venerdì 5 luglio 2013

CALCIO SERIE B SPAREGGIO RETROCESSIONE A NAPOLI:3° ED ULTIMA GIORNATA (05/07/1987)

Di Giampaolo Carboni.
LAZIO-CAMPOBASSO 1-0

Lazio:Terraneo,Acerbis,Magnocavallo (39'Piscedda),Camolese,Gregucci,Marino,Poli,Caso,Fiorini (74' Brunetti),Pin,Mandelli.A disposizione:Ielpo,Filisetti,Rizzolo.Allenatore:Fascetti.

Campobasso:M.Bianchi,Parpiglia,Della Pietra (62'Mollica),Maestripieri,Anzivino,Lupo,Evangelisti, Baldini,Perrone,Goretti,Vagheggi (43'Boito).A disposizione:Picca,Accardi,Pivotto.Allenatore:Vitali.


Arbitro:Casarin di Milano.


Rete:53'Poli.


Ammoniti:Vagheggi e Marino per comportamento non regolamentare e Caso per proteste.


Note:cielo nuvoloso, terreno di gioco in buone condizioni.Angoli:Lazio 4 Campobasso 6.20389 spettatori.



E' finita tra gli abbracci, qualche lacrima e la corsa verso la curva B, quella della splendida tifoseria napoletana campione d'Italia, ieri invasa da oltre ventimila laziali, tutti vestiti di bianco e azzurro. In omaggio a loro, al caldo ed inesauribile incitamento verso quella curva sono volate maglie intrise di sudore, calzettoni, scarpe e tutto quello che poteva essere considerato come un souvenir di una storica giornata di calcio. Casarin, un arbitro con i fiocchi per una partita giocata con grande animosità, ma anche con grande cavalleria, aveva appena fischiato la fine di una sfida entusiasmante, giocata dai protagonisti fino allo stremo delle loro forze, sfida che permetteva alla Lazio, grazie al goal del suo fromboliere Poli, di conservare la sua poltrona in serie B. Per l'esercito della tifoseria laziale, che imitando quella partenopea nel giorno dello scudetto restava ferma al suo posto senza tentare sciocche invasioni, era la liberazione da un incubo durata trentotto giornate di campionato, iniziato in terribile salita, con quei nove punti di handicap e terminato con il supplemento di due massacranti spareggi. L'obiettivo salvezza era stato centrato. La Lazio, va detto subito, ha meritato di vincere per quella sua condotta di gara sbarazzina e per quella ferrea volontà di non precipitare nell'inferno della serie C. La sua vittoria l'ha riconquistata sul campo, in virtù di una gara disputata con molta intelligenza e quasi perfetta sul piano tattico. Per costringere il Campobasso alla resa, si doveva percorrere una sola strada: quella di aggirare la sua munita roccaforte con un tourbillon ossessivo sulle fasce laterali, dove si catapultavano a lungo Acerbis e Camolese sulla destra, Magnocavallo, finché è stato in campo, sostituito poi degnamente da Piscedda, e Marino, che sul campo del San Paolo, che l'ha visto in passato tante volte protagonista, ha disputato una delle sue migliori partite da quando è approdato alla Lazio. Insomma, con un lavoro ai fianchi, per dirla in gergo pugilistico, che alla lunga fiaccasse la resistenza dei molisani. Questo incessante andirivieni stordiva e annichiliva il Campobasso, che commetteva il madornale errore di chiudersi quasi a riccio nella sua metà campo. E quando si sceglie la strada della rinuncia puntualmente si subisce la punizione. Il film della vittoria della Lazio ricorda quella di venti giorni fa con il Vicenza. Come allora, nell'ultima giornata di campionato, a decidere in positivo il destino della Lazio era stato uno dei suoi uomini di maggior spicco.Allora fu Giuliano Fiorini, questa volta Fabio Poli, un giocatore di grandi capacità tecniche, che però raramente si ricorda che uno dei compiti di un calciatore è anche quello di fare gol. Questa volta l'esile Fabio, forse per discolparsi di tanti passati errori sotto porta, ha tirato fuori dal suo cilindro una prodezza che è valsa la salvezza della squadra biancoazzurra. Caso, ultimo insormontabile baluardo della difesa biancoazzurra, appoggiava sulla sinistra a Piscedda, l'unico laziale romano de' Roma, di esterno sinistro il giovanotto fatto in casa pennellava una palla al centro dell'area molisana sulla quale si avventava, alzandosi come una molla a lungo trattenuta, Poli. Il suo colpo di testa era rapido come una fucilata. Bianchi, estremo difensore del Campobasso, tentava di allungarsi vanamente come un elastico, nel tentativo di ricacciarla fuori dalla porta. Un tentativo inutile. Era l'ottavo minuto della ripresa, era anche il minuto che sanciva definitivamente la salvezza della Lazio, sempre puntuale nel rispondere con pieno profitto negli appuntamenti che decidono. Per il Campobasso, che al 4' e al 6', prima del gol vincente biancoazzurro, era andato ad un soffio dalla realizzazione con Boito, che in entrambe le circostanze di testa spediva il pallone tra le braccia di Terraneo, era la capitolazione. Il suo arrembaggio finale, alla ricerca disperata del pareggio salvatore, era fumoso ed inconcludente anche perché la Lazio metteva da parte la sua storia e il suo antico lignaggio. Capiva che per condurre in porto l'importante vittoria doveva trasformarsi in una squadra di umili artigiani, spavaldamente votati alla lotta. Da Camolese, uno dei migliori, ad Acerbis, al pedalatore Pin si appiccicavano sugli avversari vestiti di rossoblu, impedendogli persino di respirare. Era la tattica giusta che costringeva il Campobasso alla resa incondizionata e a un triste capitombolo in serie C... processi permettendo.

Cara, vituperata serie B. Pronunciato il suo nome a mo' di oltraggio dagli spalti che si affacciano sui maggiori prosceni dell'italica pedata; retaggio per chi è caduto in bassa fortuna o per chi altro non chiede al dio pallone se non maschie tenzoni dal cosiddetto sapore provinciale. E per soffrire insieme ai propri beniamini, per sperare insieme a loro nella permanenza nella serie cadetta, si sono mossi in 40mila (soltanto 20mila secondo le cifre ufficiali) in direzione del San Paolo, una delle arene dove "serie B" risuona, appunto, come una delle maggiori bestemmie. Ma ieri, invece, è stato il giorno della sacralizzazione dell'anatema, per incitare le rispettive squadre e far ad esse guadagnare l'ultimo posto libero in serie B. In 25mila da Roma e provincia si sono incanalati lungo l'infuocata autostrada; in 10mila da Campobasso. Uno dei più massicci pellegrinaggi dalla storia della pedata, un esodo rumoroso, apparentemente scansonato nonostante la "gravità del momento", una coreografia dai forti toni biancoazzurri e rossoblù che fin dalla mattinata ha rianimato la deserta Napoli nella prima domenica di luglio. Ovviamente acceso il tifo sugli spalti, sostanzialmente corretto fuori dal San Paolo. Divisi da uno scrupoloso servizio d'ordine, i legionari laziali e molisani non hanno avuto modo di trovarsi a stretto contatto fisico. Il duello, insomma, è stato sostanzialmente dialettico, dalle opposte curve molisani e laziali hanno esposto i propri punti di vista non sempre tenendo presenti gli insegnamenti di Mons. Dalla Casa. Ma gli sbracamenti verbali, si sa, ormai sono tollerati anche nelle migliori famiglie.Nella domenica dei misurati insulti anche una ruffianeria. L'hanno tentata le tribù molisane: "Campioni, campioni", il saluto rivolto al Napoli in vacanza e "Campobasso tifa Napoli tifa Campobasso", lo striscione di ispirazione quasi sibillina (una virgola potrebbe mutarne il senso) esposto. Cuma, del resto, è vicina... La ruffianeria, tuttavia, ha riscosso scarso successo; il popolo del San Paolo era la mare, soltanto una modesta rappresentanza dei "Blue Lions" notata accanto ai tifosi del Campobasso nel giorno più lungo. Jekill degli spalti, laziali e molisani si sono scambiati gli stati d'animo al 52', quando Poli ha allontanato il fantasma della C per i suoi colori. Preoccupazione e fiducia hanno cambiato interpreti: i laziali hanno iniziato cantare, i molisani sono improvvisamente ammutoliti. Era, del resto, la domenica della sentenza: non permessi accomodamenti, qualcuno necessariamente al prezzo della trasferta avrebbe dovuto aggiungere quello della delusione. Ed è toccato ai molisani. Il Campobasso è scivolato in serie C, per i suoi sostenitori la delusione è stata grande. Ma, nonostante tutto, hanno trovato anche la forza di applaudire i propri beniamini e di chiederne le maglie. La sala stampa della questura non ha segnalato incidenti, sugli spalti e fuori laziali e molisani hanno vinto la partita della correttezza. Chi ha detto che il calcio è sempre più focolaio di violenza?.
Si brinda negli spogliatoi laziali, non si ha neanche la forza di parlare in quelli molisani. Eugenio Fascetti è il primo ad uscire, lo attendono penne e taccuini, microfoni, telecamere di televisioni di stato e private. E il demiurgo della Lazio parla tutto d'un fiato, le parole sono lo specchio del suo stato di grazia. "Questa volta - esordisce - penso che non vi sia alcuna lamentela da fare. Il Campobasso ha fatto quel che ha potuto, ma noi abbiamo ampiamente dimostrato di essere più forti. La Lazio, non dimentichiamolo è stata, del resto, la stessa squadra che aveva ottenuto quarantadue punti in campionato, nonostante l'handicap di nove punti. E' stata un'impresa quasi storica, la nostra. Non meritavamo gli spareggi, ma non fatemi parlare, proprio ieri ho pagato quattro milioni di multa". Sulla formazione mandata in campo, svela un retroscena Fascetti. "L'avevo già decisa martedì scorso, i fatti mi hanno dato ragione". Un pensiero, ovviamente, al pubblico. "I tifosi meritavano questa soddisfazione. Nella prossima stagione dovranno averne di maggiori". E, a proposito del prossimo campionato, una anticipazione. "Marino e Gregucci si alterneranno nei ruoli di libero e stopper. Sono maturi per farlo". Dall'esuberanza di Fascetti ai toni deamicisiani di alcuni altri protagonisti. Il libro Cuore lo apre Marino, indirizzati all'amico Oliva i suoi pensieri. "Dedico questa vittoria a Patrizio Oliva, un grande campione. Oggi avrei gustato in pieno la gioia se Patrizio avesse vinto. Invece sono triste, mi sento vicino a questo grande campione". Sull'altro fronte il tecnico Vitali è nello sconforto più profondo. "E' triste, è tutto molto triste". Anzivino, l'anziano difensore, interviene per consolarlo: "Mister, lei il suo campionato lo ha vinto". "Effettivamente - aggiunge Vitali - non ho nulla da rimproverarmi. Con me la squadra ha fatto ventuno punti in diciannove partite, tutto questo dopo che eravamo già dati per morti. Negli spareggi - dice ancora - ero certo che ci saremmo giocati le nostre carte. Rimane il rammarico per questa occasione mancata. Le recriminazioni sono inutili. Peccato soltanto per un miracolo che è stato mancato ma che era già stato fatto". L'eroe della giornata è Fabio Poli. Oggi ha segnato il suo quinto gol di quest'anno. "Ma quello contro il Campobasso - precisa - ne vale da solo tre o quattro. Nei momenti difficili - aggiunge Poli - la squadra ha dimostrato un grosso carattere. Dedico questa vittoria ai tifosi che sono stati davvero grandissimi". Poi dà uno sguardo al futuro. "Ho il contratto anche per il prossimo anno e dunque giocherò ancora per la Lazio. So che la società punta alla serie A, speriamo di non deluderla". E che la società abbia grandi progetti per il prossimo anno lo conferma il vicepresidente Giorgio Calleri. "Cercheremo di continuare a dare risposte sul campo - dice - per soddisfare questo meraviglioso pubblico. Inutile entrare nei particolari - aggiunge - lasciamo perdere le parole e cerchiamo di fare i fatti".

CLASSIFICA FINALE DEGLI SPAREGGI:Taranto 3 Lazio 2 Campobasso 1. 

Taranto e Lazio restano in Serie B mentre il Campobasso retrocede in Serie C.

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