Di Giampaolo Carboni.
Dopo oltre tre anni Matteo Trentin interrompe un digiuno tricolore che sembrava non finire mai e destinato a durare in eterno. L'ultimo italiano a vincere era stato Alessandro Petacchi nel 2010 (quarta tappa con arrivo a Reims): da allora oltre settanta frazioni passate cercando di trovare motivi di soddisfazione per qualche piazzamento, con l'unico largo sorriso per il podio di Nibali a Parigi lo scorso anno. Ora ci ha pensato questo ventiquattrenne di Borgo Valsugana, alla prima vittoria da professionista. Evidentemente, essere il terz'ultimo uomo di Cavendish nelle volate (sono anche compagni di camera), qualcosa gli ha insegnato. Perfetto il suo spunto nel rettilineo finale, dopo essersi abilmente 'nascosto' mentre il francese Simon inseguiva il suo sogno e gli altri non facevano che scattarsi in faccia per andarlo a riprendere. Un'uscita ai 200 metri a doppia velocità che non lascia scampo a nessuno. Da ciclista navigato più che da esordiente al Tour.La vittoria di Trentin arriva poi anche nel giorno in cui il Tour de France,la Grande Boucle celebra la propria storia. Lione infatti è stata la sede di arrivo della prima tappa nel 1903, con vittoria di Maurice Garin, il leggendario spazzacamino valdaostano naturalizzato, 'catturato' dai francesi. Tantissimi i campioni che hanno vinto sulle rive del Rodano, ma il mito appartiene ai tempi eroici: il lussemburghese François Faber vinse tre volte, la seconda arrivando al traguardo con la bici sulle spalle sotto una violenta grandinata. Assolutamente fuori taglia per l'epoca (era alto due metri), chiuse la sua vita romanzesca combattendo il primo conflitto bellico dopo aver scelto il fascino misterioso della Legione Straniera.
A proposito di personaggi, tra i diciotto fuggitivi se la palma del vincitore se la conquista Trentin, quella del più interessante è di Jens Voigt. Del 42enne tedesco si è detto tutto, aggiungiamo un dato statistico studiato dall'organizzazione del Tour: quella verso Lione è la corsa numero 303 in carriera. Insieme a lui, tra gli altri, uomini già appagati (Bakelandts è stato in giallo), delusi a caccia di rivincite (van Garderen), blasonati come l'allampanato Millar, e poi francesi e spagnoli, che restano però a digiuno di vittorie. Un percorso del genere, sette GPM (ma nessuno irresistibile), fa pensare più a Cunego che a Trentin, ma il veronese batte un colpo in ritardo: prende le ruote del campione d'Olanda Hoogerland, restano a lungo compressi tra battistrada e gruppo, ma il rientro è oggettivamente impossibile.Epilogo molto emozionante. Julien Simon, nome che più francese non si può, tenta la sortita sperando che gli inseguitori non trovino l'accordo. Trentin non lo vedi mai in prima persona ad inseguire: sta attento a non lasciare spazi (gergalmente 'buchi'). Ad abbattere il sogno di Simon ci pensano i passistoni Burghardt e van Garderen, oltre allo smaliziato svizzero Albasini, adatto per questo genere di finali. E' Talansky, l'unico interessato a rientrare in classifica, a tentare la volata lunga: Albasini coglie l'attimo e lo affianca, poi Trentin, brillante a dispetto della fatica fatta il giorno prima per far vincere capitan Cavendish. Corsi e ricorsi: nel 2003 nel Tour del Centenario, Petacchi aveva colto una delle sue tante vittorie, nella edizione numero 100 un promettente ragazzo italiano coglie la sua prima, indelebile.
"E' stata una giornata impressionante - spiega Trentin -. Siamo andati fortissimo, al rifornimento ho guardato il contachilometri e stavamo a tutta. Per fortuna poi il gruppo ha mollato e siamo andati regolari. Quindi ho fatto un po' il furbo, ieri con la squadra abbiamo fatto un lavoro immenso ed avevo il diritto di tirare di meno. Nell'ultima salita stavo per saltare per crampi e sono rientrato in cima, dove ho limato ancora. Non ho avuto il tempo di pensare, sono rimasto indietro e dopo non so come sono rientrato tra i primi. Avevo il vento in faccia, ho pensato che solo partendo ai 200 metri potevo fare una bella volata. Ho capito di aver vinto solo dopo aver superato Albasini".In chiusura uno sguardo alla generale, invariata alla vigilia del temuto assalto al Mont Ventoux. La maglia gialla Froome in salita ha dimostrato di averne più degli altri. Si sarà ripreso il britannico dalla lezione di tattica che gli ha dato Contador? Il ciclismo del resto è anche una questione di testa. La risposta su una montagna dove i bluff non sono ammessi.
ORDINE D'ARRIVO
1. Matteo Trentin (ITA/OPQ) 191,0 km in 4h15:11. (media: 44,9 km/h)
2. Michael Albasini (SUI/ORI) 0:00.
3. Andrew Talansky (USA/GRM) 0:00.
4. José Joaquin Rojas (ESP/MOV) 0:00.
5. Egoitz Garcia (ESP/COF) 0:00.
6. Lars Bak (DEN/LTB) 0:00.
7. Simon Geschke (GER/ARG) 0:00.
8. Arthur Vichot (FRA/FDJ) 0:00.
9. Pavel Brutt (RUS/KAT) 0:00.
10. Cyril Gautier (FRA/EUC) 0:00.
11. Julien Simon (FRA/SOJ) 0:00.
12. Jan Bakelants (BEL/RSH) 0:00.
13. Blel Kadri (FRA/ALM) 0:10.
14. Marcus Burghardt (GER/BMC) 0:10.
15. Imanol Erviti (ESP/MOV) 0:46.
16. Tejay Van Garderen (USA/BMC) 1:35.
17. Jens Voigt (GER/RSH) 4:31.
18. David Millar (GBR/GRM) 4:31.
19. Ian Stannard (ENG/SKY) 7:17.
20. Kanstantsin Siutsou (BLR/SKY) 7:17.
21. Peter Kennaugh (IDM/SKY) 7:17.
22. Chris Froome (GBR/SKY) 7:17.
CLASSIFICA GENERALE
1. Chris Froome (GBR/SKY) 55h22:58.
2. Bauke Mollema (NED/BKN) a 2:28.
3. Alberto Contador (ESP/SAX) 2:45.
4. Roman Kreuziger (CZE/SAX) 2:48.
5. Laurens ten Dam (NED/BKN) 3:01.
6. Jakob Fuglsang (DEN/AST) 4:39.
7. Michal Kwiatkowski (POL/OPQ) 4:44.
8. Nairo Quintana (COL/MOV) 5:18.
9. Jean-Christophe Péraud (FRA/ALM) 5:39.
10. Joaquim Rodriguez (ESP/KAT) 5:48.
11. Daniel Martin (EIR/GRM) 5:52.
12. Andrew Talansky (USA/GRM) 5:54.
13. Cadel Evans (AUS/BMC) 6:54.
14. Michael Rogers (AUS/SAX) 7:28.
15. Andy Schleck (LUX/RSH) 8:32.
16. Maxime Monfort (BEL/RSH) 10:16.
17. Alejandro Valverde (ESP/MOV) 12:10.
18. Rui Costa (POR/MOV) 14:22.
19. Daniel Navarro (ESP/COF) 14:50.
20. Sylvain Chavanel (FRA/OPQ) 14:57.
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