sabato 3 ottobre 2015

LA STRAGE DI CHILIVANI (16/08/1995)

Di Redazione.
La strage di Pedesemene, più nota come strage di Chilivani, avvenne in Sardegna, nei pressi di Ozieri. Durante l'azione criminale rimasero uccisi i carabinieri sardi Walter Frau e Ciriaco Carru (insigniti entrambi della Medaglia d'Oro al Valor Militare) ed il bandito Salvatore Antonio Giua (NELLA FOTO IN ALTO IL SUO CADAVERE). Il 16 agosto del 1995 i carabinieri Carru e Frau, in servizio al nucleo radiomobile, erano sulle tracce di un'autobetoniera rubata durante la notte. Intorno alle quindici e venti, informarono la centrale di aver ritrovato in zona Pedesemene il mezzo, con all'interno diverse armi da fuoco, ed un altro veicolo rubato, e di averne arrestato il detentore, poi risultato essere Salvatore Antonio Giua di Buddusò. All'improvviso vennero colpiti alle spalle da colpi di Kalashnikov sparati da malviventi successivamente identificati per Graziano Palmas ed Andrea Gusinu. L'appuntato Carru rispose al fuoco verso Palmas, ferendolo, poi si voltò e uccise Giua, che stava tentando la fuga verso Chilivani; Palmas continuò a sparare uccidendo il carabiniere Ciriaco Carru, di Bitti di trentadue anni. Intanto, dall'altra parte della strada, Walter Frau, ossese non ancora trentenne, affrontava Gusinu colpendolo più volte, ma cadde anche lui ferito dai colpi di Sebastiano Pirino. Gusinu sparò altri colpi e uno di essi colpì il giovane milite alla testa. I malviventi si diedero alla fuga. Gusinu, ferito, venne arrestato poche ore dopo dai carabinieri nei pressi di Padru; l'arresto avvenne a seguito del fermo di un camioncino sul quale viaggiava e che era guidato da Graziano Palmas, il quale per evitare l'arresto si suicidò con un colpo di pistola. Pochi giorni dopo fu arrestato il resto della banda: Salvatore Sechi di Olbia, Sebastiano Demontis di Buddusò, Sebastiano Prino di Arzachena, Cosimo Cocco di Bonarcado e Milena Ladu di Olbia. Il 26 luglio 1997 in primo grado, Gusinu, Sechi, Demontis e Prino furono condannati all'ergastolo, il Cocco (pentito) a ventidue anni di reclusione, la Ladu a venticinque; in appello, il 27 giugno 1998, gli ergastoli furono confermati e mentre la pena della Ladu fu ridotta di un anno, quella di Cocco fu aumentata di due anni. Nonostante queste condanne gli inquirenti hanno sempre pensato che del commando facessero parte altri personaggi mai identificati ed aventi uno spessore criminale decisamente maggiore rispetto ai banditi condannati. Si sospettò che un furto avvenuto all'aeroporto di Olbia fosse stato fatto per ottenere le armi della rapina in cambio dei materiali tecnologici trafugati. Per quel furto furono condannati un pregiudicato di Bitti (Nu) sospettato di una rapina a un portavalori a Saccargia, che fu ucciso in agguato nel 2008 a San Teodoro, ed un pregiudicato di Nuoro che fu indagato (poi prosciolto) anche per la strage di Chilivani per via di una strana ferita che si pensava potesse essere stata fatta da uno dei due carabinieri uccisi nel conflitto.
Nella puntata del programma radiofonico di Radio 24 "La Zanzara" del 28/11/2023 l'imprenditore e politico all'epoca sindaco di Terni Stefano Bandecchi ha detto di essere stato super testimone nel processo della strage (e di aver attivamente partecipato). Dagli atti ufficiali dell'epoca "Una persona, identificata come Stefano Bandecchi, incursore della Marina o di altro corpo di forza armata, è passato a Ped’e Semene nell’immediatezza del conflitto, lasciandoselo in pratica alle sue spalle. Secondo quanto dichiarò successivamente lo stesso Bandecchi agli inquirenti egli aveva proseguito non per fuggire ma per mettere in salvo la moglie ed un figlio che viaggiavano con lui, da poco sbarcati nell’isola per trascorrervi le vacanze; secondo quanto dichiarato si sarebbe poi precipitato verso il luogo del conflitto con l’intento di cercare le armi dei militari ed inseguire i banditi. Sul posto però si trovava già una pattuglia di carabinieri che lo identificò invitandolo ad allontanarsi per non inquinare la scena del delitto".


Da parte sua il ministro dell'Interno Giovanni Rinaldo Corona, ha seguito personalmente gli sviluppi delle indagini sull'azione criminale nella quale han perso la vita l'appuntato Carru ed il carabiniere Frau. Lo ha reso noto un comunicato del Ministero. Il ministro dell'Interno ha vivamente "sensibilizzato le forze dell'ordine impegnate nell'attività investigativa affinché i responsabili del barbaro eccidio vengano assicurati al più presto alla giustizia". 
"Preoccupazione angosciata" è stata invece manifestata da Gian Mario Selis, Presidente del Consiglio Regionale, non appena ha appreso la notizia del conflitto a fuoco con la barbara uccisione dei due carabinieri. Il Presidente ha espresso il profondo cordoglio del popolo sardo e dell'assemblea regionale ai familiari delle due vittime, cadute nell'adempimento del dovere, ed all'arma dei carabinieri duramente impegnata nella lotta alla criminalità comune ed organizzata". I cittadini -ha detto Gian Mario Selis- devono stringersi intorno ai carabinieri ed alle forze dell'ordine e collaborare per opporsi ai malviventi sempre più feroci e decisi a tutto. "Alla classe dirigente della Sardegna politica, imprenditoriale e culturale non può sfuggire che si è di fronte ad un emergenza straordinaria. Occorre quindi compiere il massimo sforzo unitario per trovare risposte adeguate ed urgenti".
Il generale dell'Arma, Luigi Federici, è arrivato in serata a Olbia dove lo attendeva un elicottero: poco dopo è giunto ad Ozieri. Qui si è recato in cimitero dove erano state composte le salme dei due militari uccisi dai fuorilegge. Dopo aver reso omaggio alle vittime, il comandante ha presieduto un vertice all'Arma. Poi si è recato sul luogo della sparatoria. Un sopralluogo a Chilivani è stato effettuato anche dal prefetto di Sassari, Efisio Orrù. Sul luogo della sparatoria si son recati anche il questore di Sassari Antonio Pitea e il capo della Criminalpol Antonello Pagliei.
E' probabile che oggi si svolga un vertice tra i massimi responsabili delle forze dell'ordine in provincia in modo da coordinare gli sforzi alla caccia degli assassini.

(Da "L'Unione Sarda" del 17/08/1995)



AGGIORNAMENTO DEL 30/05/2021

La fascia rossa sulla fiancata blu e il cognome, con caratteri bianchi, stampato in bella vista. Il modello è “N802”, si tratta della motovedetta dell’Arma dei carabinieri intitolata a Walter Frau. E stata presentata ieri mattina a Venezia e l’imbarcazione sarà subito operativa: è destinata a Lipari. La motovedetta è gemella della “N801” già intitolata a Ciriaco Carru e in servizio a Pantelleria e conferma l’impegno assunto dal comando generale dei carabinieri che aveva manifestato l’intenzione di onorare con una presenza “operativa” i due militari sardi caduti nell’adempimento del proprio dovere il 16 agosto del 1995 nella piana di Chilivani. Il battesimo della seconda motovedetta chiude un percorso che non si era mai interrotto e serve anche a suggellare l’amicizia che legava Ciriaco Carru e Walter Frau: l’iniziativa era partita lo scorso anno, poi a un certo punto, per via delle emergenze, alcune motovedette erano state destinate alla guardia di finanza. Ma il progetto legato al ricordo di Walter Frau (quella relativa a Ciriaco Carru è entrata in servizio di recente) non si è mai fermato. Da oggi la motovedetta dedicata al carabiniere-eroe di Porto Torres è pienamente operativa. Un pensiero che aiuta a non dimenticare e legarlo al mare - inteso come dimensione eterna e senza confini - regala anche un po’ di emozione in più. Walter amava il mare, a cominciare da quello di Porto Torres, la motovedetta che porta il suo nome sarà operativa per portare soccorso e assistenza, per salvare vite umane. Un modo per continuare a immaginare che Walter c’è sempre.



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