domenica 26 ottobre 2014

ELEZIONI POLITICHE E PRESIDENZIALI IN URUGUAY (26/10/2014)

Di Giampaolo Carboni.


L'Uruguay, fra i Paesi piu' ricchi dell'America Latina, è chiamato oggi a designare il successore di José "Pepe" Mujica (NELLA FOTO MENTRE VA A VOTARE IN MAGGIOLINO), carismatico presidente ex guerrigliero che ha fatto della sobrieta' il suo vangelo. L'esito delle elezioni e' tutt'altro che scontato e la conferma del centrosinistra al potere e' messa seriamente in dubbio dal consenso crescente del candidato del centrodestra, Luis Alberto Lacalle Pou. Dopo dieci anni al potere, la coalizione di centrosinistra ha fatto registrare un bilancio piuttosto positivo, con una crescita del Pil del 4,4% nel 2013 (undicesimo anno consecutivo con segno positivo), una disoccupazione attorno al 6% ed un tasso di poverta' notevolmente abbattuto tra il 2006 e il 2013. Sul piano sociale, inoltre, sono state approvate leggi sui matrimoni gay, l'aborto e la legalizzazione della cannabis. Mujica, settantanove anni, beniamino della stampa estera che l'ha soprannominato il "presidente piu' povero del mondo", non potra' però ripresentarsi. A guidare la coalizione di sinistra, Frente Amplio, è il suo predecessore, Tabaré Vazquez, che i sondaggi danno ancora come favorito, con il 42% delle intenzioni di voto. Settantaquattro anni, oncologo, primo presidente di sinistra in Uruguay tra il 2005 e il 2010, Vazquez potrebbe però non farcela al primo turno. Il centrodestra sta provando a sbarrargli la strada con un candidato di appena quarantuno anni, dalla carriera folgorante e dall'ascesa fulminante. Si tratta di Luis Lacalle Pou, la vera sorpresa delle primarie del Partito Nazionale, ormai accreditato dai sondaggi di almeno il trenta per cento delle intenzioni di voto. A un eventuale ballottaggio ,già previsto per il prossimo 30 novembre,potrebbe raccogliere tutti i voti del suo tradizionale partito alleato, il Partito Colorado, con un apporto del quindici per cento dei voti. Il candidato è Juan Pedro Bordaberry, gia' alla guida del Paese dal 1972 al 1976, che si paragona al social-democratico brasiliano Aecio Neves e spera di ripeterne le gesta. A pochi giorni dal voto gli indecisi sono circa il dieci per cento. "Si tratta per la maggior parte di elettori insoddisfatti, indignati o preoccupati, che potrebbero finire per decidere l'esito del voto", ha sottolineato Eduardo Gonzalez, direttore dell'istituto di sondaggi Cifra. Secondo alcuni analisti, lo scenario piu' probabile e' la conferma al potere del Frente Amplio al secondo turno, senza però raggiungere la maggioranza parlamentare di cinquanta deputati. Una circostanza che impedirebbe al Frente di avere una governabilita' sufficiente a condurre a termine il proprio programma senza intralci, ad esempio sul futuro della marijuana libera nel Paese. Pou ha gia' annunciato che, in caso di sua elezione, blocchera' la riforma che ne consente la coltivazione e la commercializzazione.
Tabaré Vazquez, il candidato del Frente Amplio, la coalizione di sinistra al governo in Uruguay, è risultato il più votato nel primo turno delle elezioni presidenziali, con circa il quarantaquattro per cento dei voti, secondo i primi exit poll diffusi dalla televisioni locali. Ma non ha raggiunto il cinquanta per cento dei voti: andrà dunque al ballottaggio contro lo sfidante Luis Lacalle Pou. In base ai risultati degli exit poll, però, il Frente Amplio ha perso la maggioranza in Parlamento e Vazquez dovrà affrontare il ballottaggio in posizione di svantaggio, giacché il candidato del Partido Nacional (o "bianco", centrodestra) Luis Lacalle Pou è arrivato secondo con il trentatré per cento dei voti e Pedro Bordaberry, del Partido Colorado (o "rosso", destra) ha ottenuto il quindici per cento, e dunque i voti dell'opposizione arrivano al quarantotto per cento.

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