Ha preso il via quest'oggi con la prima udienza, dinanzi al Tribunale monocratico di Pescara, il processo per la morte del giocatore del Livorno Piermario Morosini, avvenuta il 14 aprile di due anni fa allo Stadio Adriatico, nel corso del trentunesimo minuto di gioco del primo tempo della gara Pescara-Livorno (NELLA FOTO IN ALTO I DRAMMATICI MOMENTI IN CAMPO DI ALLORA). Nel procedimento sono imputati per omicidio colposo i medici del Pescara Ernesto Sabatini (difeso dall' avvocato Giuliano Melia), del Livorno Manlio Porcellini e del 118 Vito Molfese, tutti oggi assenti in aula. La prima udienza é stata presieduta dal giudice Valentina Battista che ha preso il posto di Nicola Colantonio, passato ad altro incarico. La seconda udienza del processo é stata fissata per il 12 gennaio 2015, quando verrà valutata la richiesta del difensore di parte civile della sorella di Piermario Morosini, Maria Carla, di ammissione dei responsabili civili e in quella occasione verranno fissati i termini per chiamare in causa le compagnie di assicurazione. Nel corso dell'udienza di oggi il giudice ha accettato l' eccezione avanzata dalla difesa del medico del Livorno Manlio Porcellini (rappresentato dagli avvocati Massimo Girardi e Gabriele Rondanina) che ha chiesto l'estromissione dal procedimento di Anna Vavassori (compagna di Morosini), in quanto non indicato il rapporto giuridico che la donna aveva con il giocatore, tale da giustificare la costituzione di parte civile della stessa all'interno del processo. Il giudice Valentina Battista invece ha rigettato l'eccezione di nullità avanzata dalla difesa del medico del 118 Vito Molfese, rappresentato dall'avvocato Alberto Lorenzi che aveva chiesto l'annullamento del capo di imputazione per l'assistito per la genericità dell' accusa in quanto, secondo il legale, "l'imputazione si qualificava come generica mancando indicazione della fonte dell' obbligo giuridico di impedire l'evento in capo all'imputato". Nel suo intervento, il Pm Valentina D'Agostino aveva sottolineato, al contrario, che il fatto addebitato a Molfese fosse debitamente e idoneamente specificato, tesi questa accolta dal giudice, Valentina Battista, che ha ritenuto che la mancata indicazione della norma violata dal medico del 118, "non comporta alcuna compressione del diritto di difesa". All'uscita dall'Aula l'avvocato Alberto Lorenzi ha detto che "per rispondere di un reato si deve dire quale norma e quale contratto é stato violato. Bisognerebbe per ogni singola posizione contestare la norma violata e dire quale norma é stata violata, altrimenti chiunque potrebbe essere chiamato in causa".
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