noi a calcio dobbiamo giocare; non siamo nati per tenere il pallone in mano», ripeteva Ferruccio e alla fine era stato capace di convincere Sandro a non mollare. Nato a Torino il 1 febbraio 1945 figlio del grandissimo Valentino.Calciatore dalle buone qualità, il suo limite più grande fu costituito dal cognome di famiglia: pur avendo le doti necessarie per giocare a buon livello, erano immancabili i paragoni con i suoi più celebri congiunti, ovvero il padre Valentino, capitano del Grande Torino, e il fratello Sandro, che nell'Inter aveva vinto moltissimo.Ferruccio Mazzola durante un allenamento.Ciononostante, questo non impedì al più giovane e meno noto dei fratelli Mazzola di mettersi in luce. A cavallo tra gli anni 1960 e anni 1970 giocò nel ruolo sia di interno che di mezzala nell'Inter, Lecco, Venezia, Fiorentina e, soprattutto, Lazio, squadra con cui dapprima vinse il suo secondo campionato di Serie B nella stagione 1968-1969 (dopo quello del 1965-1966 con il Venezia) e con la quale vinse la Coppa delle Alpi nel 1971 ma soprattutto lo scudetto nella stagione 1973-1974, anche se non disputò neanche un minuto in campionato dando invece una mano anche alla affermazione della Under 23 biancoceleste nel suo campionato. Chiuse la carriera in Serie C, con il La Spezia ,non prima di aver provato l'esperienza americana con l'Hartford.
Conclusa l'attività agonistica, ha intrapreso quella di allenatore, che lo portò a vincere con il Siena il campionato di Serie C2 1984-1985 e ad ottenere una promozione, sempre militando in Serie C2, con il Venezia nel 1987-1988.Nel 2003 fu accanto all'imprenditore calabrese Valentino Rizzuto, il quale affermava di essere proprietario del marchio storico della squadra viola "ACF Fiorentina" (fallita nel 2002), e di essere intenzionato a fondare una nuova squadra chiamata Fiorentina Football Club, con Mazzola presidente. In realtà l'operazione, a detta dello stesso Rizzuto, non aveva lo scopo di creare una squadra, ma solo di ottenere soldi dalla Florentia Viola di Diego Della Valle per lo sfruttamento del marchio. Il tribunale di Roma però fermò le ambizioni di Rizzuto e Mazzola, dichiarando non valida la loro registrazione del marchio. Il 27 giugno 2003 la società di Diego Della Valle in un comunicato stampa poteva quindi annunciare quanto segue: "La Fiorentina è tornata a Firenze ed ai suoi tifosi: si comunica infatti che, in data odierna, la Federazione Italiana Giuoco Calcio, esaminata la documentazione presentata dalla Florentia Viola S.p.A., ha autorizzato il cambio di denominazione sociale da Florentia Viola S.p.A. a Fiorentina S.p.A".
Nel 2004 Ferruccio Mazzola pubblicò il libro Il terzo incomodo, nel quale rivolgeva una serie di pesanti accuse al mondo del calcio per quanto concerne l'abuso di pratiche dopanti negli anni Sessanta e Settanta. Nel mirino di Mazzola finì Il Mago Herrera, reo, secondo il suo accusatore, di distribuire a titolari e riserve delle pasticche (Mazzola, pur riconoscendo di non averne la certezza, parlò di anfetamine) capaci di aumentare le loro prestazioni atletiche. Stando alla denuncia dell'ex giocatore, i prematuri decessi di tre membri della Grande Inter sarebbero stati da ricondurre proprio alle pratiche non ortodosse dell'epoca. Mazzola, qualche tempo dopo la pubblicazione dell'opera, in un'intervista all'Espresso del 2005 citò nello specifico i casi di Armando Picchi, il capitano di quella squadra, morto a 36 anni di tumore alla colonna vertebrale, Carlo Tagnin morto di osteosarcoma nel 2000, Mauro Bicicli, deceduto nel 2001 per un tumore al fegato e Ferdinando Miniussi, il portiere di riserva, morto nel 2002 per una cirrosi epatica evoluta da epatite C.Da ricollegare a questa serie di decessi sarebbero stati pure, sempre secondo Mazzola, quelli di Giuseppe Longoni (passato per le giovanili dell'Inter prima di approdare alla Fiorentina), ucciso nel 2006 da una vasculopatia e di Enea Masiero, all'Inter tra il 1955 e il 1964 e morto nel 2009 per via di un tumore (questi ultimi due deceduti dopo l'intervista concessa al settimanale). Le accuse rivolte all'Inter e a quel ciclo leggendario della sua storia, portarono Ferruccio Mazzola a rompere i rapporti con il fratello Sandro e con la società neroazzurra, che nella persona dell'allora presidente Giacinto Facchetti querelò per diffamazione il suo ex giocatore, chiedendo 3 milioni di euro per danni morali e patrimoniali da devolvere in beneficenza. Il giudice non riscontrando nulla nel libro di diffamatorio, respinse la richiesta della società, costringendola anche al pagamento delle spese processuali. L'atto d'accusa di Mazzola non si fermò all'Inter. Nel mirino, infatti, finirono anche la Fiorentina e la Lazio, oltre alla Roma, società presso cui Herrera, secondo Mazzola, continuò a servirsi delle medesime utilizzate nella squadra nerazzurra. A farne le spese sarebbe stato in questo caso il centravanti Giuliano Taccola morto a soli 26 anni dopo una trasferta della squadra capitolina a Cagliari durante il primo anno di Herrera sulla panchina giallorossa. Le denunce verso Fiorentina e Lazio provenivano, invece, dall'esperienza diretta dello stesso ex giocatore. Secondo lui, l'utilizzo di sostanze dopanti, sarebbe stato alla base della morte di numerosi giocatori viola degli anni '60 e '70, come Bruno Beatrice, deceduto per leucemia nel 1987, a 39 anni, Ugo Ferrante ucciso da un tumore alla gola nel 2004 e Nello Saltutti morto per un carcinoma nel 2004. Altri membri di quella squadra avrebbero invece sofferto di malattie gravissime come Domenico Caso, Massimo Mattolini (deceduto nel 2009, nel periodo successivo all'intervista, dopo un trapianto di reni) e Giancarlo De Sisti. Nel caso del club biancoceleste, Mazzola confessò di aver fatto uso insieme ai suoi compagni di un farmaco noto come Villescon, capace di migliorare notevolmente le prestazioni atletiche.Le parole di Mazzola inizialmente parvero confermate nel 2005 quando la procura di Firenze, su richiesta della vedova Gabriella Bernardini Beatrice, aprì un'indagine sulla morte del calciatore ipotizzando che questa potesse essere stata determinata dal doping. L'indagine dei Nas di Firenze si concluse nel giugno del 2008 con l'ipotesi del reato di omicidio preterintenzionale per l'ex-allenatore viola Carlo Mazzone e un suo uomo di fiducia, Ivo Micucci. Secondo i Nas, infatti, Mazzone all'epoca dei fatti avrebbe avocato a sé la gestione delle terapie per Bruno Beatrice sottraendole allo staff medico della Fiorentina.Il 2 gennaio 2009 la procura di Firenze ha, tuttavia, chiesto l'archiviazione del caso per prescrizione.Ad oggi, l'eventuale veridicità delle denunce di Ferruccio Mazzola sull'Inter, la Roma, la Lazio e la Fiorentina non è mai stata dimostrata da alcun procedimento giudiziario.Ha vissuto fino alla morte a Roma, dove ha allenato per diletto i ragazzi della Borghesiana, la squadra del suo quartiere. Dal 2005 è stato presidente dell'associazione Futursport International, che si occupa, tramite lo sport, del recupero di adolescenti in stato di disagio sociale che si distinguono nell'attività calcistica. Dal 2006 è stato attivo anche nell'Associazione vittime del doping fondata dai familiari di Bruno Beatrice, e successivamente è stato osservatore per il Treviso.
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