domenica 25 maggio 2014

SPECIALE ELEZIONI EUROPEE,REGIONALI ED AMMINISTRATIVE (25/05/2014)

Di Giampaolo Carboni.
ELEZIONI EUROPEE

AUSTRIA



Fpoe, il partito fondato negli anni novanta dal defunto leader Haider ha visto raddoppiare i consensi raccolti in occasione della consultazione elettorale europea. Boom degli euroscettici: i popolari Oevp restano al primo posto con il 27,1% (meno due per cento circa), i socialdemocratici Spoe stabili al 23,8%, mentre il grande vincitore è il partito di destra euroscettico Fpoe, terzo con il 20,1% (+7,2%) che raddoppia i seggi da 2 a 4. Per il suo leader, Heinz-Christian Strache, si tratta di uno “straordinario successo”. “Da dieci anni vinciamo una elezione dopo l’altra e oggi siamo sopra il 20%. Un risultato che i nostri avversari non potranno certo ridimensionare”, ha detto. Si tratta del partito che vuole limitare l’accesso degli immigrati in Austria, proponendo anche un’uscita dagli accordi di Schengen. In un’intervista rilasciata in campagna elettorale Strache ha sostenuto che se non vi sarà una svolta in Europa, il suo partito sarà favorevole a un referendum per chiedere agli austriaci se restare oppure no nell’Ue. Buon risultato dei Verdi al 14,6% con il risultato di questi ultimi che soddisfa la loro candidata alla guida della Commissione Ska Keller.

BELGIO 



Erano ventuno i seggi in palio oggi in Belgio per il Parlamento Europeo: stando ai primi risultati delle urne si affermerebbero i nazionalisti fiamminghi che sarebbero l’unico partito belga ad aggiudicarsi quattro seggi. Tre seggi, invece, andrebbero ai socialisti francofoni del premier Elio Di Rupo. Tre seggi anche ai liberali valloni del Mr e i conservatori fiamminghi del Cd&v. L’estrema destra fiamminga del Vlaams Belang, invece, dai risultati dello scrutinio per le Europee otterrebbe un solo seggio. Il giorno dopo le elezioni europee è la stessa Bruxelles a tremare. Il premier socialista Elio Di Rupo ha presentato le dimissioni del suo governo: la decisione è seguita ai risultati delle elezioni politiche che in Belgio si sono svolte domenica in concomitanza con le Europee. Elezioni nazionali che hanno dato, come nel 2009, un risultato di apparente ingovernabilità: con un Paese spaccato in due fra il Nord fiammingo (dove hanno trionfato gli indipendentisti) e il Sud vallone, dove i socialisti di Di Rupo restano prima forza, ma in calo.

BULGARIA



Trionfo del centro destra, forte delusione per la sinistra, sconfitti gli ultranazionalisti: questi i risultati, a giudicare dal conteggio parallelo delle agenzie demoscopiche, delle elezioni europee in Bulgaria per i 17 seggi che spettano al paese balcanico nel parlamento europeo. Numeri alla mano, il partito conservatore Gerb dell'ex premier Boyko Borissov è il primo con il 30% dei voti e sei seggi. Segue il partito socialista Bsp con un deludente 18,5% e 4 seggi, quasi alla pari con il partito della minoranza turca Movimento per diritti e libertà Dps, che ottiene il 18,4% dei voti e 4 seggi. Al quarto posto figura la coalizione guidata dal neopartito 'Bulgaria senza censura' con il 10,4 per cento e due seggi. Un eventuale quinto protagonista, secondo la Gallup International, sarebbe il Blocco riformista, alleanza di partiti di centrodestra, che per adesso ottiene il 6% (5,88% è la soglia per entrare nel parlamento europeo) con un seggio. Le percentuali, anche se non ancora definitive, dimostrano che la Bulgaria invia a Strasburgo soltanto partiti filo europeisti e chiude nell'armadio le formazioni ultranazionaliste, come Ataka, che arriva appena al 4% dei voti. Ma i bulgari hanno lanciato oggi un monito all'Ue: l'affluenza alle urne ha toccato il minimo storico del 35% degli elettori. Sono in molti gli analisti che interpretano il numero come un segno di disillusione nei valori dell'Europa unita, dopo l'entusiasmo dell'ingresso della Bulgaria nell'Ue nel 2007. Le europee si sono svolte sullo sfondo di una latente instabilità politica, di stallo economico e di un crescente malessere sociale. Il governo di Plamen Oresharski, al potere dal maggio 2013, dopo le elezioni anticipate, con il mandato del Bsp in coalizione con Dps, e con il tacito appoggio di Ataka, e' stato contestato per diversi mesi in piazza. Un governo che, nonostante le promesse, non è riuscito a combattere la corruzione, la criminalità e l'arbitrio dei monopoli che dominano nel paese balcanico. Dopo il successo elettorale, il leader di Gerb, Boyko Borissov, che aveva vinto le parlamentari nel 2013 ma non era riuscito a formare un governo, è stato categorico: "Oresharski dovrebbe dimettersi domani stesso per poter passare ad elezioni anticipate". E arrivano tempi difficili per Serghei Stanishev, leader del Bsp e del Partito socialista europeo: il suo elettorato, nella maggior parte filorusso, lo ha oggi punito per la posizione in appoggio dell'Ue sulla crisi ucraina. La vittoria del Gerb e la sconfitta del suo rivale, Bsp, di sicuro preannunciano un'estate 'rovente' in Bulgaria, e molto probabilmente elezioni anticipate in autunno.



CIPRO


Flessione contenuta nell'isola cipriota per il partito al governo con il Raggruppamento Democratico che si aggiudica le elezioni con il 37,7 % mentre il Partito Progressista dei Lavoratori,voce dell'esecutivo,cala sino al 26,9 %:entrambi avranno due seggi al Parlamento Europeo. Segue il Partito Democratico al 10,8 % (un seggio) poi il Movimento dei Socialdemocratici al 7.7 %,ultimo dei partiti a mandare propri rappresentanti a Strasburgo. Altri risultati minori ma comunque rilevanti son dati dall'Alleanza dei cittadini al 6,7 % e dal Messaggio di Speranza al 3,8 %.

CROAZIA



Con un affluenza alle urne bassissima, poco oltre il 25%, la Croazia (al suo primo voto europeo) si mostra essere un paese euroscettico nonostante il recente ingresso nell’Unione. Ad ogni modo vince il centrodestra dell'Unione Democratica Croata con il partito conservatore, legato ai Popolari europei, Unione Democratica Croata ottiene il 41,39% dei voti, mentre la coalizione Sdp e Hns (Socialisti Europei ed Liberali di Alde) conquista un onorevole 29.79%.

DANIMARCA



Boom degli euroscettici nel paese nordico. Secondo i dati definitivi di questa tornata elettorale l'estrema destra del Danish People Party è divenuto il primo partito con il 26,1% dei voti (nel 2009 ottenne il 15% dei voti). Secondi i socialisti con il 19,01% e terzi i liberali con il 17,2% delle preferenze.

ESTONIA



Nel piu piccolo dei tre Paesi baltici nonché una delle nazioni meno popolate di tutta l'Unione Europea, ha trionfato la forza al governo: il Partito delle Riforme, la formazione del premier, Taavi Rõivas, ha ottenuto l'appoggio del 35,4% e ha ottenuto dei dei sei deputati che rappresentano l'ex repubblica sovietica nell'Ue. I rimanenti sei seggi se li divideranno il partito Centrista (32,6%), i democristiani dell'Irl (20,3%), i socialdemocratici (19,8%) ed il deputato indipendente Indrek Tarand (4,5%). L'affluenza in Estonia ha superato lievemente il 43%.

FINLANDIA



In testa il partito popolare del Kk 22,7% seguiti dai liberali di SK (21,0%). Terzi i socialisti di Ssp (13,6%). Solamente quarti,e quindi con un risultato certamente deludente rispetto a quelle che erano le aspettative pre-elettorali,gli euroscettici 'Veri finlandesi' (12,8%).

FRANCIA



Per la prima volta il Front National di Marine Le Pen è il primo partito: straccia gli avversari della destra Ump e distacca in modo clamoroso il partito del presidente francese François Hollande crollato sotto il 15%. La gauche di governo, guidata dal premier Manuel Valls, è allo sbando. Il presidente Hollande, alla seconda disfatta consecutiva dopo le amministrative dello scroso marzo, ha convocato per la mattina di lunedì 26 maggio all'Eliseo una riunione di crisi per rispondere alla Le Pen che chiede «solennemente» di sciogliere il parlamento e di convocare nuove elezioni. A Nanterre, storica sede del Front National, all'annuncio degli exit poll, alle venti spaccate, è esploso un boato di gioia. Champagne, abbracci, commozione e lacrime. E poi le note della Marsigliese, davanti a oltre duecento giornalisti francesi e della stampa internazionale. Mai visti così tanti da queste parti. 
Tutti in attesa che arrivasse lei, l'agguerrita paladina della lotta contro la casta di Parigi e Bruxelles: «Marine! Marine! Marine!», scesa dal suo studio del primo piano una ventina di minuti dopo, tubino azzurro e tacchi a spillo con la borchia dorata e scortata da un rigoroso servizio d'ordine con la spilletta 'Onore e fedeltà'. «Il popolo sovrano ha scelto di riprendere in mano il proprio destino», ha esultato. Due minuti di discorso con le lacrime agli occhi, per ringraziare i francesi e tuonare, l'ennesima volta contro centrodestra e centrosinistra che hanno contribuito al 'fallimento' del Paese e allo strapotere della tecnocrazia Ue. Il primo ministro Valls? «Se è un uomo d'onore lasci il suo posto».

GERMANIA



La Cdu di Angela Merkel ha perso il 2% ma rimane il primo partito con il 35,5% dei voti che gli garantiscono 29 seggi. Sale invece del 6,5%, rispetto al 2009, l’Spd guadagnando il 27,3% delle preferenze e 27 seggi. I veri vincitori delle elezioni sono però gli euroscettici e tutti i piccoli partiti che, grazie alla decisione della Corte costituzionale tedesca che ha abolito la soglia di sbarramento, avranno una rappresentanza in parlamento. Gli euroscettici di Alternative fur Deutschland (AfD) sono i ‘vincitori morali’ con il 7%. Un risultato eccezionale per un partito nato lo scorso febbraio a partire dall’idea dell’eliminazione della moneta unica che ora potrà contare su ben 7 europarlamentari. Buono il risultato dei verdi che raggiungono il 10,7% (11 seggi) e quello di Die Linke. Il partito di sinistra ha ottenuto il 7,40% dei voti (7 seggi). Festeggiano anche i ‘pirati’ del Piratenpartei che con l’1,4% hanno ottenuto l’elezione di un parlamentare. Stessa sorte per l’Npd, il partito neonazista tedesco (1%) che entrerà così, per la prima volta, nel Parlemanto europeo. Un risultato quello dell'Npd che realizza i timori di tutti quelli che si oppongono all'eliminazione della soglia di sbarramento. Questo sistema, secondo loro, è stato fino ad ora l'unico argine all'ingresso dei partiti estremisti nel Bundestag. La frammentazione dei partiti è infatti storicamente ritenuta una delle cause della crisi della Repubblica di Weimar e dell’ascesa al potere del nazismo.

GRECIA



Alexis Tsipras ed il suo partito di sinistra Syriza diventa la prima formazione politica in Grecia alle elezioni europee, ma il vero trionfatore si chiama Alba Dorata e questa non è una buona notizia per nessuno. Né per Tsipras, né per il premier Antonis Samaras, che guida il sempre più fragile esecutivo di salvezza nazionale, e nemmeno per l’Europa. La formazione neo nazista e xenofoba ha conquistato il 9,3% dei consensi, oltre due punti percentuali in più delle politiche del 2012, unico partito a segnare un aumento così marcato nelle preferenze. Se si conta che in ottobre il suo gruppo dirigente è stato arrestato con accuse infamanti come omicidi, aggressioni, tentato colpo di Stato, si tratta di un risultato a metà fra il lo stupefacente e l’inquietante. La Grecia questo fine settimana ha affrontato pure il secondo round del voto amministrativo e anche in questo caso i candidati di Alba Dorata, pur non essendo arrivati al ballottaggio finale, hanno fatto registrare performances fin troppo rassicuranti. A pesare sul successo della formazione xenofoba ci sono sicuramente le conseguenze dei pacchetti di austerity votati dal governo Samaras e che hanno impoverito il Paese. Ma non basta a spiegare un fenomeno politico che ormai è sempre più radicato in alcune zone, come quelle ad alta intensità di immigrazione e fasce sociali, primi fra tutti gli ambienti vicini alla polizia, un vero e proprio serbatoio di voti, per l’organizzazione, secondo alcuni osservatori del Paese un vero e proprio braccio armato di Alba Dorata nelle operazioni di contro del territorio a scapito di immigrati e oppositori politici Nea Demokratia, il partito del premier Samaras, chiude con un 22,7%, quasi sette punti sotto rispetto al voto del 2012. Una batosta per il primo ministro, che paga in prima persona l’impopolarità delle sue manovre di austerity, ma che può sempre vantare un risultato migliore dei socialisti del Pasok, che con l’8% passa da grande forza politica del Paese a ormai poco più di un prefisso nella politica greca.

IRLANDA



E' il partito di sinistra ed indipendentista Sinn Fein ad avere la meglio nella tornata elettorale irlandese che,per effetto dell'ingresso nell'Unione Europea della Croazia,assegnava due seggi in meno nel paese. Ventiquattro per cento per il primo partito della nazione in questa consultazione elettorale che si rifà a Strasburgo ai valori del Partito Popolare Europeo.

ITALIA



61588 le sezioni elettorali di queste elezioni europee in Italia. Il voto va espresso tracciando un segno sul simbolo del partito prescelto. Si possono esprimere fino a tre preferenze (di cui una di genere diverso) scrivendo nome e cognome o solamente il cognome del candidato prescelto). Questi i risultati partito per partito:

Partito Democratico 40,8 % (
11172861 voti)

Movimento 5 Stelle 21,2 % (
5792865 voti)

Forza Italia 16,8 % (
4605331 voti)

Lega Nord 6,2 % (
1686556 voti)

Nuovo Centro Destra-Unione Di Centro 4,4 % (1199703 voti)


L'altra Europa-Lista Tsipras 4,0 % (1103203 voti)


Fratelli D'Italia-Alleanza Nazionale 3,7 % (1004037 voti)


Green Italia-Verdi Europei 0,9 % (245443 voti)


Scelta Europea con Guy Verhofstadt (Scelta Civica,Centro Democratico,Fare per fermare il declino) 0,7 % (196157 voti)


Italia Dei Valori 0,6 % (179693 voti)


Südtiroler Volkspartei 0,5 % (137448 voti)


Io Cambio-Maie (Movimento Associativo Italiani all'Estero) 0,2 % (48450 voti)


LE REAZIONI PARTITO PER PARTITO



PARTITO DEMOCRATICO

"L'Italia c'è e non si rassegna, non si spaventa di fronte alle minacce. E' un Paese migliore di quel che pensiamo, è più forte delle paure che l'attraversano e adesso è in grado di incidere in Europa". Matteo Renzi, in conferenza stampa a Palazzo Chigi, commenta con parole decise e tono misurato, la storica vittoria alle elezioni europee del Pd, che chiude a 40,8%, doppiando di fatto il M5s. "Si è trattato di un voto di speranza straordinario, non di un referendum sul governo", chiarisce il premier, anche se, di fatto, ha avuto la legittimazione che cercava. E non manca di sottolineare che il Pd è il primo partito del gruppo S&D, l'area socialdemocratica europea, e ha ottenuto più seggi della Spd tedesca (31 a 27), il partito di Martin Schulz. Poi ironizza: "Qualcuno mi ha rinfacciato che ho festeggiato poco - continua Renzi - ma preferisco mantenere il senso della realtà. Ora non c'è più tempo per rinviare le riforme, non ci sono più alibi. Vogliamo arrivare al 1° luglio (giorno di inizio del semestre europeo a guida italiana, ndr) con umiltà, responsabilità e precisione". "Il risultato di stanotte ci suggerisce - aggiunge il premier - che il cambiamento che abbiamo promesso deve arrivare in tempi ancora più veloci di quelli prospettati". E conclude: "Il fatto che il 40% di italiani abbia espresso per la prima volta la propria fiducia in un partito di centrosinistra significa che è stato dato alla speranza il doppio dei voti rispetto alla rabbia". Quanto alle ripercussioni del voto sugli equilibri politici interni e sull'intesa con Forza Italia sulle riforme, Renzi ha la certezza che il voto non cambierà le intese sull'Italicum: "Sono sicuro- spiega - che Forza Italia non abbandonerà il percorso fatto fin qui". Sul flop dei Cinque Stelle, aggiunge: "Mi auguro che il risultato apra una riflessione seria all'interno del M5s". E invita i grillini a dimostrare "buona volontà" e a partecipare al tavolo delle riforme: "Noi siamo convinti che la nuova legge elettorale deve essere una grande riforma da scrivere insieme".Rispetto, poi, alla vittoria in Francia del Front national di Marine Le Pen, il presidente del Consiglio ci va cauto: "Oggi sentirò Hollande - annuncia - ma non immagino un asse Germania-Italia contro la Francia", ribadendo che il voto italiano dà un segnale straordinario all'intera Europa: "Vogliamo cambiare l'impostazione, non le regole", spiega. E aggiunge: "La questione è che nessuno stato dell'Ue si salva da solo dalla crisi. Tutte le volte che ho parlato con Merkel ho trovato affetto profondo verso il nostro Paese e la volontà di uscire insieme da una situazione. Io sono decisamente ottimista". "La rottamazione non è finita, direi che può iniziare", continua Renzi, "il Pd può essere la terza via tra populisti e restauratori". E chiarisce di non avere nessuna intenzione di andare al voto prima del tempo: "Nessun voto anticipato, vogliamo rispettare la naturale scadenza della legislatura nel 2018. Gli italiani adesso vogliono vedere dei risultati, non tornare a votare. E noi non molliamo su nessuna riforma". Ad esempio, dopo il varo del decreto, la riforma del lavoro "va accelerata" con l'approvazione del ddl delega" perchè, sostiene Renzi, "su questo punto giochiamo larga parte della nostra credibilità internazionale". E sottolinea che "il dl Poletti ha salvato posti di lavoro". Infine, ringraziando i suoi per l'impegno nella campagna elettorale, conclude: "Il bello deve ancora cominciare, la sfida parte adesso".

MOVIMENTO 5 STELLE

Una pugnalata al cuore. Mima il gesto di un coltello nel petto Grillo all'indomani della sconfitta elettorale che ha visto il M5S attestarsi secondo partito al 21.1, quasi venti punti sotto il Pd, con due milioni e mezzo di voti in meno rispetto alle elezioni politiche del 2012. Nel silenzio totale dei parlamentari grillini (annullata la conferenza stampa) tocca soltanto a Grillo parlare dopo la sconfitta. La mattinata trascorre nel silenzio, poi sul suo blog, (per diverso tempo irraggiungibile) appare un ringraziamento ai 5.804.810 elettori dei Cinque Stelle con la celebre «If» di Kipling. E’ ormai pomeriggio quanso arriva un tweet che cita De Andrè e fa capire che Grillo non ha alcuna intenzione di arrendersi e ritirarsi, (in Retegli avevano ricordato la sua «promessa» in campagna elettorale): «Verremo ancora alle vostre porte e grideremo ancora più forte - twitta citando il Sessantotto della “Canzone di maggio” di De Andrè. Pochi minuti ed ecco il videomessaggio sul blog nel quale Grillo sfrutta il mestiere di comico consumato per arginare l’amarezza sua e dei suoi. Usa l’ironia su se stesso e su Casaleggio, ma promette che il M5s continuerà e alla fine vincerà. Risponde alle prese in giro affermando che il successo del M5S è solo questione di tempo, che questa volta ha deciso «l’Italia dei pensionati che non vogliono cambiare» e che comunque quella del M5S non è una sconfitta: «Siamo lì...». «Adesso ci state prendendo in giro. Vi capisco - dice il comico nella sua clip - . Mettete proprio il coltello nella piaga. Abbiamo perso. Non è una sconfitta, siamo andati oltre la sconfitta. #vinciamopoi, sì #VinciamoPoi. Abbiamo il tempo dalla nostra, è ancora presto». Ma dà anche sfoggio della sua ars comica: «Ora Casaleggio è in analisi per capire...» . E poi «State tranquilli, vincono loro,... intano io mi prendo un Maalox, non si sa mai. Casaleggio, ne ho uno anche per te...». Ed intanto il popolo dei social sfotte ed anche nelle librerie il libro nefasto "La voce dei 5 Stelle Vinciamo Noi" viene subito scontato per liberarsene (VEDI FOTO SOTTO).
FORZA ITALIA 

Volti abbatanza scuri e poca voglia di rilasciare commenti. Nella sede di Forza Italia l'aria è tesa. Certo, nessuno Silvio Berlusconi in testa, si aspettava i numeri delle scorse politiche, ma i primi dati reali che attestano il partito al di sotto del 17% lasciano quasi senza parole. Ci sarà tempo per fare una riflessione più approfondita, ma i primi commenti a caldo che arrivano dai big del partito vanno in un'unica direzione: «Abbiamo pagato l'assenza di Berlusconi che ha combattuto come un leone ma ha dovuto fare una campagna elettorale senza poter fare comizi in tutte le Regioni. Ci aspetta un grande lavoro di rilancio del partito», dice Maria Stella Gelmini a cui fa eco anche Deborah Bergamini che non esita a parlare di «anno orribile» per Forza Italia che paga per una «condanna ingiusta» subita dall'ex capo del governo impossibilitato a fare una campagna elettorale in prima persona. Questo, a sentir parlare la responsabile comunicazione di Fi, ha portato gli elettori azzurri, «che non sono militarizzati», lontano dalle urne. L'esito del voto, stando almeno alle prime prese di posizione ufficiali, non porterà ad un atteggiamento diverso di Fi nei confronti del governo. Lo aveva ribadito l'ex premier e lo mettono in chiaro anche i big azzurri con particolare riferimento alle riforme: «Se sono buone i nostri voti non mancheranno» è il leit motiv. Da Arcore si guarda già oltre. Mercoledì il Cav farà il punto con lo stato maggiore del partito, ma certo con i più fedelissimi ci sarà tempo già nelle prossime ore per fare una prima analisi del voto e delle contromosse da mettere in campo. Il Cavaliere aveva parlato già di «rinnovamento» profondo del partito ed il tracollo elettorale potrebbe essere l'occasione buona per dare una scossa magari con una mossa a sorpresa come l'annuncio di far scendere in campo sua figlia Marina. Altro punto all'ordine del giorno è quello della riunificazione del centrodestra con uno sguardo particolare ad Angelino Alfano: «Devono riflettere e tornare nel centrodestra se non vogliono stare in bilico sul 4%» è il monito del vice presidente del Senato Maurizio Gasparri che tra l'altro consiglia di non pagare più i sondaggisti ai media visti "i numerosi errori ad ogni tornata elettorale". Più esplicito Paolo Romani, capogruppo di Fi al Senato che ipotizza l'apertura di «un cantiere del centrodestra».

LEGA NORD

La Lega Nord è resuscitata alle Europee. «Ci davano per morti e invece ci siamo e a quanto pare saremo il quarto partito», ha commentato l'europarlamentare Matteo Salvini a spoglio ancora in corso. La percentuale di voti della Lega Nord, accreditata di un consenso attorno al 6,5%, è più bassa rispetto al 10,9% di cinque anni fa, ma è ben sopra la soglia del 4%, superata di poco appena nel 2013 alle Politiche. ESalvini può già dire di aver dato un nuovo slancio al movimento alle elezioni Europee. Le sue prime elezioni da segretario, combattute al grido di basta euro e stop all'immigrazione, temi che hanno cementato il patto con Marine Le Pen e gli altri euroscettici del cui successo in via Bellerio vanno orgogliosi. Martedì 27 e mercoledì 28 Salvini è atteso a Bruxelles per discutere con la leader del Front National e gli altri la costituzione di un grande gruppo al Parlamento Ue, un'alleanza nazional-populista che si opponga all'espansione dell'Unione e ai due gruppi principali, i Socialisti e i Popolari accusati di aver già pronte le larghe intese. «Viene fuori una bella truppa d'assalto» ha osservato il segretario del Carroccio, che resta eurodeputato. «Ci sarà qualcuno che stanotte a Bruxelles e Berlino non dormirà. L'euro non esiste più, andremo a Bruxelles a riportare in Italia le competenze». Del resto, per Salvini il voto delle Europee «è l'inizio della fine di quest'Europa, ne costruiremo un'altra». 
La Lega di Salvini ha dunque agganciato l'ondata euroscettica continentale, che le dà una collocazione importante al parlamento di Strasburgo ma che ha inaugurato anche una nuova strategia, di fatto 'movimentista', nel panorama italiano. Dove per il momento il segretario federale non vede la possibilità di nuove alleanze.

NUOVO CENTRODESTRA-UNIONE DI CENTRO

Per il Nuovo centrodestra la lunga notte dopo gli esami, come li aveva definiti il coordinatore nazionale Gaetano Quagliariello, inizia alle 23 con i primi exit poll. E arriva subito la doccia fredda per il partito di Angelino Alfano che vede messo in discussione quello che era definito l'obiettivo minimo, il superamento della soglia di sbarramento del 4% per accedere agli scranni di Bruxelles. Un dubbio che il presidente di Ncd Renato Schifani vuole subito spazzare via a pochi minuti dagli exit poll: «La soglia per noi non sarà un problema, in Europa stanno vincendo i partiti anti-euro. La maggioranza di governo terrà, al contrario di quanto sta succedendo in Francia. Sono convinto che il Movimento 5 Stelle non supererà il Partito Democratico» la prima dichiarazione per rompere il ghiaccio, dopo il consueto invito alla calma e alla prudenza in attesa dei dati ufficiali e delle prime proiezioni. Proiezioni che arrivano a pochi minuti dalla mezzanotte e confermano le difficoltà del Nuovo Centrodestra e il boom dell'alleato di governo Matteo Renzi che sfiora il 40%. Un successo clamoroso, oltre ogni previsione, ottentuto attingendo anche in quel bacino elettorale moderato su cui puntava forte il partito di Alfano per imporsi come base del futuro nuovo centro destra. Volti tesi, bocche cucite e poca voglia di parlare tra i big del partito, Quagliariello, Saltamartini e Lupi, Cicchitto, riuniti nella nuova sede in via in Arcione, in via del Tritone, a due passi dal Quirinale. Occhi puntati sulle proiezioni, zapping continuo tra i vari canali, con Ncd che oscilla pericolosamente intorno alla temuta soglia del 4%, mentre la Lega si consolida come quarta forza del Paese a conferma che, numeri alla mano, la feroce campagna anti-euro condotta da Salvini ha pagato, forse anche più delle previsioni, mentre i partiti europeisti hanno pagato un conto salato. Eppure che la sfida elettorale per il Nuovo Centrodestra fosse difficile era prevedibile, anche alla luce della vicenda che ha visto coinvolto Paolo Romano, presidente del Consiglio Regionale della Campania arrestato a pochi giorni dal voto. Lo aveva sottolineato anche il coordinatore nazionale Gaetano Quagliariello, appena arrivato al comitato, in serata: «La nostra è stata una campagna elettorale difficile, tutta in salita, per una serie di motivi: la polarizzazione mediatica Renzi - Grillo che ha marginalizzato tutti gli altri partiti, il fatto che siamo nati da soli sei mesi e non riceviamo un euro di finanziamento pubblico. Abbiamo provato a rivolgerci al nostro elettorato senza urlare».

L'ALTRA EUROPA CON TSIPRAS

L'ingresso de L'Altra Europa con Tsipras nel Parlamento Europeo è stata in dubbio sino all'ultimo nonostante il partito,eccetto i primi exitpoll e le primissime proiezioni, sia stato sempre oltre la soglia minima del quattro per cento. "Da domani tutti insieme lavoreremo a costruire un grande fronte popolare, in Italia e in Europa, che si oppone alla Troika e alle politiche di austerità" si scrive sulla pagina Facebook ufficiale del partito. Un risultato sudato ma che riempie di gioia chi sostiene l'esistenza di una sinistra radicale che va via via ingrandendo il proprio spazio anche all'interno della stessa Unione Europea. "Abbiamo compiuto un piccolo miracolo: abbiamo raccolto 200.000 firme, passato uno sbarramento probabilmente incostituzionale, fatto una campagna con 250.000 euro.Avvertivamo il successo ovunque avevamo modo di far conoscere le nostre ragioni, sui territori dove incontravano le persone" ha dichiarato quest'oggi in conferenza stampa lo storico e sociologo sostenitore della lista Marco Revelli. "Abbiamo non una bandiera ma più di un seme". Così il leader di Sel Nichi Vendola commenta il risultato della Lista Tsipras "In Italia la partita era complicata per la polarizzazione della contesa tra Renzi e Grillo", ha spiegato. "Era miracoloso immaginare di farcela con un cartello elettorale che ha avuto poco tempo per farsi conoscere", sottolinea Vendola. "Il dato di Tsipras è una alternativa all'onda nera".

FRATELLI D'ITALIA

Photoshop non paga:l'ironia della rete che ha già colpito Beppe Grillo non risparmia nemmeno Giorgia Meloni che con Ignazio La Russa e Guido Crosetto non riesce ad eleggere sè stessa e nessun altro del proprio partito al Parlamento Europeo nonostante l'innegabile incremento in termini percentuali del partito passato dall'1,9 % delle scorse politiche al 3,7 % delle elezioni europee odierne. ''Ringrazio gli oltre 44 mila elettori delle regioni meridionali che mi hanno sostenuto in questa campagna elettorale. Ma soprattutto rendo onore a tutti i militanti che si sono impegnati nelle diverse province con mezzi scarsissimi e con tanto entusiasmo, contribuendo attraverso il mio nome e quella di Giorgia Meloni al raddoppio del partito. Non era facile in una campagna elettorale cosi' polarizzata ottenere un risultato tanto significativo. Adesso dobbiamo tutti impegnarci per completare la fase costituente di Fratelli d'Italia - Alleanza Nazionale, continuando sulla strada dell'aggregazione, ma soprattutto portando a compimento il progetto di rappresentare in Italia quei principi dell'identita' e' dell'interesse nazionale che stanno vincendo in tutta Europa''. Lo dichiara in una nota Gianni Alemanno, membro dell'Ufficio di Presidenza di Fratelli d'Italia - Alleanza Nazionale.

GREEN ITALIA-VERDI EUROPEI

I Verdi, che hanno chiesto il voto su di un programma unico per tutti i 28 Stati dell’Unione, esprimono “grande soddisfazione per i risultati raggiunti in tutta Europa grazie all’azione congiunta di tutti i 28 partiti Verdi”. Nel prossimo Parlamento Europeo saranno presenti 55 rappresentanti del mondo verde ecologista. “Un gruppo forte che continuerà a svolgere un’azione coerente per un Green New Deal”, commentano. “In Italia l’operazione di oscurare i Verdi dai mezzi di comunicazione più importanti e il tentativo di addirittura di cancellarli da questa competizione elettorale (vedi il tentativo fallito del Ministro Alfano) ha veramente dell’incredibile per un paese democratico. Nonostante tutto, noi Verdi italiani siamo presenti con il nostro risultato e la collaborazione costante con i nostri numerosi rappresentanti a Strasburgo (il partito verde europeo è il quarto partito per numero e forza) darà i suoi frutti” concludono dal partito.

SCELTA EUROPEA

"Il risultato elettorale di queste Europee ci consegna un'innegabile sconfitta". Lo afferma Stefania Giannini, segretario di Scelta civica e ministro dell'Istruzione che aggiunge: " di fronte a una straordinaria affermazione del Partito Democratico, è evidente che il consenso di tanti moderati, che in passato aveva largamente premiato Sc, si sia polarizzato altrove". Il partito,nato appositamente per queste europee con l'unione di quelle che erano Scelta Civica,Centro Democratico e Fare-Per fermare il declino alle scorse elezioni politiche di un anno fa,ha subito la più importante emorragia complessiva di voti in quanto la sola Scelta Civica godeva di un complessivo 8,5 % di preferenze appena quindici mesi. Ci si interroga ora sia sul come e dove si siano persi tutti questi voti ma anche sul futuro stesso di una formazione politica che nei mesi scorsi aveva già avuto dei problemi certamente non celati (vedi la vicenda Bombassei).

ITALIA DEI VALORI

Quel risultato positivo ottenuto dal partito cinque anni fa in termine di elezioni europee è letteralmente sparito:l'Italia Dei Valori di oggi è un qualcosa di insignificante non si sfonda nemmeno l'un per cento di voti complessivi in Italia in un assetto che già lascia veramente pochi spazi ai liberali nell'intero continente. Cinque anni fa il partito dell’ex Pm Antonio di Pietro era un partito di rilevanza nazionale, scelto da Walter Veltroni solo un anno prima come partner ufficiale di coalizione del Partito Democratico. In seguito anche alle elezioni politiche nazionali quel voto di protesta catalizzato da Italia dei Valori era confluito, realisticamente, nel Movimento 5 Stelle e il partito di Di Pietro, coinvolto in inchieste e sconfitto elettoralmente, aveva vissuto un congresso di sostanziale rifondazione che ha portato alla sua guida l’ex deputato Ignazio Messina. Un risultato negativo dunque atteso che, però, non fa per questo meno rumore: Italia dei Valori sprofonda allo 0,6% dei consensi. Non ha aiutato,in un simile contesto,neppure il fatto di ripresentare alcuni degli europarlamentari uscenti.

SUDTIROLER VOLKSPARTEI

Il seggio conquistato per via della garanzia garantita alla minoranza linguistica presente in Trentino Alto Adige al partito del Sudtiroler Volkspartei va al tirolese Herbert Hofmann proveniente da Bressanone che prende la via di Strasburgo dopo aver raccolto 93956 voti sotto l'egida di un partito che si dimostra,come sempre,fortemente radicato sul territorio dell'intera regione. Il fenomeno astensionismo non ha tendenzialmente inficiato la performance del partito anche nel resto della nazione dove si confermano più o meno i valori di tutte le precedenti elezioni.

MAIE-IO CAMBIO

Ultimo partito in ordine d'arrivo in queste elezioni europee è stato il Maie-Io Cambio il cui potenziale elettore andrà comunque analizzato meglio in futuro essendo questa la prima competizione elettorale a cui il neonato partito partecipava. Nonostante la maglia nera della tornata infatti non dovrebbe fermarsi il lavoro fino ad ora fatto,ovvero sia la diffusione dei valori che lo contraddistinguono, il vivere la vita politica in maniera attiva, il contrastare la disaffezione diffusa alla stessa politica e la promozione del confronto con l’altro, qualunque altro, che è sempre un’opportunità e mai una minaccia.


LETTONIA

Ci sono diverse analogie in questo voto europee in Lettonia ed Italia. Questi due paesi sono fra i pochi in cui l’elettorato ha premiato i partiti di governo, ed il successo clamoroso di Vienotība (46%) ricorda molto quello del Partito Democratico di Renzi in Italia, anche se i due partiti siederanno in seggi contrapposti a Bruxelles, Vienotība nel Ppe, il Pd primo partito del Pse. Ma sia in Lettonia che in Italia il voto ha premiato i due partiti che più di tutti hanno fondato la loro campagna elettorale su una visione fortemente euro centrica, chiedendo agli elettori un mandato chiaro per lavorare alla costruzione di una Europa più forte e capace di rispondere alle esigenze dei cittadini europei.Le dimissioni di Dombrovskis all’indomani della tragedia del supermercato Maxima e l’avvicendamento al governo lo scorso gennaio con Laimdota Straujuma, non hanno rovinato l’immagine dell’ex premier lettone, protagonista della rinascita economica del paese e dell’ingresso della Lettonia nell’euro. Valdis Dombrovskis, capolista di Vienotība in queste elezioni, ha ottenuto un plebiscito, 148 mila preferenze e il suo partito al 46%, trenta punti percentuali sopra il risultato delle politiche del 2011. Ha premiato anche la scelta di Vienotība di puntare su candidati forti e con esperienza europea: oltre a Dombrovskis, Sandra Kalniete, Krišjānis Kariņš e Artis Pabriks, politici conosciuti, di grande personalità e stimati dall’elettorato moderato. Dombrovskis da parte sua sembra lanciatissimo come prossimo commissario europeo, e potrebbe ambire ad un posto di primo livello nella prossima Commissione, forse anche all’economia o alle finanze. Nonostante l’altissimo astensionismo, hanno votato il 30% dei lettoni, Vienotība è riuscita a conquistare 30 mila voti in più rispetto alle politiche del 2011, un trampolino di lancio importante in vista delle elezioni politiche del prossimo ottobre.


LITUANIA


Un quasi pareggio che va a penalizzare tutte le forze governative quello avvenuto nel paese dell'Est europeo in queste elezioni. L’Unione per la Patria, forza politica conservatrice che appartiene al Ppe, ha superato di poco, con il 19% dei consensi, il Partito SocialDemocratico Lituano del Premier Algirdas Butkevicius, appartenente al Pse. Terzo, sempre in Lituania, il Movimento Liberale Lituano -membro Alde, con il 16% dei voti- seguito dai conservatori del Partito Ordine e Giustizia -membro Ecr, quarto con il 14% dei voti- dal Partito del Lavoro -membro Pse, quinto con il 12% dei consensi- e dall’Azione dei Polacchi in Lituania -membro Ecr, sesto con l’8% dei voti.


VEDI QUI TUTTI I DATI DELLE ELEZIONI EUROPEE 2014 A MEANA SARDO

LUSSEMBURGO


In Lussemburgo come in Belgio il voto è obbligatorio. Per il resto ittoria schiacciante alle europee del Csv, il partito dei cristianodemocratici di Jean-Claude Juncker candidato per il Ppe alla presidenza della Commissione Ue, con il 37,65% e tre dei sei eurodeputati lussemburghesi. La prima degli eletti è la commissaria Ue alla giustizia Viviane Reding. Il partito liberale al governo è secondo con il 14,77% dei voti e un deputato, a seguire i socialisti del Lsap con l'11,75% e un deputato, e infine i verdi (Dei Greng) ugualmente con un deputato, che si riconferma l'uscente Claude Thurmes.


MALTA


Il Partito laburista al governo a Malta ha vinto una solida maggioranza dei voti alle elezioni europee, anticipa il premier Joseph Muscat, citando i risultati di sondaggi interni al partito. Secondo tali sondaggi, i laburisti avrebbero vinto il 53 per cento dei voti e il Partito nazionalista all'opposizione sarebbe rimasto fermo al 40 per cento. "Abbiamo vinto con una grande maggioranza, se le anticipazioni saranno confermate, al partito laburista saranno assegnati quattro dei sei seggi di Malta al Parlamento europeo", ha affermato Muscat. L'affluenza alle urne a Malta ha raggiunto il 75 per cento.


OLANDA


Alla fine Wilders non sfonda, anzi perde un seggio e molti voti rispetto al 2009 ma l’attenzione della stampa e dell’opinione pubblica olandese, non vengono distolte dal Pvv e dalle sue future scelte europee. L’asse Le Pen- Wilders esce rafforzato dal clamoroso risultato in patria ottenuto dalla leader del Front National ma a questo punto, nei Paesi Bassi, in molti si chiedono che fine faranno il Pvv e la Crociata anti-Islam dell’ultimo decennio che hanno reso Wilders il politico oranje più noto al mondo. Intanto i numeri suggeriscono che gli olandesi non vogliano uscire dall’Euro e dall’Europa: con il 13% dei voti e 4 seggi, Wilders perde un seggio, smentisce i sondaggi che lo volevano primo partito, e si attesta a pari merito con il D66, un partito liberal-democratico, rigorosamente pro-Europa; un’affermazione clamorosa del Pvv avrebbe potuto condizionare il complesso (e litigioso) scacchiere politico olandese e scavalcare sul piano politico il limite della modesta rappresentanza europea che spetta all’Olanda (appena 26 deputati); invece con 4 eurodeputati ed una delegazione oranje che nella quasi totalità andrà a rappresentare istanze pro-Europa, il paese ha ridimensionato il nazionalismo e l’antieuropeismo di Wilders. I risultati ufficiali, al netto di diversi errori negli exit-poll pubblicati lo scorso mercoledì, hanno “restituito” un parlamentare al Pvv, facendo salire le stime da 3 a 4 eurodeputati eletti ma hanno anche consegnato un quadro ben diverso da quello delineato dai sondaggi trapelati mercoledì scorso. Vediamolo in breve: primo partito è il Cda, i cristiano-democratici che risalgono la china dopo l’infelice esperienza di governo con la destra del premier Rutte e con lo stesso Wilders. Seguono il Pvv ed il D66 con quattro seggi ciascuno, mentre i partiti governativi, il Vvd ed i laburisti, escono fortemente ridimensionati ma mantengono entrambi 3 seggi, come confermano 3 seggi anche i Verdi del Groenlinks e 2 vanno al tandem di partiti confessionali Cu/Sgp. Guadagna un seggio anche il Pvdd (Partij van de dieren) il “Partito per gli Animali”, unica formazione al mondo con un’agenda incentrata sul welfare animale, ad aver rappresentanti eletti in parlamento. Il sistema politico olandese, e la sua elevata frammentazione, mandano ora in Europa una delegazione di 26 eurodeputati, divisi in ben 9 partiti (l’Italia ne invia 73 eletti in 6 gruppi) e distribuiti in maniera omogenea praticamente in tutte le formazioni politiche a Strasburgo.


POLONIA


Una prima analisi porta a sostenere che sia stato il voto dell'Europa Centrale a spingere verso il successo il Partito Popolare Europeo:dato che si conferma in Polonia dove i conservatori di Diritto e Giustizia,affiliati al gruppo dei Conservatori e Riformatori Europei, Ecr,hanno superato la cristiano democratica Piattaforma Civica,membro Ppe,con il 32% dei consensi contro il 31%:un risultato che sancisce un sorpasso, seppur minimale, del più importante partito di opposizione alla principale forza di Governo, rappresentata dal Premier, Donald Tusk. Terza, sempre in Polonia, si è classificata, con il 9% dei consensi, la coalizione socialdemocratica Sld-Up, appartenente al Partito dei Socialisti Europei. Ad entrare al Parlamento Europeo, con il 7% dei voti, sono poi i contadini del Psl,membri del Ppe e partner di governo della Piattaforma Civica,e la Nuova Destra: formazione euroscettica che ha ottenuto il 7% dei consensi.


PORTOGALLO


La coalizione di centrodestra al potere in Portogallo è stata ampiamente sconfitta oggi dall'opposizione socialista nelle elezioni europee. Secondo i dati riferiti al 97,8 per cento delle circoscrizioni, riferiti dal ministero dell'Interno, il Ps ha ottenuto il 31,58 per cento (nel 2009 il 26,58 per cento), l'alleanza Partito socialdemocratico-Cds (centrodestra) il 27,91 per cento dei voti, in ribasso di 12,17 punti rispetto alle europee del 2009. Allora, correndo separate, le due formazioni avevano ottenuto il 40,08 per cento. Il primo ministro Pedro Passos Coelho ha ammesso la sconfitta: «È il Partito socialista che ha vinto queste elezioni e mi felicito». Ma ha anche ribadito che il governo intende arrivare alla fine del mandato. In Portogallo le elezioni politiche sono previste per l'autunno 2015. Il risultato è una sconfitta per il centrodestra che ha portato avanti pesanti misure d'austerità per il paese lusitano, colpito da una dura crisi economica.


REPUBBLICA CECA


Il Partito SocialDemocratico ceco Cssd, che, con il 14% dei consensi, si è visto superare dai Partner di coalizione del moderato Ano, primo con il 16%, e dalla forza Liberal-Conservatrice di opposizone Top09, seconda con il 15% dei consensi. Oltre ad Ano, Top09 e Cssd,che appartengono rispettivamente all’Alleanza dei Liberali e Democratici Europei Alde e al Pse,entrano in Parlamento Europeo anche i comunisti -membri della Sinistra Unita Europea, quarti con il 10% dei voti, i cristianodemocratici -membri Ppe, quinti con il 9% dei consensi- e i conservatori del Partito Democratico Civico -membri Ecr, sesti con il 7% dei voti.


ROMANIA


Dalla Romania arriva il competitor per la guida del Pse al Partito Democratico Italiano ed al suo leader Matteo Renzi:infatti l' Unione Social Democratica del Premier in carica, Victor Ponta, ha vinto, con il 41% dei consensi, sul Partito Nazional Liberale: membro Alde, fermo al 14%. Terzo, con il 12%, si è classificato il Partito Democratico Liberale, che è membro del Ppe, mentre alle sue spalle si è posizionata la seconda forza del centrodestra romeno, il Movimento Popolare, con il 6%.


SLOVACCHIA


La partecipazione dei cittadini in Slovacchia alla tornata elettorale 2014 per il rinnovo del Parlamento europeo ha fatto segnare un nuovo record storico – negativo – con un incredibilmente basso 13,05%, la cifra più bassa in tutta l’Ue. La Slovacchia si conferma ancora una volta in fondo alle tabelle dell’Unione europea quanto ad affluenza alle urne, aiutando anche ad abbassare la media dei 28 paesi membri che ha tenuto con circa il 43%. Grossa batosta (forse sarebbe più appropriato il termine disfatta) per il partito di governo Smer-Sd, che, pur primo con oltre il 24% dei voti scialacqua in pochi giorni quasi 20 punti percentuali. Il consenso mostrato nei sondaggi pre-elettorali dava Smer vincente con percentuali oscillanti tra il 37% (Focus, seconda settimana di maggio) e il 42-44%. Il che significa che o Smer si è giocato la fiducia dei suoi elettori, che hanno preferito starsene a casa, oppure che i sondaggi valgono zero. O più probabilmente tutte e due le cose. Certo, su un’affluenza così bassa (13,05%), dato che dovrebbe far arrossire la Slovacchia di fronte a tutta Europa, è piuttosto difficile fare delle stime attendibili. Tant’è che il secondo partito, il cristiano-democratico Kdh, ha sfondato il tetto del 13% segnando un record personale (13,21%), cosa che gli ha reso agevole riconfermare i suoi due europarlamentari, alzando di 3-4 punti i risultati dei sondaggi di pochi giorni fa.


SLOVENIA


I risultati hanno confermato i sondaggi preelettorali sentenziando la vittoria delle forze di centro-destra, che fanno parte del Ppe. A destare preoccupazione è però l'astensionismo. La partecipazione dei cittadini sloveni alle urne non è mai stata massiccia, e in linea con questo trend anche l'affluenza alle europee particolarmente bassa con il 24,01%. Questa è stato da parte dell'elettorato sloveno soprattutto una bocciatura della classe politica, dopo che meno di un mese fa per la terza volta negli ultimi tre anni è caduto un esecutivo a Lubiana. Il vincitore delle elezioni è il Partito democratico sloveno (Sds), formazione di centrodestra, appartenente al Partito popolare europeo. I consensi al partito con a capo l'ex premier Janez Jansa sono al 24,86%. L'Sds porta così a Bruxelles 3 eurodeputati: Milan Zver al secondo mandato, e Romana Tomc e Patricija Sulin al primo mandato. Al secondo posto la lista di centrodestra formata da Nova Slovenija (Nsi) e Partito popolare sloveno, anche loro appartenenti al Ppe. Il loro risultato elettorale è del 16,46% con due seggi conquistati da Lojze Peterle (Nsi e primo premier della Slovenia indipendente dal 1990 al 1992), al terzo mandato europeo, e Franc Bogovic, segretario nazionale del Partito popolare sloveno. La lista Verjamem (Credo), formata in occasione delle elezioni europee, ha conquistato il 10,6% e un seggio a Bruxelles. Il candidato eletto è il segretario del partito Igor Soltes, ex presidente della Corte dei conti slovena. Verjamem è di orientamento di centro-sinistra, ma senza ancora una affiliazione europea. Al 9,1% viene quotato il partito dei pensionati Desus (di centro-sinistra, ma senza affiliazione europea): il candidato eletto è Ivo Vajgl, al secondo mandato. Il primo l'ha trascorso nel gruppo parlamentare liberale Alde. Al 7,9% si attestano i Socialdemocratici (centro-sinistra, Partito socialista europeo) con un seggio al Europarlamento: il mandato è stato confermato alla europarlamentare Tanja Fajon. Le elezioni europee in Slovenia sono tuttavia passate in secondo piano rispetto alle parlamentari, che dovrebbero svolgersi a luglio. I risultati della tornata europea potrebbero essere una prima indicazione per le politiche, anche se ci sono ancora molte incognite. La prima è senz'altro l'affluenza: le elezioni di luglio non conseguirebbero un'affluenza alta (a causa della data estiva), ma certamente superiore a quella del 24%, registrata nella tornata europea. Un fattore importante, che peserà sulle politiche, mentre non ha influito sulle europee, è la condanna definitiva del leader del centro-destra Janez Jansa. Nel centro-sinistra non è ancora possibile rilevare la forza d'urto che avrà sulle urne la scissione interna al partito Slovenia Positiva. La premier Bratusek ha lasciato il partito e nei prossimi giorni ne formerà uno nuovo: c'è in gioco la possibiltà che si allei con altri due partiti nuovi nel panorama del centro-sinistra sloveno: Verjamem (un seggio all'Europarlamento) e il partito del noto giurista Miro Cerar, che in fase di costituzione.


SPAGNA


In Spagna Pp e Psoe contano cinque milioni di voti in meno. I due grandi partiti, i popolari al governo e i socialisti all’opposizione, perdono seggi. Chiuse le urne, a Madrid i primi risultati ufficiali delle elezioni europee arrivano intorno alle 23. Il Partito popular del premier Mariano Rajoy vince con il 26 per cento e 2 seggi sul Partito socialista, ma perde ben 8 seggi rispetto alle ultime elezioni e si ferma a 16. Dietro il Psoe, con il 23 per cento delle preferenze e 14 seggi conquistati. Meno 9 rispetto al 2009. Aumenta Izquierda Unida, che si piazza al terzo posto col 10 per cento di preferenze e 6 seggi conquistati. Ma la rivelazione arriva dal basso: Podemos, il nuovo movimento nato appena 4 mesi fa e guidato da Pablo Iglesias, politologo socialista indignato, vicino alle idee del greco Alexis Tsipras. La partecipazione spagnola è stata del 45,58%, uno 0,68 in più rispetto all’ultima tornata del 2009, secondo i dati diffusi dal ministero degli Interni. Poca cosa, se non fosse per gli oltre otto punti percentuali registrati in Catalogna. A Barcellona vince l’indipententismo di Esquerra Republicana, con il 23,6 per cento, ottenendo due seggi a Strasburgo. Il terremoto c’è stato, ma finora le reazioni dei due grandi partiti sono stati parecchio diverse. Nella sede di calle Génova a Madrid, sede del partito popolare, lo stesso premier Mariano Rajoy ha annunicato la vittoria con tono trionfante. La candidata socialista Elena Valenciano ha invece parlato di una necessità di riflessione, senza però assumersi delle responsabilità sul risultato. L’analisi del piccolo terremoto politico é stato posticipata a lunedì. Le direzioni di entrambi i partiti si riuniranno in mattinata per fare il punto sui risultati e cominciare a prendere delle decisioni per il futuro. Anche perchè il voto europeo è di certo una prima spia rispetto alle elezioni politiche del prossimo anno. A Madrid però la sopresa si chiama Podemos: 1,2 milioni di preferenze, un 7,94 per cento di voti e 5 seggi conquistati in Europa. Pablo Iglesias, leader del partito, ha già fatto sapere che la Spagna “non vuole essere una colonia della Germania né della Troika”. Non a caso già si parla di debacle di bipolarismo in terra iberica.


SVEZIA


Socialdemocratici primo partito in Svezia con il 23,7%, crollo dei popolari del Partito dei Moderati del premier Reinfeldt che scende al 13,0% (avevano il 18,3% nel 2009), sorprendente ascesa degli ambientalisti dello Mp, che sale al secondo posto con il 17,1%: questi i risultati del primo exit poll per le europee in Svezia. I liberali di Fp sarebbero scesi il 9,5% (dal 13,58% di 5 anni fa). Sinistra radicale del Vaensterpartiet in ascesa all'8,1% (dal 5,66%). Al 7,0% i Democratici (Sd) euroscettici.


UNGHERIA


In Ungheria, si è classificato il partito ultra nazionalista Jobbik, con il 15% dei voti, mentre il Partito SocialDemocratico Ungherese, membro Pse, è slittato al terzo posto con solo l’11% dei consensi. Conferma alle forze di Governo, ma di colore differente, è arrivata anche in Slovacchia, dove il Partito socialdemocratico Smer del Premier, Robert Fico, ha vinto di dieci punti percentuali sui cristiano democratici, portando, così, il Pse ad accorciare le distanze sul Ppe.


LA COMPOSIZIONE DEL NUOVO PARLAMENTO EUROPEO
Germania 96 membri
Francia 74 membri
Regno Unito 73 membri
Italia 73 membri
Spagna 54 membri
Polonia 51 membri
Romania 32 membri
Olanda 26 membri
Belgio 21 membri
Grecia 21 membri
Ungheria 21 membri
Portogallo 21 membri
Repubblica Ceca 21 membri
Svezia 20 membri
Austria 18 membri
Bulgaria 17 membri
Danimarca 13 membri
Finlandia 13 membri
Slovacchia 13 membri
Lituania 11 membri
Irlanda 11 membri
Croazia 11 membri
Lettonia 8 membri
Slovenia 8 membri
Cipro 6 membri
Estonia 6 membri
Lussemburgo 6 membri
Malta 6 membri

L'EUROPARLAMENTO USCENTE

274 Partito Popolare Europeo Democratici Europei (PPE)

195 Alleanza dei socialisti e dei democratici (S&D)
  84 Alleanza dei liberali e Democratici per l'Europa (ALDE)
  58 Verdi Europei Alleanza Libera Europea (Verdi-ALE)
  57 Conservatori e riformisti europei
  35 Sinistra Europea Sinistra Verde Nordica (GUE-NGL)
  32 Non iscritti
  31 Europa della libertà e della democrazia

LO STORICO DELLE AFFLUENZE


1979:Italia 84,9 Ue 63

1984:Italia 83,9 Ue 61
1989:Italia 81,5 Ue 58,5
1994:Italia:74,8 Ue 56,8
1999:Italia 70,8 Ue 49,8
2004:Italia 73,1 Ue 45,5
2009:Italia 65,1 Ue 43,2
2014:Italia 58,7 Ue 43,1

I SETTANTRE' PARLAMENTARI ITALIANI CHE RAPPRESENTERANNO LA NOSTRA NAZIONE A BRUXELLES (20 DEL NORD-OVEST,14 DEL NORD-EST,14 DEL CENTRO,17 DEL SUD E 8 NELLE ISOLE)


NORD-OVEST


Brando Benifei (Partito Democratico)

Renata Briano (Partito Democratico)
Mercedes Bresso (Partito Democratico)
Sergio Cofferati (Partito Democratico)
Luigi Morgano (Partito Democratico)
Alessia Mosca (Partito Democratico)
Pierantonio Panzeri (Partito Democratico)
Patrizia Toia (Partito Democratico)
Daniele Viotti (Partito Democratico)
Tiziana Beghin (Movimento 5 Stelle)
Eleonora Evi (Movimento 5 Stelle)
Marco Valli (Movimento 5 Stelle)
Marco Zanni (Movimento 5 Stelle)
Alberto Cirio (Forza Italia)
Lara Comi (Forza Italia)
Giovanni Toti (Forza Italia)
Gianluca Buonanno (Lega Nord)
Matteo Salvini (Lega Nord)
Moni Ovadia (L'Altra Europa con Tsipras)
Maurizio Lupi (Nuovo Centro Destra)

NORD-EST


Paolo De Castro (Partito Democratico)

Isabella De Monte (Partito Democratico)
Cecilie Kyenge (Partito Democratico)
Alessandra Moretti (Partito Democratico)
Elly Schlein (Partito Democratico)
Flavio Zanonato (Partito Democratico)
Marco Affronte (Movimento 5 Stelle)
David Borelli (Movimento 5 Stelle)
Marco Zullo (Movimento 5 Stelle)
Elisabetta Gardini (Forza Italia)
Remo Sernagiotto (Forza Italia)
Flavio Tosi (Lega Nord)
Herbert Doffmann (Sudtiroler Volkspartei)

CENTRO


Goffredo Bettini (Partito Democratico)

Simona Bonafé (Partito Democratico,ha già annunciato che si dimetterà da parlamentare in Italia)
Silvia Costa (Partito Democratico)
Nicola Danti (Partito Democratico)
Enrico Gasbarra (Partito Democratico)
Roberto Gualtieri (Partito Democratico)
David Sassoli (Partito Democratico)
Laura Agea (Movimento 5 Stelle)
Fabio Massimo Castaldo (Movimento 5 Stelle)
Dario Tamburrano (Movimento 5 Stelle)
Alessandra Mussolini (Forza Italia)
Antonio Tajani (Forza Italia)
Barbara Spinelli (L'Altra Europa con Tsipras)

SUD


Andrea Cozzolino (Partito Democratico)

Nicola Caputo (Partito Democratico)
Elena Gentile (Partito Democratico)
Massimo Paolucci (Partito Democratico)
Pina Picierno (Partito Democratico)
Gianni Pittella (Partito Democratico)
Isabella Adinolfi (Movimento 5 Stelle)
Daniela Aiuto (Movimento 5 Stelle)
Rosa D'Amato (Movimento 5 Stelle)
Laura Ferrara (Movimento 5 Stelle)
Piernicola Pedicini (Movimento 5 Stelle)
Raffaele Fitto (Forza Italia)
Barbara Matera (Forza Italia)
Fulvio Martusciello (Forza Italia)
Aldo Patriciello (Forza Italia)
Lorenzo Cesa (Nuovo Centro Destra-Unione Di Centro)
Eleonora Forenza (L'Altra Europa con Tsipras)

ISOLE


Caterina Chinnici (Partito Democratico)

Michela Giuffrida (Partito Democratico)
Renato Soru (Partito Democratico)
Ignazio Corrao (Movimento 5 Stelle)
Giulia Moi (Movimento 5 Stelle)
Salvatore Cicu (Forza Italia)
Salvo Pogliese (Forza Italia)
Giovanni La Via (Nuovo Centro Destra-Unione Di Centro)

ELEZIONI REGIONALI


ABRUZZO


Luciano D'Alfonso (Partito Democratico,Regione facile e veloce,Valore Abruzzo,Italia Dei Valori, Sinistra Ecologia E Libertà,Partito Socialista,Centro Democratico,Abruzzo Civico) 317018 voti (46,30 %) [ELETTO PRESIDENTE DELLA REGIONE]


Gianni Chiodi (Forza Italia,Nuovo Centro Destra-Unione Di Centro,Fratelli D'Italia-Alleanza Nazionale,Abruzzo Futuro) 200330 voti (29,26 %)


Sara Marcozzi (Movimento 5 Stelle) 146078 voti (21,33 %)


Maurizio Acerbo (Un'altra Regione con Acerbo) 21331 voti (3,12 %)


PIEMONTE


Sergio Chiamparino (Partito Democratico,Sinistra Ecologia e Libertà,Italia Dei Valori ed altri) 1057031 voti (47,09 %) [ELETTO PRESIDENTE DELLA REGIONE]


Gilberto Pichetto Fratin (Forza Italia e Lega Nord) 495993 voti (22,09 %)


Davide Bono (Movimento 5 Stelle) 481453 voti (21,45 %)


Guido Crosetto (Fratelli d'Italia) 117807 voti (5,24 %)


Enrico Costa (Nuovo Centro Destra e Unione Di Centro) 67025 voti (2,98 %)


Mauro Filingeri (Altro Piemonte a Sinistra) 25193 voti (1,12 %)


ELEZIONI AMMINISTRATIVE (CLICCA SULLA REGIONE DI TUO INTERESSE PER VISUALIZZARE TUTTI I RISULTATI DELLA STESSA)


Le Elezioni Amministrative riguardano 4087 comuni, di cui 3901 appartenenti a regioni a statuto ordinario e 186 a regioni a statuto speciale. Il turno di ballottaggio si terrà l'8 giugno, con l'eccezione dei comuni siciliani che voteranno anche il 9 giugno. Si voterà anche in 24 nuovi comuni istituiti nel 2014 ed in 2 comuni istituiti nel dicembre 2013 mediante processi di fusione di territorio (Predaia,San Lorenzo Dorsino e Valdaone in Trentino Alto Adige, Valsamoggia, Fiscaglia,Sissa Trecasali e Poggio Torriana in Emilia Romagna,Rivignano Teor in Friuli Venezia Giulia, Sant'Omobono Terme, Val Brembilla,Bellagio, Colverde,Tremezzina,Verderio,Borgo Virgilio,Cornale e Bastida e Maccagno con Pino e Veddasca in Lombardia,Trecastelli e Vallefoglia nelle Marche,Longarone nel Veneto e Castelfranco Piandiscò,Pratovecchio Stia ,Figline e Incisa Valdarno,Scarperia e San Piero, Fabbriche di Vergemoli,Casciana Terme Lari e Crespina Lorenzana in Toscana). Sono state rinviate le elezioni per i comuni di Aquila d'Arroscia (IM), Esino Lario (LC), Locatello (BG), Mazzo di Valtellina (SO), Samo (RC), San Lorenzo (RC), Sant'Angelo del Pesco (IS) e Tadasuni (OR) per la mancata presentazione di liste di candidati.


ABRUZZO

BASILICATA

CALABRIA


CAMPANIA


EMILIA ROMAGNA


FRIULI VENEZIA GIULIA


LAZIO


LIGURIA


LOMBARDIA


MARCHE

MOLISE


PIEMONTE


PUGLIA


SARDEGNA

SICILIA


TOSCANA


TRENTINO ALTO ADIGE


UMBRIA


VENETO


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