giovedì 8 agosto 2013

SFIORATA LA TRAGEDIA ALL'ARDIA A PIEDI (21/07/2013)

Di Elia Sanna e Maria Antonietta Cossu.

Alle sette del mattino c’è un’Ardia da correre, questa volta è a piedi. Tutti sono pronti per la gara, le linee irregolari del selciato appaiono e scompaiono sotto l’incessante calpestio dei corridori che cominciano a radunarsi nella piazza parrocchiale. Sono da poco trascorse le sette, gli abitanti di Sedilo sono in fermento dall’alba. Ma mentre in paese si respira un clima di festa, sotto l’arco di San Costantino si sfiora il dramma. Un fantino e il suo cavallo sono rovinati a terra con gravi conseguenze per l’uomo. Tuttavia della notizia non arriverà neppure l’eco in paese, che il corteo lascerà solo dopo le 7,30 per dirigersi al santuario.Come spesso accade, uno dei cavalieri, ignorando l’ordinanza del sindaco è sceso al galoppo da “su frontigheddu” e ha urtato il muretto di cemento finendo la rovinosa corsa, per sua fortuna, su un cumulo di terra. Emilio Marredda, 61 anni, responsabile dell’ufficio tecnico di Aidomaggiore è ora ricoverato in prognosi riservata al San Martino di Oristano. Si teme che abbia riportato anche qualche lesione interna. L’incidente, che innescherà sicuramente nuove polemiche, è accaduto poco dopo le 7 e 30. I cavalieri, una ventina in tutto, si sono ritrovati davanti al santuario e alla spicciolata sono scesi da “su frontigheddu”. Alcuni, tra i quali Emilio Maredda, hanno ignorato il divieto di lanciare i cavalli al galoppo per esibirsi nella corsa spericolata nonostante per ben due volte i carabinieri di Ghilarza avessero chiuso il cancello che immette al santuario. Solo dopo l’arrivo della ambulanza è stato dato il via libera.Emilio Marredda è voluto scendere ugualmente al galoppo nonostante le proteste di alcuni paesani. Il cavallo ha scartato improvvisamente e invece di imboccare l’arco di San Costantino ha urtato il muretto. Il cavaliere è stato disarcionato ed è caduto pesantemente su un cumulo di terra che ha attenuato per fortuna l’impatto. II medici, a Ghilarza e poi a Oristano, hanno accertato le fratture al bacino e il trauma toracico. I carabinieri di Ghilarza, sotto le direttive dal capitano Alfonso Musumeci, hanno richiesto gli accertamenti necessari per escludere che il fantino avesse fatto consumo di alcol. Se risultassero positivi Emilio Marredda verrà denunciato anche per maltrattamento di animali in quanto ha messo a repentaglio l’incolumità del cavallo, così come stabilisce la legge Martini.La vera festa , la corsa a piedi, prosegue fino a quando il sole è già alto e il drappello di corridori ripercorre a ritroso il tragitto dalla chiesa urbana al sagrato del santuario campestre per riconsegnare le insegne del taumaturgo bizantino. Il primo alfiere ha appena messo il sigillo a un’Ardia d’autore imponendo la sua supremazia su centinaia di inseguitori. Una folla sterminata fatta di giovani, adulti, bambini che ieri mattina ha circondato l’ingresso della canonica in attesa che il parroco impartisse la benedizione e consegnasse gli stendardi ai vessilliferi. Una scarica di fucilate interrompe la sacralità di quel momento e il corteo muove verso l’anfiteatro. Un uomo solo al comando, giovane ma determinato a meritare l’investitura che aveva chiesto due anni fa per sciogliere un voto. Alberto Piras cammina davanti alla fanteria impugnando saldamente la sua bandiera giallo-oro. Procedono al suo fianco la seconda bandiera, Marco Vargiolu, e la terza, Matteo Pireddu. Nessuno tradirà le aspettative. Lo si intuisce dalle prime fasi della corsa, quando al segnale impartito sul cocuzzolo di Su Frontigheddu le pandele si lanciano senza remore giù per la discesa. In rapida sequenza oltrepassano l’arco di San Costantino, affrontano la salita che spezza gambe e fiato alle centinaia di persone che si sono riversate sul tracciato. Il capocorsa e i suoi guardaspalle riescono a tenere testa agli inseguitori che militano nelle postazioni più avanzate. In mezzo alla bolgia le scorte continuano l’incessante opera di dissuasione. Il bastone dal drappo rosso è un valido deterrente, ma nonostante le percosse sos ispuntigliadores tentano a più riprese di sfondare la barriera difensiva. Le pandele resistono e respingono ogni assalto fino a guadagnare il pianoro dominato dal santuario. Attorno all’edificio di culto compiono tre giri votivi. Ora il serpentone umano procede a un’andatura più lenta. Gli alfieri si protendono verso i pellegrini che chiedono di toccare i vessilli. Passano i minuti e arriva il momento di far quadrare il cerchio: con una mossa repentina Alberto Piras spicca un balzo in avanti per lanciarsi a tutta velocità lungo il ripido sentiero che curva a Su Forte formando un angolo retto per stemperarsi a Sa Muredda. Vola su quel tracciato Alberto Piras, tallonato dalle pandeleddas e rincorso dall’ esercito pagano. Corre, mettendo tra sé e gli antagonisti la certezza di aver adempiuto con onore al dovere di una prima pandela. «E’ l’Ardia che desideravo fare e mi ha regalato una grande emozione» ha commentato il capocorsa, raggiante. La scena è tutta per lui ma Alberto Piras rende merito ai gregari e alle scorte. «Siamo felici di aver fatto una buona prova – hanno detto Marco Vargiolu e Matteo Pireddu – Ma soprattutto di aver ripagato la fiducia della prima pandela e di averlo accompagnato in questa esperienza».

(Da "La Nuova Sardegna")

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