giovedì 25 giugno 2015

VIENE FONDATO IL QUOTIDIANO "IL GIORNALE NUOVO" (25/06/1974)

Di Giampaolo Carboni.

All'origine della decisione di Indro Montanelli di uscire dal Corriere della Sera vi fu la decisione di Giulia Maria Crespi (direttore editoriale del quotidiano) di imporre una linea editoriale vicina alla sinistra.
La nuova linea venne varata nel 1972. Già nella seconda metà dello stesso anno Montanelli cominciò a parlare con l'amico e collega Enzo Bettiza di uscire dal Corriere e fondare un nuovo giornale. Presto vennero coinvolti altri due personaggi centrali: Gianni Granzotto, già amministratore delegato della Rai e all'epoca presidente della FIEG, caratterizzato da brillanti doti "diplomatiche" e organizzative; Guido Piovene, scrittore di valore e amico di Montanelli fin dagli anni Trenta.
Ai primi di ottobre del 1973 Indro Montanelli rilasciò al settimanale Il Mondo un'intervista molto critica verso il Corriere, nella quale per la prima volta rendeva pubblica la sua intenzione di fondare un nuovo giornale. La proprietà del quotidiano prese male la rivelazione e si preparò a sospendere Montanelli. Il direttore Piero Ottone si assunse l'incarico di comunicare al giornalista la decisione, ma prima che ciò avvenisse, il 17 ottobre Montanelli fece le valigie da via Solferino e cominciò a dedicarsi alla fondazione del nuovo giornale.
Enzo Bettiza, che era rimasto in via Solferino, cercò di reclutare quanti più giornalisti possibile. Alla fine ne portò in dote al Giornale più di una trentina. Tra essi: Egisto Corradi, principe dei giornalisti di guerra, Giancarlo Masini, inventore del giornalismo di divulgazione scientifica nonché ricercatore, Gianfranco Piazzesi (notista politico), Antonio Spinosa (esperto ritrattista di personaggi storici), Cesare Zappulli (economista), Pietro Radius (inviato speciale del "Corriere d'Informazione") e poi i famosi "macchinisti" del Corriere, Leopoldo Sofisti, Gian Galeazzo Biazzi Vergani, esperti nella fattura quotidiana di un giornale.
Ma Bettiza non attinse solo al Corriere. Convinse Renzo Trionfera de L'Europeo, portò via a Epoca il suo principale inviato all'estero, Lucio Lami. Strappò a La Notte Egidio Sterpa, valido cronista cittadino e due giovani, Fernando Mezzetti e Salvatore Scarpino, entrambi destinati a una brillante carriera.
Dal canto suo Montanelli scelse due nomi molto prestigiosi per le corrispondenze dall'estero: Vittorio Dan Segre (diplomatico israeliano di origine italiana) per la sede di Gerusalemme e François Fejtő, ungherese residente a Parigi, storico e intellettuale raffinato, per la sede transalpina. Declinò l'invito invece Ugo Stille, storico corrispondente del Corriere da New York.
Ad essi si aggiunsero altri intellettuali che ricercavano un nuovo spazio espressivo di tendenza liberale, che non fosse dominato dalla "cultura radical chic" (come la definiva Montanelli). Fra essi si possono menzionare: Raymond Aron, Frane Barbieri, Alain de Benoist, Livio Caputo, Paolo Cattaneo, Jean-François Revel, Gregor von Rezzori, Giorgio Torelli e Marcello Staglieno.
Il progetto del «Giornale nuovo» prese corpo tra la fine dell'anno e il gennaio-febbraio 1974. Secondo Montanelli e i suoi collaboratori, i lettori del «Giornale nuovo» dovevano essere gli ex lettori di giornali come il «Corriere» e «La Stampa», "rei" di avere abbandonato la loro tradizionale collocazione politico-editoriale e di stare con Berlinguer e con la sinistra democristiana.
Montanelli cominciò poi a cercare un editore. Bussò a molte porte, ma tutti gli approcci con i grandi editori fallirono: ad Andrea e Angelone Rizzoli si rivolse con queste parole: "Mi avete fatto la corte per tre anni affinché dirigessi un vostro quotidiano ed ora ve lo porto bell'e pronto". Ma Andrea rispose, lasciando stupefatto Montanelli, che la Rizzoli avrebbe di lì a poco comprato il «Corriere». Dopo Rizzoli, anche Mondadori e Agnelli si ritrassero uno dopo l'altro. Si fece avanti l'industriale Nino Rovelli; il progetto prevedeva che Rovelli sarebbe stato il proprietario, ma non avrebbe influito sulla linea del giornale. Montanelli rifiutò. Eugenio Cefis, presidente di Montedison, gli propose invece di fondare un giornale a struttura cooperativa: i giornalisti sarebbero stati i proprietari e la Montedison avrebbe garantito la copertura finanziaria. Montanelli preferì questa seconda soluzione.
«Il Giornale» ottenne un finanziamento con la formula del "minimo garantito": la SPI (azienda del gruppo Montedison) raccoglieva la pubblicità per il quotidiano di Montanelli; comunque andassero le vendite, avrebbe garantito al «Giornale» una quota di 12 miliardi all'anno.
Il 27 febbraio 1974, a Milano, venne costituita la "Società Europea di Edizioni S.p.A. - Società di redattori", proprietaria della testata nonché società di gestione del giornale. I soci fondatori furono sette:

Guido Piovene, che divenne il presidente,
Gianni Granzotto, amministratore delegato,
Indro Montanelli,
Enzo Bettiza,
Cesare Zappulli,
Gian Galeazzo Biazzi Vergani,
Renzo Trionfera.
«Il Giornale nuovo» nacque quindi come "società di redattori". Le azioni della società editrice erano interamente possedute dai sette fondatori. A ciascuno di loro vennero assegnate sette azioni ordinarie, mentre ogni redattore presente e futuro avrebbe ricevuto un'azione ordinaria. Montanelli ottenne per sé solamente la proprietà della testata, assieme agli altri giornalisti co-fondatori.

Il Comitato di redazione era composto da:

Enzo Bettiza,
Gian Galeazzo Biazzi Vergani,
Gianfranco Piazzesi,
Leopoldo Sofisti,
Renzo Trionfera,
Cesare Zappulli

La redazione era composta da 59 giornalisti; il quotidiano usciva sei giorni alla settimana per contenere i costi (non era in edicola il lunedì). Il primo numero uscì martedì 25 giugno 1974.

[Chi sarà il nostro lettore] noi non lo sappiamo perché non siamo un giornale di parte, e tanto meno di partito, e nemmeno di classi o di ceti. In compenso, sappiamo benissimo chi non lo sarà. Non lo sarà chi dal giornale vuole soltanto la "sensazione" […] Non lo sarà chi crede che un gol di Riva sia più importante di una crisi di governo. E infine non lo sarà chi concepisce il giornale come una fonte inesauribile di scandali fine a se stessi. Di scandali purtroppo la vita del nostro Paese è gremita, e noi non mancheremo di denunciarli […] Ma non lo faremo per metterci al rimorchio di quella insensata e cupa frenesia di dissoluzione in cui si sfoga un certo qualunquismo, non importa se di destra o di sinistra […] Vogliamo creare, o ricreare, un certo costume giornalistico di serietà e di rigore. E soprattutto aspiriamo al grande onore di venire riconosciuti come il volto e la voce di quell'Italia laboriosa e produttiva che non è soltanto Milano e la Lombardia, ma che in Milano e nella Lombardia ha la sua roccaforte e la sua guida.

(Dall'editoriale del primo numero de "Il Giornale Nuovo")


Quel giorno la terza pagina ospitava: un elzeviro di Guido Piovene, un articolo di Bettiza intitolato "Dalla parte di Aleksandr Solzhenicyn" e la prima puntata di un racconto di Joseph Roth ancora inedito in Italia: La leggenda del santo bevitore. Le attese per la creatura di Montanelli erano elevate: alcuni pensavano addirittura che Montanelli avesse fondato un suo partito. Come condirettore chiamò il liberale Federico Orlando.

© Riproduzione riservata.

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