giovedì 24 maggio 2018

CICLISMO:FRANCESCO MOSER STABILISCE IL NUOVO RECORD DELL'ORA A ZURIGO (21/05/1988)

Di Giampaolo Carboni.

Francesco Moser (NELLA FOTO IN ALTO) di anni trentasette ha chiuso la sua gloriosa carriera, quest'oggi, all' Hallenstadion di Zurigo. E naturalmente facendo record: il terzo record dell' ora della sua vita. Un gesto elegante: una sciccheria. Con cinquanta chilometri e seicento quarantaquattro metri, Moser ha demolito il dilettante sovietico Ekimov di novecento ventotto metri. I primati dell' ora sono, dunque, tutti suoi: l' assoluto in altura cinquantuno chilometri e cento cinquantuno metri; al livello del mare (Vigorelli di Milano) quarantanove chilometri ed ottocento due metri e su pista coperta, a Stoccarda appunto. Il campione più antico (ed anche il più moderno) si è accompagnato alla scienza (leggi professor Conconi). Non soltanto ha esasperato il ritmo ma anche il "mezzo" che neppure lontanamente assomigliava al ferro del mestiere, un catorcio che il Moser ragazzo vedeva per casa, come l' aratro o la vanga: e neanche a quella macchina un tantino ovvia, domestica al punto di meritarsi - dalle mie e forsanco dalle sue parti - il nomignolo affettuoso di "spicciola", la nostra umile bicicletta. Seduto - è l' impressione che ne ha tratto l' uomo della strada - su una ruota lenticolare dal gigantesco diametro (centotre centimetri): azionando un rapporto enorme (otto metri e venti centimetri lo sviluppo) Moser ha percorso centosettantotto giri (glie ne sarebbero occorsi centosettantaquattro, per battere Ekimov), l' ultimo dei quali è risultato il più veloce. Il regolamento del ciclismo è lassista: consente una modifica dell' attrezzo, a mio avviso eccessiva. La ruota sotto la spinta diretta di Moser agiva da volano: permetteva di distribuire più equamente la pedalata. Il cerchio di minore diametro (la ruota anteriore) rompeva l' aria così che la ruota di più grande volume, la posteriore, sfruttava una maggiore inerzia. Tutto era stato fatto al meglio, con metodologia certosina e con una larghezza di mezzi che valeva assai più di quanto il primato in oggetto meritasse. Conconi, i test Conconi, la preparazione scientifica (che la fantasia popolare vela di mistero) la strategia alimentare (sic!) hanno condotto al record: che record, però, non sarebbe stato senza la classe e l' ostinazione di Moser. Ho seguito con scrupolo la pista e ancora la seguo. La mia pista è fatta di spirito di avventura: non la si disputa in corsia. I record della mia prima carriera lasciavano molto spazio al caso. Questi record mi paiono sommamente astratti. Cercavo nell' azione di Moser qualcosa che mi esaltasse al di là dello sforzo che sempre mi commuove. Ed è stata la sua posizione in macchina, lo stile. Sulla ruotona, che mi aveva l' aria di uno strumento di tortura, Moser si schiacciava in avanti. Un atleta di mole, mi dicevo, che si fa piccolo, per obbedire alle leggi dell' aerodinamicità. E ci riesce. Sì, perchè la sezione frontale assunta era molto piccola. La sua sagoma, insomma, per quanto riguarda l' impronta all' aria era piccoletta. Nessun fenomeno di lifting, ha spiegato il professor Dal Monte, dal punto di vista aerodinamico, nessuna perdita verso l' alto. Moser ce l' ha fatta. Applaudiamo Moser più del suo record. Quanto ai giudizi ingenerosi e ingiusti da lui rilasciati nell' immediato dopocorsa e che riguardano i colleghi della carta stampata, diciamo che Moser si è lasciato andare. Le critiche, pure mie, alla vigilia del suo terzo tentativo, erano e sono dovute a voci che direttamente lo riguardavano: e che ci facevano trepidare delle sue condizioni fisiche, come sempre accade nei confronti di un campione anziano che molto già ci ha offerto: ed al quale ci si è affezionati. Siamo contenti di avere ritrovato Moser in salute. Adesso, però, stop.
© Riproduzione riservata.

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