mercoledì 29 ottobre 2014

IL VIA LIBERA FINALE AI LICENZIAMENTI DECISO DALL'AGA KHAN (28/10/2014)

Di Guido Piga.
La decisione finale l’ha presa lui. Non poteva che essere così. Il via libera ai licenziamenti è arrivato da Aiglemont, Parigi, venerdì scorso. Al termine di un’altra riunione senza intesa al ministero del Lavoro - con Merdiana che aveva accettato i due punti offerti dalla mediazione del Governo e i sindacati che li aveva accolti, sì, aggiungendone però altri quattro - l’Aga Khan ha sentito tutti in conference call - l’ad Scaramella, il presidente Rigotti, i vertici di Akfed, il suo fondo proprietario della compagnia - e alla fine ha detto l’ultima parola: basta perdere altro tempo, si sfidi anche il Governo ma i licenziamenti devono partire. È stato uno choc. Per molti, non per tutti. In 50 anni l’Aga Khan non aveva mai licenziato. Aveva creato occupazione, non l’aveva distrutta. Gli unici benservito che aveva dato erano stati quelli ai suoi mamager. In Costa Smeralda come in Alisarda-Meridiana. Sembrava che anche stavolta potesse andare così. Una parte dei sindacati aveva puntato la barra contro l’ad della compagnia, Roberto Scaramella. Solo contro di lui, mai contro l’Aga Khan. #scaramellavattene era l’hashtag, il grido di battaglia contro i licenziamenti. La speranza, forse anche l’obbiettivo, era che la rivolta - sostenuta anche dal Comune di Olbia e da una parte del mondo politico, di area Pd - alla fine avrebbe portato Karim a prendere le distanze dal suo manager. A mandarlo via, in piena contrattazione con i sindacati. Come era successo con i predecessori: Rossi, Chieli, Gentile. “Non ci credo che il Principe ci vuole licenziare. Non ci credo” era una delle frasi più ricorrenti fra i dipendenti. Alcuni lo invitavano (e continuano a farlo) a venire a Olbia, a vedere in quali condizioni Scaramella sta riducendo la sua compagnia aerea. Come se l’Aga Khan non sapesse, non fosse costantemente informato, non fosse (sia detto senza offesa) in grado di valutare pienamente che cosa stesse succedendo. Le cose non stanno così, evidentemente. Venerdì scorso Scaramella aveva lasciato il ministro Poletti con l’impegno di rivedersi (forse) lunedì, ossia ieri. Per discutere ancora, per provare a trovare un’intesa con i sindacati. Uscito dalle stanze del ministero, Scaramella ha fatto quello che fanno tutti gli ad del mondo: ha informato il proprio azionista. E l’azionista in quelle ore - come confermato da Poletti domenica ai dipendenti ricevuti alla Leopolda di Renzi e da Scaramella ieri a Poletti e ai sindacati - ha deciso di riavviare i licenziamenti. Ha deciso di fare quello che ha ritenuto più giusto per la sua società. Non un piano di rilancio, con milioni da spendere, come gli chiedevano i sindacati. Ma un piano di riduzione delle perdite (sempre che vada bene). Perché, per quanto brutale possa sembrare il ragionamento, è tutta una questione di soldi. Di soldi ne ha persi molti, moltissimi. Anche per colpa sua, e - secondo la maggioranza dei sindacati - più ancora dei suoi manager. Alcune cifre (verificabili) aiutano a capire. Solo tra il dicembre del 2006 e l’agosto del 2010, per l’acquisizione di Eurofly e i successivi aumenti di capitale, ha tirato fuori 194 milioni. Negli ultimi cinque anni - periodo della discussa acquisizione di Air Italy - ha poi raggiunto una cifra super: 350 milioni. Tutti denari usciti per coprire le perdite, non per fare sviluppo. Totale: 544 milioni in otto anni. Troppo, anche per lui. Considerando che poi, come fatto capire più volte da Scaramella e dal presidente della compagnia Rigotti, c’era uno problema di debiti. Non con Akfed, ma con i fornitori. “Se non licenziamo, chiudiamo, ma non falliamo” è stato il messaggio. Era un segnale ai creditori: nessuno sarà abbandonato, nella peggiore delle ipotesi. Perché Meridiana, intesa come compagnia aerea, ha 199 milioni di debiti commerciali (cui si aggiungono i 41 milioni di Air Italy). I dati sono fissati negli ultimi bilanci, quelli del 2013. L’imperativo per l’Aga Khan era dunque salvare la società, che versa 40 milioni di euro all’anno di contributi e tasse, che non produce utili dal 2006, che non stacca dividendi dal 1999 (l’Aga Khan li lasciava a Meridiana, quando c’erano, non se li prendeva). Ha scelto la strada più dolorosa, più drammatica. Tanto che ieri, a Roma, per dare l’idea, molti dipendenti avevano la sua maschera. Per fargli capire che avevano ora capito che era lui a volerli fuori da Meridiana. La sua Meridiana, la loro Meridiana

(Da "La Nuova Sardegna")

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