martedì 16 febbraio 2016

CALCIO COPPA DEI CAMPIONI:OTTAVI DI FINALE RITORNO (03/11/1976)

Di Giampaolo Carboni.

BORUSSIA MOENCHENGLADBACH-TORINO 0-0 (Andata:2-1.QUALIFICATO AI QUARTI DI FINALE:BORUSSIA MOENCHENGLADBACH)

Borussia Moenchengladbach:Allenatore:Lattek.

Torino:Allenatore:Radice.

Arbitro:Delcourt (Belgio).

Espulsi:Caporale (43'),Zaccarelli (67'),Castellini (70').


Il Torino esce dalla manifestazione ma a testa alta senza subire gol pur con Graziani in porta per l'espulsione di Castellini a cambi ultimati da Radice con i granata ridotti in otto uomini per le espulsioni precedenti di Caporale e Zaccarelli. Lo stesso Graziani raccontò così anni dopo quella gara "Era il ritorno degli ottavi. Avversario, il Borussia Mönchengladbach. Al Comunale, all’andata, ci avevano battuti per 2-1. Serviva l’impresa da loro.  L’anno prima avevamo vinto lo scudetto, eravamo forti, con un gioco moderno e una notevole facilità a fare gol. Ma in campo internazionale avevamo poca esperienza, mentre loro avevano più personalità e forza, oltre ad alcuni big come Bonhof, Simonsen, Vogts e Heynckes. Uno squadrone. Al ritorno eravamo poi privi di Claudio Sala e Pecci. Successe di tutto. L’arbitro, il belga Delcourt, ci massacrò. Al 43’ fu espulso Caporale, il nostro libero. Al 68’ toccò a Zaccarelli lasciare il campo. Ma il patatrac arrivò tre minuti dopo, con il terzo rosso a Castellini.Rincorse un avversario tedesco in fuga. Perse il controllo dei nervi, lui era fatto così. Già all’andata aveva sollevato di peso un giocatore del Borussia che stava fingendo di essersi fatto male e lo aveva portato fuori campo. Morale della favola, a venti minuti dalla fine siamo in otto e senza portiere. Durante le partitelle d’allenamento mi mettevo in porta. Mi piaceva tuffarmi, mi divertiva. Lo facevamo io e Mozzini, ma io ero più forte. Quando l’arbitro cacciò Castellini, fu istintivo pensare che lo avrei sostituito. E fu bello anche vedere negli occhi dei compagni la piena fiduciai n me in quel momento particolare. È vero che serviva un miracolo, ma eravamo sempre sullo 0-0. Misi la maglia di Castellini sopra la mia sopra la mia e mi feci dare anche i guanti: mi davano un bel senso di sicurezza, ma erano immensi, ci stavo dentro due volte. Poi mi piazzai in porta. Al pronti via, mi arrivò una bordata che respinsi con i pugni. Salì l’eccitazione e venne a crearsi una situazione paradossale: in campo i tedeschi che spingevano per segnare almeno un gol, sugli spalti uno stadio intero che faceva il tifo per me. Non solo i tifosi granata, ma anche quelli di casa. Con il piede respinsi un tiro a botta sicura di Simonsen, il futuro Pallone d’Oro, che è ancora lì che si dispera. Al novantesimo Bonhof scaricò tutta la sua rabbia in una legnata centrale che bloccai. Finì la partita: eravamo fuori dalla Coppa dei Campioni, ma il pubblico era tutto per noi. Udo Lattek, il mister dei tedeschi, venne negli spogliatoi per congratularsi direttamente con me. Ci fu poi un tripudio, quando tornammo al Filadelfia il giorno dopo per gli allenamenti. Il complimento più bello me lo fece un vecchio tifoso granata che mi avvicinò all'immenso Valentino Mazzola, anche lui portiere per un giorno dopo l’espulsione di Bacigalupo in una gara di campionato. Mi vennero i brividi, come mi sta succedendo anche in questo momento".

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