venerdì 14 luglio 2017

EGITTO:AGGRESSIONE DI UN LUPO SOLITARIO A HURGHADA MORTE DUE TURISTE TEDESCHE (14/07/2017)

Di Giampaolo Carboni.


«Non voglio gli egiziani, non è voi che cerchiamo». Secondo un testimone che ha parlato con i quotidiani locali, era ciò che urlava - in arabo - l’uomo che è entrato in un resort a Hurghada, sul Mar Rosso e ha cominciato a colpire chi trovava davanti a sé. Uccidendo, così, due turiste tedesche e ferendo altre quattro donne. Anche se, sulla nazionalità delle persone uccise, Berlino conserva prudenza fino alla serata, ammettendo di «non poter escludere che fra le vittime ci siano anche cittadini tedeschi». E non ucraini, come appariva in un primo tempo. Le turiste ferite sarebbero di nazionalità ceca e proprio ucraina o russa. Hurghada, uno dei luoghi simbolo del turismo in Egitto, si trova a quattrocentocinquanta chilometri a sud est del Cairo: insieme a Sharm El-Sheikh offre il sessantacinque per cento della capacità di ricezione di turisti di un Paese che, nel 2010, basava sul turismo il tredici per cento del suo Pil, dando lavoro a tre milioni di persone e incassando dodici miliardi di dollari. Mentre, nel 2016 - a causa di atti di terrorismo come la strage dell’Airbus Metrojet 9268, con duecentoventiquattro vittime il 31 ottobre 2015 e, in precedenza, dell’incertezza sociale e politica - ha perso il sessanta per cento solo di viaggiatori russi rispettoal 2015. Almeno secondo l’agenzia egiziana per le statistiche.
L’attentatore è arrivato via mare; avrebbe raggiunto il resort nuotando da una spiaggia pubblica: ventisette anni, t-shirt nera ed un jeans, è stato arrestato. «Ha accoltellato le donne al petto, sono morte in spiaggia», spiega il direttore della struttura. Poi è stato bloccato e interrogato: fonti del ministero degli Interni, parlando di rapina, ritraggono l’aggressore come uno squilibrato. Sempre ieri alcuni uomini armati avevano attaccato un checkpoint a sud del Cairo facendo fuoco contro un’auto e uccidendo cinque poliziotti. L’attacco non è stato rivendicato ma le forze di sicurezza egiziane hanno avuto, di recente, diversi scontri con affiliati dello Stato Islamico nell'area del Sinai ed in altre parti del Paese. Come quello del 7 luglio, quando terroristi islamici hanno ucciso ventitré militari egiziani nel Sinai nordorientale. Un attacco portato contro alcune postazioni delle forze armate, una delle quali è stata colpita con un’autobomba fatta esplodere vicino al posto di blocco di un compound militare, nel villaggio di Al-Barth. Un’azione rivendicata dall’Isis. In Egitto è attiva dal 2011 l’organizzazione Ansar Bayt Al-Maqdis che, alleatasi proprio con l’Isis nel 2014, ha assunto il nome di «Provincia del Sinai». Intanto il Pentagono annuncia di aver ucciso Abu Sayed, capo del Khorasan, la sezione dell’Isis in Afghanistan e Pakistan.

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