venerdì 25 maggio 2018

LA SCOMPARSA DI ROSSELLA CORAZZIN (21/08/1975)

Di Giampaolo Carboni.

Siamo a Tai di Cadore, una località montana in provincia di Belluno, Rossella Corazzin (NELLA FOTO IN ALTO) è una giovane studentessa del liceo classico, amante della lettura e delle lunghe passeggiate che ama fare in compagnia del padre. Nell’agosto del 1975 la famiglia Corazzin sta trascorrendo le ferie e come di consueto, dopo il pranzo, tutti riposano. Rossella ed il padre, appena svegliati, incamminarsi fino al bosco. Una famiglia abitudinaria, in cui la giovane è perfettamente inserita all’interno di un contesto di serenità e armonia. Qualcosa però cambia, il padre incontra Rossella che passeggia da sola in paese. Apparentemente tutto normale se non per il fatto che tale azione non faceva parte delle abitudini della giovane, allora il padre la ferma per chiedere spiegazioni e lei risponde che ha bisogno di evadere, lo dice con un tono scherzoso. Un altro episodio insolito si verifica in quel 10 agosto del 1975, dopo il pranzo. La giovane in questa circostanza decide di non concedersi il riposo pomeridiano e chiede al padre di recarsi con lei a fare la consueta passeggiata, il genitore però si oppone a questa richiesta, dicendo che necessita di dormire quindi suggerisce alla figlia di avviarsi. La giovane allora segue il consiglio del padre, prende il suo libro, maglione verde e dopo aver salutato si incammina, raccomandando il padre che presto tornerà a prenderlo per uscire. Intanto le ore passano ma della giovane non vi è nessuna traccia, i genitori iniziano a preoccuparsi poiché tale condotta non appartiene alla loro figlia. Vengono chiamati i Carabinieri che sopraggiungono immediatamente, arrivano anche le unità cinofile che fiutano le tracce di Rossella e si fermano davanti ad una panchina. Una testimone riferisce infatti di aver visto una giovane con un libro in mano lungo la strada principale e sembrava propensa a sedersi su di una panchina. Ma non vi è nessuna notizia della ragazza, finisce l’estate, passano i giorni ed anche i mesi ma di Rossella non si sa nulla. Spuntano intanto alcuni testimoni che riferiscono agli inquirenti di essere sicuri di aver visto Rossella, come la commerciante di Tai di Cadone, che riferisce di averla vista proprio quel pomeriggio di agosto. La donna però racconta un’altra storia, ovvero che Rossella non si sarebbe trovata sulla panchina a leggere il suo bel libro ma a bordo di un’auto rossa e aggiunge inoltre che sembrava addormentata. Un dettaglio che nota la testimone oculare è il maglioncino golf come quello di Rossella. Ma dopo queste flebili testimonianze cala il silenzio sulla vicenda, tutto tace all’ombra di quei boschi tanto conosciuti quanto misteriosi. Nel 2003 qualcosa cambia a seguito dell’interesse del programma “Chi l’ha visto?” al caso. Si racconta la storia, quelle strade, vengono ripercorso quei sentieri così abitudinari e quella vita scandita da ritmi e dinamiche appartenenti ad una giovane serena e felice. Emerge anche l’ultimo elemento anomalo di questa torbida vicenda, ovvero una lettera che la giovane ha scritto ad una compagna di liceo, in cui parla di un ragazzo di nome Gianni, che studiava giurisprudenza a Padova e che veniva in villeggiatura presumibilmente a Tai di Cadore. La giovane scrive di averlo incontrato e di aver passeggiato con lui e la sorella. Ma il racconto risulta strano poiché la giovane era solita uscire con il padre e la domanda che tutti si sono posti è la seguente: Chi è Gianni? Nel corso di questi lunghi anni si è fatto di tutto di tutto per capire realmente che fine avesse fatto Rossella ma non è emerso nulla. Da alcune fonti si apprende che all’epoca della scomparsa della giovane il foto reporter Fiasconaro avrebbe rinvenuto a Tai di Cadore un fortino abbandonato con alcuni elementi riconducibili a riti satanici. Ma che fine ha fatto Rossella? Nel 2010 è stata messa la parola fine sul caso poiché il Tribunale di Pordenone l’ha dichiarata legalmente morta. Si è parlato tanto di un collegamento con la vicenda del Dottor Francesco Narducci, medico e professore universitario di Perugia morto nel Trasimeno il 13 ottobre del 1985, all’età di trentasei anni. Una morte di cui si è tanto parlato poiché fu strettamente collegata alla vicenda del Mostro di Firenze. La salma fu subito tumulata senza esame autoptico poiché alla famiglia fu chiaro che la morte sopraggiunse per annegamento. Ma vi sono degli aspetti che negli anni sono stati oggetto di discussione e dibattiti in merito al collegamento del medico perugino e il Mostro di Firenze. Un elemento che ha fatto pensare all’omicidio riguarda una telefonata di un gruppo di pregiudicati che avrebbero minacciato una terza persona dicendo che le avrebbero fatto fare la fine “del medico ucciso sul Trasimeno”, in riferimento alla morte di Narducci. Oltre a questo elemento vi sarebbero state altre telefonate che avrebbero fatto riferimento alla morte di Pacciani, alludendo ad un omicidio piuttosto che ad una morte naturale e il tutto farebbe riferimento ad omicidi commessi da una setta satanica per farli tacere. Il tutto farebbe da cornice con la tanto discussa vicenda legata alla presunta sostituzione del cadavere. Il 14 settembre del 1974 furono uccisi a Firenze, frazione Borgo San Lorenzo, Stefania Pettini e Pasquale Gentilcore. La coppia aveva trascorso la serata alla discoteca Teen Club e dopo aver lasciato a casa Cristina, la sorella di Pasquale, decidono di tardare un po’, promettendo di rientrare entro la mezzanotte. Il giovane si trovava al posto di guida e viene raggiunto da cinque colpi esplosi da una Beretta calibro ventidue Long Rifle, stessa arma utilizzata nel 1968. La giovane viene raggiunta da tre colpi che però non la uccidono sul colpo, il mostro trascina il suo corpo fuori dall’autovettura e infierisce tre coltellate allo sterno, successivamente “punzecchia” il corpo con novantasei coltellate, interessando principalmente la zona pubica e il seno. Il 22 agosto del 1982 moriva Elisabetta Ciabani, una ventiduenne che studiava architettura a Firenze e che è stava rinvenuta cadavere nella lavanderia della Baia Saracena a Sampiere (Ragusa). Il suo corpo era completamente nudo, aveva un coltello che perforava la zona mammellare sinistra, vi erano numerose ferite attorno all’ombelico e un taglio di circa dodici centimetri che arrivava fino al pube. La sua morte non è mai stata chiarita e il suo caso è stato archiviato come suicidio. Emerge però che la Ciabani era amica di Susanna Cambi, uccisa insieme al suo fidanzato Stefano Baldi a Calenzano il 22 ottobre del 1981 dalla beretta calibro 22 Long Rifle del Mostro di Firenze. Il delitto di Elisabetta Ciabani viene strettamente collegato ai delitti del Serial Killer di Firenze e il modus operandi confuterebbe tali tesi. Il delitto di Elisabetta si colloca tra il duplice omicidio di Calenzano, in cui persero la vita la coppia Baldi-Cambi in data 22 ottobre 1981 e il duplice omicidio di Baccaiano del 19 giugno 1982 in cui persero la vita la coppia Mainardi-Migliorini. Nel giugno del 1989 l’Fbi Academy, Quantico, Virginia, su richiesta esplicita di collaborazione della Polizia italiana che si occupa delle indagini sul mostro, stila un profilo sul serial killer e viene evidenziato come questo tipo di aggressori rimane inattivo per lunghi periodi di tempo senza una ragione specifica. E’ un dato oggettivo e confutabile che il killer non ha agito nell’area fiorentina tra il 1968-1974 e il 1974-1981 ma emerge anche un dato importante, ovvero che molto probabilmente risiedeva altrove o non fosse in grado di agire. Se avesse vissuto altrove nell’arco di questo periodo, è molto probabile che avrebbe compiuto simili azioni in altri luoghi.
Il 25 maggio 2018 a gettare una nuova luce su quanto accaduto alla giovane è Angelo Izzo, uno degli assassini del Circeo, che sta scontando due ergastoli nel carcere di Velletri. Il detenuto ha raccontato alla Procura la sua verità sulla Corazzin. La minore, scelta secondo Izzo perché era vergine, fu seguita dalla banda di criminali romani in vacanza in Cadore, sarebbe poi stata sequestrata e portata sul lago Trasimeno (Perugia). Lì sarebbe stata violentata dal branco di dieci uomini e uccisa. Il fascicolo con le dichiarazioni di Izzo è finito sul tavolo del procuratore Paolo Luca. Ma di fatto è solo transitato in Procura a Belluno, trasmesso poi a Perugia per competenza.

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