mercoledì 7 ottobre 2015

"CAGLIARI TRASCINERA' TUTTA L'ISOLA" (07/10/2015)

Da "L'Unione Sarda".

Siamo venuti in pace. Non facciamo del male a nessuno. E sì, insomma, magari non con questi termini: ma a volte l'atteggiamento dei cagliaritani, rispetto alle questioni di campanile politico-economiche, rivela quasi la necessità di giustificarsi, di ristabilire la verità nei rapporti con il resto del mondo. No, anzi: con il resto dell'Isola. «La crescita del capoluogo deve favorire quella di tutta la regione», dice la classe dirigente locale: in sintonia, dopotutto, con i contenuti emersi due giorni fa dal convegno della Fondazione Antonio Segni che ha rilanciato l'allarme sul cagliaricentri- smo , vero o presunto 

TAGLI Le lamentele nei confronti della capitale - di qualsiasi capitale - esistono da sempre, forse dai tempi di Babilonia, e la Sardegna conferma la regola. Ma la crisi degli ultimi anni ha peggiorato anche i rapporti di vicinato; reso tutti più sospettosi e pronti a guardare nel piatto altrui. Mentre lo Stato taglia anno dopo anno i trasferimenti agli enti locali, è normale la paura dei vari territori isolani di essere schiacciati dal peso - demografico, politico - di Cagliari. E così la creazione della città metropolitana nel capoluogo accende rivendicazioni localistiche. «Alcuni timori possono essere giustificati», ammette Francesco Agus (Sel), cagliaritanissimo presidente della commissione Autonomia del Consiglio regionale: «Sono d'accordo con chi, all'iniziativa della Fondazione, ha detto che Cagliari non può essere capitale di un'isola deserta. Si tratta di garantire a ciascun territorio lo strumento di governo più adatto». Per il capoluogo è la città metropolitana «perché c'è un hinterland che già vive come un'unica area vasta. Altre zone non hanno gli stessi rapporti, ma questo non significa che la programmazione debba sfavorirli». Secondo Alessandra Zedda , consigliere regionale di Forza Italia, «il punto sono i servizi che si garantiscono ai cittadini. Credo che la città metropolitana possa dare una spinta a tutta la Sardegna, ma a patto di garantire i presìdi territoriali nelle ex otto Province. A partire dal decentramento regionale: l'Ente foreste, per esempio, anziché a Cagliari può avere sede nelle zone che hanno il maggior patrimonio boschivo». 

SPIRAGLI La possibilità di realizzare città metropolitane nelle regioni speciali è stata prevista nella legge Delrio solo grazie a un emendamento di Marco Meloni , deputato quartese-cagliaritano del Pd: «Sassari e altri territori, pur senza avere i parametri minimi per l'istituzione di una città metropolitana, potrebbero ottenere un duplice vantaggio dalla nascita di quella di Cagliari». Un vantaggio più generico, legato a una ricaduta diffusa dei benefici della crescita del polo sud dell'Isola. E uno più diretto: «Il nuovo ente godrebbe di finanziamenti statali specifici, e magari potrebbe rinunciare a una parte del fondo regionale per gli enti locali, incrementando le quote degli altri Comuni». «Non mi appassiona molto il dibattito sulle città metropolitane», ha confessato il deputato dei Riformatori Pierpaolo Vargiu intervenendo, lunedì, al dibattito della Fondazione Segni: «Mi sono un po' documentato, il primo a parlarne fu Francesco Saverio Nitti nel 1902. Poi furono introdotte in una legge Gava del 1990, e mai realizzate. Ora sentiamo di grandi difficoltà là dove sono state istituite». I Riformatori hanno invece più volte proposto, in Consiglio regionale, una legge per Cagliari («e non per “Cagliari capitale”»), mai approvata: «C'è chi la vedeva come un regalo a qualcuno contro qualcun altro. Invece serviva solo a tener conto del fatto che il capoluogo, com'è logico, offre servizi a un'area vasta e a tutta l'Isola». 

FUORI DAL CORO Va un po' controcorrente Pasquale Mistretta , per lungo tempo rettore dell'Università di Cagliari: «Guardi, su questi temi hanno ragione i sassaresi. La nostra città non è mai stata metropolitana, nel senso che ha sempre voltato le spalle all'hinterland. Non si è fatta carico di una programmazione comune del commercio, della sanità, dei trasporti. Guardi al caso del policlinico di Monserrato: l'avevamo pensato come testa di ponte di uno sviluppo complessivo, è diventato quasi una palla al piede». Detto questo, «il centralismo non è solo di Cagliari ma anche di Sassari e degli altri poli che risucchiano la popolazione delle zone interne. Se vogliamo rivitalizzare l'interno serve una programmazione seria e la generosità dei grandi centri, Cagliari più di tutti».

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