Milano-Boston Celtics 91-124 (20-34 a fine primo quarto,44-61 all'intervallo,71-99 a fine terzo quarto)
Alessandro Gentile, il predestinato di casa nostra che ha sempre l'Nba come obiettivo possibile e futuro, stampa diciannove punti nel tabellino della serata di gala tra Milano e Boston. Come dire: signori della Nba, se mi volete ci sono. Per talento, coraggio, fisico. Però finisce centoventiquattro a novantuno per i Celtics. Milano sta costruendo un’identità, Boston pure: lo scarto spiega che tra «pro» ed Europa corre sempre un largo fiume. Cheer leader, saltimbanchi, tifosi chiamati a tirare a canestro, a ballare o a rispondere a quiz. Come al solito la Nba libera tutto il suo organizzato carrozzone, tra stravaganze, riti, stravizi (pare che Amir Johnson abbia divorato chili di pasta) e regole (quarantotto minuti di gioco, linea da tre punti più lontana), ma anche mostrando i suoi miti. Al seguito dei Celtics ci sono gli ex Brian Shaw — due volte bostoniano, prima e dopo la parentesi romana — e Rick Fox, il modello canadese che vestì prima la maglia biancoverde e poi quella dei nemici dei Lakers: a Rick viene presentata miss Italia, ovvero Alice Sabatini. In realtà c’è un terzo «player» di un’era Celtics non remota: è Dino Radja, croato, duecentoventiquattro partite a Boston. Arriva in t-shirt (non era nel protocollo, evidentemente) e incontra subito Riccio Ragazzi, che a Roma gli passava la palla. Pacche e ricordi... Questo superallenamento a spalti gremiti e rilassati è da raccontare nella chiave di Alessandro Gentile, l’uomo che (forse) sussurra alla Nba: un giorno andrà a Houston, che l’ha scelto, o altrove?. Ale si becca coda di cavallo Crowder (poi cambierà avversari: interessante il duello con Jerebko; se lo svedese è da Nba, volete che non lo sia lui?) e si impegna con energia negli uno contro uno — certi duelli può già sostenerli —, ma anche negli assist. La sensazione è che il sergente Repesa abbia fiutato nel golden boy l’umana tendenza a fare show da solo: ma la squadra — che dopodomani debutterà in campionato a Trento — deve crescere e così Ale sta spesso seduto nel secondo quarto. Milano subisce il ritmo di Boston, non ha una gran mira, e in difesa incassa tanti tagli. I Celtics strappano in breve in doppia cifra con i tiri di Bradley, le incursioni di Isaiah Thomas, nulla a che vedere con l’Isiah ex Bad Boy dei Detroit Pistons, e con il pacchetto delle ali e dei centri, tra i quali più che Lee (campione della scorsa Nba con i Golden State Warriors), o zazzerone Olynyk, colpisce l’agilità di Sullinger, il ciccione volante. Con il ritorno di Gentile, l’Armani ha un sussulto, ma il suo meno otto (53-61) è ben presto soffocato con crudeltà. Ricreazione finita: ciao Disneyland, torna il peso dei due punti,tornano definiti gli equilibri in campo,vincono nettamente i Celtics.
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