Tentato duplice omicidio poco dopo le dieci e trenta di stamattina nelle campagne tra Villagrande Strisaili e Girasole, nelle vicinanze della diga di Santa Lucia. Un allevatore è rimasto ferito da alcuni colpi di arma da fuoco. Il ferito è Daniele Angelo Conigiu, classe 1980 (nato l'8 maggio di quell'anno), colpito a un polpaccio che non è in pericolo di vita. Anche Fabio Longoni, classe 1978 (nato il 12 agosto di quell'anno), socio dello stesso Conigiu, è stato colpito mortalmente nell'agguato e trasportato all'ospedale di Lanusei non in pericolo di vita. Fabio Longoni, pur essendo riuscito a fuggire dopo essere stato raggiunto dai colpi d'arma da fuoco, non ce l'ha fatta. I carabinieri, intervenuti in forze sul luogo del delitto, lo hanno cercato a lungo anche con l'elicottero.Il killer sarebbe fuggito con l'auto di Conigiu.
Un agguato a fucilate in pieno giorno nelle campagne tra Villagrande e Girasole. Un morto, Fabio Longoni di trentanove anni, ed un ferito lieve, il suo socio e amico Daniele Angelo Conigiu di trentasette. Entrambi allevatori di Villagrande Strisaili. Incensurato il primo, il secondo con precedenti, condividevano la cura del bestiame in un'azienda nelle vicinanze della diga di Santa Lucia. Fino a stamattina quando quella che è sembrata un'esecuzione in piena regola ha stroncato per sempre l'esistenza di Longoni. Il giovane, sposato e senza figli, è stato cercato per due lunghissime ore ed è stato trovato, ormai privo di vita, ad una ventina di metri dal teatro dell'imboscata. Il sanguinoso omicidio si è consumato poco dopo le dieci e trenta nelle vicinanze dell'ovile di Niu Abila. È qui che i carabinieri han- A sinistra la vittima Fabio Longoni A destra l’Audi di Angelo Conigiu ritrovata dalla polizia a tre chilometri dall’agguato Al centro i rilievi dei carabinieri sul luogo dell’omicidio no trovato Conigiu, ferito ad un polpaccio. Il giovane ha raccontato ai militari che si trovava nella sua auto, un’Audi bianca con il suo amico quando ha sentito il fragore degli spari. Sceso dall'auto è stato raggiunto di striscio dalle fucilate (si saprà solo dopo i sopralluoghi che a sparare i colpi all'indirizzo della vettura è stato un fucile calibro dodici) e ha chiamato aiuto. E proprio in quel momento Daniele ha visto Fabio allontanarsi arrancando e gemendo dalla parte opposta. Conigiu che è sempre rimasto lucidissimo ha anche riferito di aver visto un uomo con un passamontagna. Soccorso dagli operatori del 118 è stato trasportato all'ospedale di Lanusei. Nel frattempo, transennata la stradina di campagna che si inerpica su per il versante dove si trova l'ovile, i militari della stazione di Villagrande e quelli di Tortolì hanno avviato le ricerche per rintracciare l'altro giovane che sembrava essersi volatilizzato. A dare man forte agli uomini dell'Arma sono arrivati anche i colleghi delle squadriglie e gli uomini del Nucleo operativo della compagnia di Lanusei coordinati dal comandante, il capitano Claudio Paparella. A supportare le operazioni di ricerca c'era anche un elicottero che si è alzato in volo da Abbasanta. Le campagne sono state battute a tappeto sino a quando intorno alle quattordici e trenta il corpo di Longoni, era nascosto dal folto della vegetazione a poche decine di metri dal posto in cui il killer aveva esploso i colpi. Dalle campagne di Santa Lucia però non era scomparso solo Longoni: anche dell'Audi bianca non c'erano più le tracce. Chi ha teso il mortale tranello ai due allevatori si è allontanato a bordo della macchina di Conigiu, rinvenuta neanche un'ora dopo a qualche chilometro di distanza in linea d'aria dal teatro dell'agguato nel territorio di Lotzorai dai poliziotti dei commissariati di Tortolì e Lanusei coordinati dal vice questore aggiunto Leonardo Cappetta. A Santa Lucia nel pomeriggio sono arrivati il medico legale Roberto Marcialis e il procuratore di Lanusei Biagio Mazzeo. Sono due i fronti dell'indagine che potrebbero rivelarsi utili per individuare il responsabile: i rilievi effettuati dai carabinieri nei pressi dell'ovile e quelli della scientifica della polizia sulla vettura abbandonata in una stradina di campagna a Lotzorai. Toccherà ora gli investigatori, coordinati dalla Procura di Lanusei dare un nome ed un volto al killer o ai killer di Longoni. Sono tanti gli interrogativi, a partire dal movente di un'esecuzione in piena regola e dalle dinamiche dell'agguato. Perché il killer si è accanito contro il giovane allevatore? Ed ancora Fabio è stato ferito e poi si è allontanato mentre l'omicida scappava in macchina o è stato raggiunto e finito? Domande alle quali solo l'indagine potrà dare risposte. Daniele Conigiu, l'allevatore rimasto ferito nell'agguato di Santa Lucia potrebbe essere fondamentale per far luce sull'efferato fatto di sangue. Già nelle prossime ore gli investigatori lo sentiranno per capire come siano andate realmente le cose. Dalle sue parole potrebbero arrivare indizi preziosissimi per dare un indirizzo preciso alle indagini. Per ora gli inquirenti non si sbilanciano sul possibile movente.
Quando la notizia della scomparsa di Fabio Longoni ha raggiunto il suo paese, Ponte canale, la località di campagna dove i due allevatori avevano l'azienda e dove poco prima un misterioso assassino aveva esploso diversi colpi di fucile calibro 12 ferendo Daniele Conigiu, si è riempita di gente. Amici e familiari dei due giovani hanno dato vita a una improvvisata quanto disperata ricerca con la speranza di ritrovarlo in vita, speranza che si è via via polverizzata. Il cellulare dell'allevatore, che in un primo momento squillava a vuoto, a un certo punto è risultato irraggiungibile. In prima linea a organizzare le ricerche c'era Andrea Conigiu, fratello di Daniele Angelo. E con lui tantissime persone, arrivate anche da Tortolì e Girasole dove i due erano conosciuti, che lo hanno cercato ovunque. Per due lunghissime e interminabili ore decine e decine di persone hanno battuto, assieme alle forze dell'ordine, tutte le piste che si inerpicano verso l'ovile di Niu Abila, lungo i camminamenti che si inoltrano nelle campagne in un luogo non particolarmente impervio ma ricco di vegetazione. In "Su sartu 'e josso", così i villagrandesi chiamano l'agro a valle del paese, vicino all'invaso del Santa Lucia. Andrea e i suoi compagni non hanno perso tempo. Operaio forestale e grande conoscitore delle campagne e di ciò che raccontano attraverso impercettibili dettagli si è reso conto che Fabio non poteva essere andato troppo lontano. E ha iniziato a credere che forse era accaduto il peggio. «Ho guardato ovunque e non ha lasciato nessuna traccia. Deve essere qui vicino» ha detto più volte, continuando imperterrito a salire e scendere sui costoni e a calcare le radure tutt'attorno, oltrepassando il confine tracciato dalla strada asfaltata. Inutilmente. Perché la drammatica realtà era a pochi passi da loro. Fabio non era distante. Il giovane si trovava a poche decine di sorte del ragazzo e dando indicazioni alle forze dell’ordine sulle persone coinvolte secondo il loro punto di vista. Ricerche che costarono care ai coniugi Ferrai, freddati all’alba di una mattinata di dicembre nel loro podere vicino all’aeroporto di Tortolì. metri dall'ovile, nascosto alla vista dei suo amici che lo cercavano senza sosta da un intrico di rovi cespugli. Chi lo ha trovato, ormai senza vita, ha raccontato che l'uomo era rannicchiato. Immobile nell'ultimo gesto della sua vita, in un disperato tentativo di difendersi dalla mano omicida che lo aveva colpito. Villagrande, il centro ogliastrino colpito da questo gravissimo fatto di sangue è sotto choc. Per l'amministrazione comunale, guidata dal sindaco Giuseppe Loi «che Fabio Longoni sia morto nell'agguato è una cosa inconcepibile. Era un ragazzo che non disturbava nessuno, gioviale con tutti, una persona sempre allegra». L'auspicio è quello di tutti i suoi concittadini. «Spero che la giustizia faccia il suo corso – auspica il primo cittadino villagrandese – e che l'autore dell'omicidio abbia presto un nome».
Sessanta giorni per depositare gli esiti della perizia necroscopica. E fornire ulteriori elementi alle indagini sull’omicidio di Fabio Longoni. È il tempo di cui disporrà l’anatomopatologo Roberto Marcialis che,nei giorni scorsi ha eseguito l’autopsia sul corpo dello sventurato allevatore morto per un’emorragia interna in seguito alla recisione dell’aorta all’altezza del bacino. La causa della morte di Longoni è una delle poche certezze di questa inchiesta dai molti lati oscuri. L’ altro dato certo sul fronte investigativo è che gli inquirenti non hanno eseguito lo stub sul giovane di Villagrande raggiunto da tre pallettoni. I colpi sono stati esplosi da un fucile calibro dodici mercoledì scorso nelle campagne di Santa Lucia nel territorio ai confini tra Villagrande e Girasole mentre la vittima viaggiava in compagnia del suo socio villagrandese Daniele Angelo Conigiu, rimasto ferito lievemente ad un polpaccio, su un’Audi 3 bianca. Lo stretto riserbo che circonda la tragica vicenda non consente di sapere se altre persone siano state sottoposte all’analogo accertamento in grado di stabilire l’utilizzo di un’arma da sparo. Dai bossoli rivenuti nel teatro dell’agguato si saprà quanti colpi siano stati esplosi dall’arma. E tra preghiere e lacrime il tempo del cordoglio, che ha visto un’intera comunità scendere in piazza alla luce di centinaia di fiaccole per dire no alla violenza, lascio ora spazio al tempo della verità. Nessuno sa perché mai, un uomo benvoluto e stimato come Fabio Longoni, sia rimasto vittima di un gesto così efferato ma tutti in paese vogliono sapere chi è stato. Solo l’accertamento della verità e il corso della giustizia attenuerà, forse, il dolore. Il riserbo impenetrabile induce a pensare che qualcosa nelle indagini si stia muovendo e che gli investigatori coordinati dalla procura della Repubblica di Lanusei siano sulla pista giusta. Ed abbiano più di un sospetto sul responsabile.
Il fucile rinvenuto nei giorni scorsi, a poca distanza dal teatro dell'agguato costato la vita all'allevatore di Villagrande Fabio Longoni, è forse quello usato dal killer? L'arma rinvenuta dai carabinieri della Compagnia di Lanusei che indagano sull'omicidio avvenuto nelle campagne di Santa Lucia potrebbe fornire elementi utili all'inchiesta del sostituto procuratore Nicola Giua Marassi? È ancora troppo presto per dirlo. Il fucile, nascosto nell'intricata vegetazione che cresce nelle campagne a valle del paese, verrà sottoposto agli accertamenti del caso. Gli esami dovranno stabilire se ha sparato recentemente e se è compatibile con i reperti balistici rinvenuti sulla strada sterrata dove l'omicida ha teso l'agguato, ferendo mortalmente l'allevatore trentanovenne e lievemente il suo socio, Daniele Angelo Conigiu. Difficile comunque saperne di più. Bocche cucite in Procura a Lanusei dove sin dalle prime battute gli inquirenti hanno scelto la linea del silenzio. Un'unica considerazione, a caldo: per gli investigatori la vittima designata sarebbe stata Conigiu. Il tragico fatto di sangue risale alla settimana scorsa. Mercoledì mattina, un uomo mascherato e con i guanti, ha atteso che l'Audi bianca di Conigiu passasse come ogni giorno. Subito dopo l’agguato i due soci sarebbero scesi dalla macchina e avrebbero tentato disperatamente la fuga ma in direzione opposta. Per due ore di Longoni non si è saputo nulla. Parenti, amici e i militari hanno battuto palmo a palmo la zona prima di ritrovarlo cadavere, riverso tra la vegetazione a poche decine di metri dall’ovile di Niu Abila. L’autopsia ha poi chiarito le cause morte: emorragia interna seguita alla recisione dell'aorta nella zona del bacino. Il ferito ha dato l’allarme solo dopo qualche ora dai fatti, dichiarando ai carabinieri di aver lasciato il cellulare in macchina, la stessa auto che nel frattempo era stata utilizzata per una rocambolesca fuga dal killer. Ritrovata a pochi chilometri in linea d’aria era stata passata al setaccio dalla Polizia scientifica.
OMICIDIO LONGONI C'E' UN INDAGATO
Per ora è solo un avviso di garanzia ma potrebbe rappresentare la svolta tanto attesa in uno dei fatti più sanguinosi degli ultimi tempi. A finire nel registro degli indagati per l’omicidio dell’allevatore di Villagrande Fabio Longono e per il ferimento del suo amico e socio Daniele Conigiu è un uomo con precedenti penali di Loceri, Fabio Fois. Il provvedimento consente agli investigatori di confrontare l’esame del Dna e delle impronte che il killer dell’allevatore di Villagrande Strisaili – ucciso lo scorso autunno nelle campagne di Santa Lucia – ha lasciato nell’auto utilizzata per la fuga con quelli dell’indagato. Gli accertamenti tecnici e scientifici sono destinati a fare luce sull’omicidio di Longoni e sul tentato omicidio dell’amico della vittima, scampato all’agguato messo a segno a colpi di fucile calibro 12 nelle campagne ogliastrine la mattina del 22 novembre dello scorso anno. Dal racconto fatto alle forze dell’ordine dal superstite, socio in affari di Longoni, è emerso che l’attentatore si era dileguato dall’ovile di Niu Abila vicino alla diga di Santa Lucia, utilizzando la sua Audi 3. I due stavano per parcheggiare l’auto quando,intorno alle 8, vennero investiti da una pioggia di proiettili. Conigiu ferito lievemente al polpaccio destro prese una direzione, Longoni un’altra. Il suo corpo senza vita venne trovato qualche ora dopo, in un cespuglio di rovi. Da quel giorno in avanti sono state interrogate numerose persone. E i carabinieri della Compagnia di Lanusei sono tornati più volte sulla scena del crimine. Hanno battuto palmo a palmo le zone circostanti la scena del delitto e trovato, qualche tempo dopo il fatto, un fucile con lo stesso calibro di quello utilizzato per l’agguato. L’arma era nascosta in un macchione poco distante dal luogo del delitto.
(Da "La Nuova Sardegna" del 15/06/2018)
Sessanta giorni per depositare gli esiti della perizia necroscopica. E fornire ulteriori elementi alle indagini sull’omicidio di Fabio Longoni. È il tempo di cui disporrà l’anatomopatologo Roberto Marcialis che,nei giorni scorsi ha eseguito l’autopsia sul corpo dello sventurato allevatore morto per un’emorragia interna in seguito alla recisione dell’aorta all’altezza del bacino. La causa della morte di Longoni è una delle poche certezze di questa inchiesta dai molti lati oscuri. L’ altro dato certo sul fronte investigativo è che gli inquirenti non hanno eseguito lo stub sul giovane di Villagrande raggiunto da tre pallettoni. I colpi sono stati esplosi da un fucile calibro dodici mercoledì scorso nelle campagne di Santa Lucia nel territorio ai confini tra Villagrande e Girasole mentre la vittima viaggiava in compagnia del suo socio villagrandese Daniele Angelo Conigiu, rimasto ferito lievemente ad un polpaccio, su un’Audi 3 bianca. Lo stretto riserbo che circonda la tragica vicenda non consente di sapere se altre persone siano state sottoposte all’analogo accertamento in grado di stabilire l’utilizzo di un’arma da sparo. Dai bossoli rivenuti nel teatro dell’agguato si saprà quanti colpi siano stati esplosi dall’arma. E tra preghiere e lacrime il tempo del cordoglio, che ha visto un’intera comunità scendere in piazza alla luce di centinaia di fiaccole per dire no alla violenza, lascio ora spazio al tempo della verità. Nessuno sa perché mai, un uomo benvoluto e stimato come Fabio Longoni, sia rimasto vittima di un gesto così efferato ma tutti in paese vogliono sapere chi è stato. Solo l’accertamento della verità e il corso della giustizia attenuerà, forse, il dolore. Il riserbo impenetrabile induce a pensare che qualcosa nelle indagini si stia muovendo e che gli investigatori coordinati dalla procura della Repubblica di Lanusei siano sulla pista giusta. Ed abbiano più di un sospetto sul responsabile.
Il fucile rinvenuto nei giorni scorsi, a poca distanza dal teatro dell'agguato costato la vita all'allevatore di Villagrande Fabio Longoni, è forse quello usato dal killer? L'arma rinvenuta dai carabinieri della Compagnia di Lanusei che indagano sull'omicidio avvenuto nelle campagne di Santa Lucia potrebbe fornire elementi utili all'inchiesta del sostituto procuratore Nicola Giua Marassi? È ancora troppo presto per dirlo. Il fucile, nascosto nell'intricata vegetazione che cresce nelle campagne a valle del paese, verrà sottoposto agli accertamenti del caso. Gli esami dovranno stabilire se ha sparato recentemente e se è compatibile con i reperti balistici rinvenuti sulla strada sterrata dove l'omicida ha teso l'agguato, ferendo mortalmente l'allevatore trentanovenne e lievemente il suo socio, Daniele Angelo Conigiu. Difficile comunque saperne di più. Bocche cucite in Procura a Lanusei dove sin dalle prime battute gli inquirenti hanno scelto la linea del silenzio. Un'unica considerazione, a caldo: per gli investigatori la vittima designata sarebbe stata Conigiu. Il tragico fatto di sangue risale alla settimana scorsa. Mercoledì mattina, un uomo mascherato e con i guanti, ha atteso che l'Audi bianca di Conigiu passasse come ogni giorno. Subito dopo l’agguato i due soci sarebbero scesi dalla macchina e avrebbero tentato disperatamente la fuga ma in direzione opposta. Per due ore di Longoni non si è saputo nulla. Parenti, amici e i militari hanno battuto palmo a palmo la zona prima di ritrovarlo cadavere, riverso tra la vegetazione a poche decine di metri dall’ovile di Niu Abila. L’autopsia ha poi chiarito le cause morte: emorragia interna seguita alla recisione dell'aorta nella zona del bacino. Il ferito ha dato l’allarme solo dopo qualche ora dai fatti, dichiarando ai carabinieri di aver lasciato il cellulare in macchina, la stessa auto che nel frattempo era stata utilizzata per una rocambolesca fuga dal killer. Ritrovata a pochi chilometri in linea d’aria era stata passata al setaccio dalla Polizia scientifica.
OMICIDIO LONGONI C'E' UN INDAGATO
Per ora è solo un avviso di garanzia ma potrebbe rappresentare la svolta tanto attesa in uno dei fatti più sanguinosi degli ultimi tempi. A finire nel registro degli indagati per l’omicidio dell’allevatore di Villagrande Fabio Longono e per il ferimento del suo amico e socio Daniele Conigiu è un uomo con precedenti penali di Loceri, Fabio Fois. Il provvedimento consente agli investigatori di confrontare l’esame del Dna e delle impronte che il killer dell’allevatore di Villagrande Strisaili – ucciso lo scorso autunno nelle campagne di Santa Lucia – ha lasciato nell’auto utilizzata per la fuga con quelli dell’indagato. Gli accertamenti tecnici e scientifici sono destinati a fare luce sull’omicidio di Longoni e sul tentato omicidio dell’amico della vittima, scampato all’agguato messo a segno a colpi di fucile calibro 12 nelle campagne ogliastrine la mattina del 22 novembre dello scorso anno. Dal racconto fatto alle forze dell’ordine dal superstite, socio in affari di Longoni, è emerso che l’attentatore si era dileguato dall’ovile di Niu Abila vicino alla diga di Santa Lucia, utilizzando la sua Audi 3. I due stavano per parcheggiare l’auto quando,intorno alle 8, vennero investiti da una pioggia di proiettili. Conigiu ferito lievemente al polpaccio destro prese una direzione, Longoni un’altra. Il suo corpo senza vita venne trovato qualche ora dopo, in un cespuglio di rovi. Da quel giorno in avanti sono state interrogate numerose persone. E i carabinieri della Compagnia di Lanusei sono tornati più volte sulla scena del crimine. Hanno battuto palmo a palmo le zone circostanti la scena del delitto e trovato, qualche tempo dopo il fatto, un fucile con lo stesso calibro di quello utilizzato per l’agguato. L’arma era nascosta in un macchione poco distante dal luogo del delitto.
(Da "La Nuova Sardegna" del 15/06/2018)
AGGIORNAMENTO DEL 28/11/2020
A tre anni di distanza dai fatti, c'è una svolta nelle indagini per l'omicidio di Fabio Longoni, di trentanove anni, e per il tentato omicidio di Daniele Congiu, ora quarantenne, entrambi allevatori di Villagrande colpiti con un fucile calibro dodici mentre andavano al loro ovile nelle campagne del paese. Indagini che hanno portato all'arresto del presunto autore dei reati il cinquantaseienne Fabio Fois. L'operazione è stata eseguita dai carabinieri della Compagnia di Lanusei in esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del tribunale ogliastrino Francesco Alteri,o su richiesta del Pubblico Ministero Biagio Mazzeo. I dettagli dell'attività saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa alle dieci e trenta nel Comando provinciale dei carabinieri di Nuoro dal Procuratore di Lanusei Biagio Mazzeo e dal comandante della Compagnia Carabinieri di Lanusei Giuseppe De Lisa.
AGGIORNAMENTO DEL 21/12/2020
Arresti domiciliari per Fabio Fois, il cinquantaseienne di Loceri finito nel carcere nuorese di Badu'e Carros con la duplice accusa di omicidio e tentato omicidio. Il tribunale del riesame di Cagliari, stamattina, ha infatti accolto la richiesta del legale Marcello Caddori, difensore dell'operaio, e concesso allo stesso delle misure cautelari maggiormente blande. Fois, residente a Girasole, è accusato di aver teso l’agguato costato la vita a Fabio Longoni e di aver ferito Daniele Conigiu, entrambi allevatori di Villagrande, il 22 novembre del 2017 nelle campagne di Santa Lucia nel territorio comunale villagrandese. Fois era stato arrestato poco meno di un mese fa sulla base di un provvedimento del gip di Lanusei, Francesco Alterio, richiesto dal capo della Procura ogliastrina Biagio Mazzeo. Fois, secondo la ricostruzione dell’accusa, si sarebbe vendicato nei confronti di Conigiu e Longoni responsabili di avergli rubato i suoi asinelli l’anno prima. Tra i moventi ci sarebbe anche un licenziamento subito dall’uomo, dipendente della ditta di pompe funebri della sorella di Daniele Conigiu: dopo una discussione con la proprietaria fu messo alla porta e il suo posto era stato preso da Fabio Longoni. Ad incastrare il cinquantaseienne, con precedenti penali, è stata una intercettazione ambientale del luglio del 2018. Conversando con una persona all’interno della sua auto avrebbe raccontato alcuni particolari, registrati dalle cimici, dei momenti successivi all’agguato. E quella che gli investigatori considerano un’ammissione lo ha portato, assieme ad altri indizi, in carcere.
AGGIORNAMENTO DELL'08/11/2021
"Ho sentito un rumore, pensavo fosse scoppiato l'airbag. Solo dopo mi sono reso conto di essere stato ferito. In quello stesso momento ho sentito gli altri spari in successione e ho visto un uomo che armeggiava con un fucile". Daniele Angelo Conigiu, allevatore di Villagrande Strisaili scampato all'agguato messo a segno nelle campagne di Santa Lucia nel quale ha perso la vita il suo amico e compaesano Fabio Longoni, racconta i concitati momenti di quel 22 novembre 2017. Lo fa durante l'udienza del processo a carico di Fabio Fois, cinquantasettenne originario di Loceri ma residente a Girasole, che si sta celebrando di fronte alla Corte d'assise di agliari. Conigiu, ora quarantenne, si sofferma sui particolari: incalzato dalle domande del pm Biagio Mazzeo, dagli avvocati di parte civile e dal difensore di Fois, racconta ciò che, in quella drammatica mattinata, è accaduto fuori dall’abitacolo della sua Audi 3 bianca. Riferisce di aver gridato al suo amico, ferito e gemente ma in fuga: "Prendi quell’attrezzo, prendi quell’attrezzo". Un tentativo di intimorire l’attentatore che poi scappa a bordo della macchina di Conigiu perché, forse, ha il timore che nell’ovile di Niu Abila, a poca distanza dal teatro dell’agguato, i due soci, che sono riusciti ad allontanarsi seppure in direzioni opposte, abbiano un’arma e la possano usare contro di lui. In quell’attentatore travisato e con indosso indumenti larghi, Conigiu, costituitosi parte civile con l’avvocato Bruno Pilia assieme ai famigliari di Longoni rappresentati da Paolo Pilia e Marzia Graziano, è sicuro di riconoscere Fabio Fois. Nonostante in quel drammatico frangente indossi un passamontagna a nasconderne il volto, è certo di averlo riconosciuto per la corporatura e l’andatura. "Lo conosco da anni, sono sicuro che fosse lui", dice ancora il testimone e parte lesa. L’allevatore villagrandese, che nell’agguato è rimasto ferito leggermente ad un polpaccio, in aula sostiene che se il suo amico non fosse morto non avrebbe parlato. Ed ancora ritiene che l’imputato fosse venuto a conoscenza del furto di due asinelli. Un furto all’origine del quale, secondo la ricostruzione dell’accusa, ci sarebbe il movente dell’imboscata costata la vita a Longoni che, raggiunto da una fucilata all’aorta, è morto per un’emorragia interna a trentanove anni. "Non c’erano motivi di astio con altre persone", ribadisce l'allevatore scampato alle fucilate. In aula, di fronte alla corte presieduta dal giudice Giovanni Massidda, emerge anche un episodio del gennaio 2018. Si tratta di un confronto tra i due (Fois e Conigiu), avvenuto nelle vicinanze di un bar di Tortolì, che viene registrato dalle cimici posizionate dagli investigatori all'interno nella macchina dell’imputato poco dopo la notizia della sua iscrizione nel registro degli indagati. Ed è proprio ciò che emerge dalle intercettazioni ambientali, tempo dopo, a far scattare l’arresto per Fois che ha precedenti penali ed è stato scarcerato dopo aver scontato la pena per un sequestro lampo a Loceri. L’uomo, difeso dall’avvocato Marcello Caddori e ieri presente in aula accanto al suo legale, dopo mesi di indagini coordinate dal procuratore di Lanusei, Biagio Mazzeo, viene arrestato nel novembre del 2020 con l’accusa di omicidio volontario e tentato omicidio.
AGGIORNAMENTO DEL 21/07/2023
Confermata la condanna all’ergastolo con isolamento diurno per sei mesi. La Corte d'assise d’appello di Cagliari ha pronunciato la sentenza che ribadisce la pena del carcere a vita nei confronti dell'allevatore Fabio Fois, cinquantottenne di Girasole, accusato dell’omicidio di Fabio Longoni e del tentato omicidio di Daniele Conigiu. Dopo un’ora e mezza di camera di consiglio, seguita alle repliche del procuratore generale Luigi Patronaggio e del difensore Marcello Caddori, la Corte di secondo grado presieduta dal giudice Massimo Costantino Poddighe (con a latere Alessandro Castello) ha letto in aula il dispositivo della sentenza che accoglie per intero le richieste dell'accusa e delle parti civili, gli avvocati Bruno e Paolo Pilia con Marzia Graziano. Fois è accusato di essere il killer che mise a segno l'agguato nelle campagne di Villagrande Strisaili, sparando fucilate nei confronti dei due allevatori: uno venne ucciso, l’altro riuscì a scappare anche se raggiunto alla gamba da un pallettone. Come movente la Procura aveva ribadito che sarebbe stata una vendetta per il furto di due asinelli compiuto l'anno precedente e ammesso da Conigiu, rimasto ferito. Lunga e appassionata è stata l'arringa dell'avvocato Caddori, certo dell'innocenza del suo assistito, che ora attenderà le motivazioni della decisione per presentare ricorso per Cassazione. La sentenza è stata accolta in silenzio nell'aula sostituiva che ha ospitato la Corte d'Assise d’appello perché quella principale non era agibile per l’eccessivo calore delle temperature. L'imputato era presente accanto al suo difensore, così come erano presenti i familiari della vittima con i legali di parte civile.

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