Di Redazione.
La storiografia cinese è una delle più complete e dettagliate storiografie esistenti, e si avvicina per completezza a quella greco-romana ed a quella araba. Essa è la storiografia delle dinastie che si sono succedute nel corso dei secoli. La storiografia cinese ha inizio con Sima Qian che visse dal 146 al 86 A.C. sotto la dinastia “Han”, la più duratura della storia cinese perché governò per 400 anni dal 206 A.C. al 220 D.C. Qian era un astrologo di corte che aveva il compito di conservare delle ossa utilizzate per il rituale attraverso il quale si sarebbe conosciuta la discendenza dinastica del sovrano. Un giorno egli entrò in contrasto con il sovrano, il quale aveva il diritto di produrre punizioni corporali pesantissime: Qien infatti venne evirato ed allontanato dal suo incarico di corte. L’attività seguente dell’ex astrologo consistette nel recuperare scritti e documenti per tutto il paese con le quali compose il “Shiji” (da “Sh”, storia, e “iji”, memoria) che possiamo tradurre con “memorie storiche” o “memorie dello storico”, partendo dalle origini mitiche. Quest’opera piacque tanto al sovrano che l’esaminò, che rese obbligatorio alle dinastie seguenti di scrivere la storia della dinastia che l’aveva preceduta. Il Confucianesimo prescrisse anche che la nuova dinastia od il nuovo sovrano non potesse essere legittimato dinanzi al popolo se prima non avesse convocato un ufficio storiografico con il compito di scrivere la storia della dinastia precedente; il sovrano legge la storia prodotta dall’ufficio ed apponendo il sigillo reale testimonia di aver accolto benevolmente quella versione che diventa ufficiale. Scrivere la storia diventa una legittimazione di potere, ed è per questo motivo che è giunta sino a noi un’imponente produzione storiografica. Nel 1911 nasce la Repubblica Cinese e non si succedono più dinastie imperiali, ma viene prodotta comunque la storia dell’ultima dinastia. Perché? Perché l’oppositore di Mao, Chiang Kai-shek, abbandona la Cina e si rifugia a Taiwan: per legittimare la sua posizione di vero ed unico sovrano della Cina dispone la produzione della storia dell’ultima dinastia L’intera produzione storiografica cinese da Sima Qian a Chaing Kai-shek va letta a partire dal momento storico in cui viene scritta; mentre quella occidentale è divisa in preistoria, storia antica, storia medievale, storia moderna e contemporanea, quella cinese è suddivisa per dinastie. Alla base di questa produzione storiografica si trovano una serie opere fondamentali: Una di queste sono gli “Annali di LU”, titolo originale dell’opera conosciuta meglio come “Annali delle primavere e degli Autunni”. Si tratta della raccolta degli avvenimenti storici posti in ordine cronologico del periodo compreso tra 722 e 481 A.C. (descrizione del principato di LU). Si voleva tentare di attribuire falsamente quest’opera direttamente alla penna di Confucio, dal momento che visse nel principato di LU, ma, similmente a Gesù Cristo, egli non lasciò mai nulla di scritto. Confucio, che visse tra il 551 ed il 479 A.C., contribuì piuttosto a tramandare dei classici a lui preesistenti che furono poi raccolti e codificati in 5 grandi opere: 1) Shu (classico dei documenti o classico della storia) 2) Shi (il classico delle odi o classico della poesia) 3) Chungiu (Annali primavera-autunno) che è la storia del principato di LU, in cui visse Confucio 4) Li (classico dei miti) 5) Yue (Classico della musica) E’ in questi libri che sono raccolti i principi del Confucianesimo, che NON è una religione ma un insegnamento (o una morale, o una ideologica); anche se alcune pratiche come il culto degli antenati possono trarre in inganno. Anche ai tempi di Mao era possibile incontrare nelle case le tavole genealogiche delle dinastie e degli antenati, ma la riverenza dei Cinesi per i loro predecessori è qualcosa di simile all’omaggio che il Presidente della Repubblica italiana rende al milite ignoto recandosi all’Altare della Patria, e non si tratta certo di una cerimonia religiosa. Il culto degli Antenati è stato imposto dai discepoli di Confucio, in particolare da Mencio, grande organizzatore del Confucianesimo. L’ideologia Confuciana nasce nel periodo detto delle “Cento Scuole”: nella lingua cinese i numeri hanno un significato simbolico e la quantità “cento” va intesa come “numerose”. Si tratta del periodo della Cina Feudale che va dal 1000 al 221 A.C., anno della fondazione dell’impero. La Cina feudale era caratterizzata da un impero centrale e da altri periferici che dovevano alla dinastia centrale obbedienza anche religiosa: da una parte quindi era protetta dalle minacce esterna grazie agli imperi periferici, dall’altra era preclusa la sua espansione, a differenza degli altri imperi circostanti che avevano facoltà di espandersi militarmente ed economicamente. Nel 231 A.C. circa in questo momento della Cina Feudale detto degli “Stati combattenti”, i vari imperi periferici entrano in lotta tra di loro, anche attraverso alleanze. E’ un periodo di guerra che provoca sconvolgimenti nella vita sociale della Cina: è in questo momento che si sviluppano le “scuole” di pensiero caratterizzate da pensatori, politici, filosofi e maestri che riflettono sul modo per risolvere i grandi sconvolgimenti in atto. Tra i tanti emerge Confucio. La tradizione vuole che si trattasse di un Cinese originario dello Shandong, figlio di una famiglia nobile decaduta: inizialmente desiderava diventare il consigliere di uno dei tanti signori del paese ma non ci riuscì. Divenne quindi un maestro che dietro remunerazione diffondeva il suo insegnamento. Questo si basava sull’assunto secondo il quale la natura umana è buona, ma tende ad essere negativa: è quindi fondamentale impartire all’individuo l’educazione e l’istruzione per il suo sviluppo. In secondo luogo è necessaria la vita associata, perché è nella società che l’uomo viene governato e guidato. Il profitto è condannato perché la società è anzitutto un gruppo umano nel quale è necessario realizzare il bene comune, e solo in un secondo momento, se c’è spazio, si può pensare al benessere individuale privato. Questa visione è assolutamente antitetica all’individualismo occidentale, nel Confucianesimo invece il primato è assegnato alla società. Da questo consegue che la società confuciana sia fortemente piramidale e gerarchizzata: in cima alla piramide vi è il sovrano, che detiene il potere ed ha determinati obblighi nei confronti dei suoi sottoposti. Dopo il sovrano si trovano 4 classi sociali ordinate per importanza:
1) i Mandarini, funzionari letterati. Il loro nome deriva dal portoghese “mandare” che vuol dire comandare. Venne dato loro dai Portoghesi che si recarono in Cina nella seconda metà del 500 e notarono che si trattava di individui preposti al comando. Costituiscono una classe privilegiata esentata dai lavori manuali, che non fosse lo scrivere, leggere, studiare, insegnare, ecc... ed erano fisicamente caratterizzati dall’avere unghie molto lunghe, le quali divennero poi un vero e proprio simbolo distintivo dell’inattività di cui si dotarono anche i sovrani, talora con appendici posticce.
2) Secondi per importanza erano i Contadini, che si occupavano anche del sostentamento dei Mandarini
3) Gli Artigiani, ovvero tutti quei mestieri diversi dall’attività agricola come il fabbro, il falegname, ecc...
4) Ultimi i Mercanti, i quali basano la loro sopravvivenza sulla generazione del profitto. Questa suddivisione sociale ha funzionato bene fino al 1911 ma ha comportato una serie di conseguenza negative: fino al XVI – XVII secolo la Cina è sempre stata all’avanguardia dal punto di vista tecnologico rispetto all’Occidente, spinta alla ricerca tecnica dalle difficoltà ambientali di cui si è parlato.
Tuttavia questo primato le viene sottratto con la rivoluzione scientifica in Europa e le Rivoluzioni industriali: queste ultime sono state possibili grazie alla crescita delle industrie, che a loro volta sono state costruite grazie all’accumulazione primitiva del capitale. Nel condannare il profitto la Cina ha precluso la possibilità di accumulare capitale. La ricerca invece è stata favorita dal corrispettivo occidentale della ricerca della “pietra filosofale”, l’alchimia e le discipline esoteriche, che in Cina sono state comprese nel “taosimo”. Il nucleo fondamentale della società confuciana è una piccola società, la famiglia, sia intesa come famiglia nucleare che come famiglia clanica. Per governare questa società nascono quindi due tipi di rapporti sociali, uno sociale ed uno familiare: Relazioni sociali
1) Il rapporto tra sovrano e sudditi: in ossequio al principio gerarchico è il sovrano ad avere il ruolo predominante, ma ha degli obblighi verso i sudditi (quello di garantire il benessere)
2) Rapporti tra individui: anche qui un primo criterio gerarchico è dato dall’anzianità. L’individuo più giovane deve enorme rispetto all’anziano. Relazioni familiari
1) Rapporto tra coniugi: il marito ha il ruolo predominante. I compiti all’interno della famiglia sono suddivisi, alla donna spetta l’economia domestica, al marito la relazione con la società esterna alla famiglia
2) Relazione tra genitori e figli: il genitore si trova nella posizione predominante, i figli devono rispetto, obbedienza e sottomissione (sia alla madre che al padre).
Il confucianesimo prescrive che il figlio abbia il compito di accudire i propri genitori anziani, a differenza della prospettiva occidentale in cui il primato è assegnato alla salvaguardia del benessere del figlio. A riprova di questo si può dire che dopo i fatti di Tienanmen il governo cinese punì alcuni oppositori, ne esiliò altri e mandò a studiare all’estero altri ancora. Tra quelli che si recarono a studiare all’estero, che pur avevano lottato per la democrazia, nel vedere con i propri occhi la società democratica Americana, si resero conto che quel modello non poteva essere applicato alla loro Cina. Illuminante fu vedere proprio il ruolo degli anziani nella società americana, spesso abbandonati a sé stessi e privati della pensione, visti come un peso. Questo è per la società confuciana inconcepibile ed estremamente distante dal proprio ordine morale.
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