giovedì 27 giugno 2013

UN UOMO PRIGIONIERO DI UNA FALSA LEGGENDA (10/06/2013)

Di Piero Mannironi.

Tzia Caterina Pinna l'aveva sempre saputo che quel figlio dagli occhi che ardevano di un'incontenibile furia ribelle l'avrebbe costretta a percorrere un sentiero di paura e di dolore. E sapeva che difficilmente Grazianeddu sarebbe sfuggito al suo destino. Ma lei, madre e donna che vedeva e capiva le ombre e i demoni del suo paese, cercò di salvare quel figlio allontanandolo da Orgosolo dopo che, ad appena 16 anni, l'avevano sorpreso con un fucile. Pensava, sperava, che mandandolo a Ozieri a fare il servo pastore, lo avrebbe allontanato da quei demoni che lo stavano contaminando. Forse, pensava, in un altro ambiente si sarebbe stemperata quella furente sensazione di onnipotenza giovanile che lo faceva già sentire un "balente". Ma fu tutto inutile. Perché quei demoni Grazianeddu se li portava dentro. Non era l'ambiente che poteva condizionarlo. L’ambiente era CONTINUA A LEGGERE QUI

(Da "La nuova Sardegna")

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