lunedì 1 luglio 2013

L'AVVOCATO ALTEA "DROGA?NON C'ENTRO" (13/06/2013)

Di Mauro Lissia.

Ha ribattuto colpo su colpo Corrado Altea, l’avvocato originario di Arbus indagato per associazione a delinquere in traffico di stupefacenti nell’inchiesta che ha condotto all’arresto di Graziano Mesina e di altre 25 persone. Prima ancora che il gip Giorgio Altieri gli chiedesse se fosse disposto a rispondere alle domande, il legale - che era assistito dal collega Giuseppe Duminucu, del foro di Monza - ha fatto capire di volersi difendere sostanzialmente da solo, confidando nella propria esperienza professionale. Così nell’arco di quattro ore di colloquio ha respinto ogni addebito contenuto nell’ordinanza firmata da Altieri su richiesta del pm Gilberto Ganassi, soffermandosi con puntiglio sui dettagli. Una difesa serrata, convinta, rivolta a respingere ogni contestazione per affermare la propria totale estraneità alle vicende ricostruite nelle 150 pagine del provvedimento. Vicende che a leggere l’ordinanza avrebbe vissuto da protagonista perché - secondo il gip - Altea aveva «il compito di provvedere ai pagamenti delle partite di droga, a tenere i contatti tra gli associati, abusando anche della sua qualità di avvocato e di porre in essere ogni altra condotta strumentale alla prosecuzione del traffico illecito, come trovare nuovi corrieri per il trasporto della droga o avvisare i complici calabresi del ritrovamento delle microspie nella vettura in uso a Gigino Milia». Al contrario degli altri personaggi coinvolti sul fronte cagliaritano dell’inchiesta giudiziaria, Altea non si è sottratto alle domande del giudice, negando con forza di aver intrattenuto rapporti con gli indagati che non fossero professionali. Agli atti dell’inchiesta si trovano immagini, filmati e soprattutto intercettazioni ambientali e telefoniche che sembrano confermare le conclusioni categoriche raggiunte dal gip Altieri nell’ordinanza: c’è Altea che va tre volte in carcere a trovare lo spacciatore cagliaritano Antonio Mascia, nelle vesti di difensore, per farsi rivelare il nascondiglio di un pacco di droga e ad accompagnarlo in almeno un’occasione è quel Gigino Milia che la Dda indica come il burattinaio di uno dei due filoni del traffico, l’altro per l’accusa è Mesina. Poi c’è Altea che - secondo il giudice - propone a Mesina di mettersi in contatto diretto coi narcos colombiani e c’è una sequenza di viaggi in cui - sempre secondo le tesi sostenute dall’accusa - il legale cagliaritano si muove negli ambienti del traffico di droga nelle vesti dimesse del corriere. La prima telefonata tra Altea e Mesina è quella del 13 giugno 2009 e a seguire risultano agli investigatori una serie di incontri tra il legale e il bandito di Orgoloso. Per quanto il contatto più frequente per Altea sia Gigino Milia, personaggio sicuramente legato agli ambienti del traffico di stupefacenti. Milia peraltro sembra non voler prendere mai un aereo senza prima aver parlato con Altea, che sembra assumere il ruolo del consulente per ogni affare. Il legale però, prima ancora di aver visto l’intero carteggio delle conversazioni intercettate e trascritte, ha scelto di difendersi attaccando. Così alla fine l’esame di garanzia sostenuto ieri col gip Altieri potrebbe fornire nuove tracce investigative e comunque indurre la Dda a disporre verifiche. Nei prossimi giorni sarà sentito Vinicio Fois.

(Da "La nuova Sardegna")

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