Massimo Oreste Villa, trentuno anni, figlio di un costruttore edile comasco venne sequestrato la sera di questo giorno a Merate (Como) mentre si accingeva a far ritorno nella sua abitazione a bordo del suo fuoristrada a poca distanza dalla casa della madre,con due individui lo costrinsero a scendere di forza e lo caricarono su una Lancia Thema. E' stato rilasciato la sera del 7 giugno 1988 poco prima di mezzanotte nel territorio del Comune di Santa Cristina d' Aspromonte, un centro di montagna sul versante tirrenico ad ottanta chilometri dal capoluogo calabrese. Villa venne liberato in contrada Sanatorio nel comune di Santa Cristina, una località di montagna che si presta particolarmente in caso di sequestro e consente ai clan della 'ndrangheta di tenere nascosti i rapiti. Subito dopo il ritrovamento Villa venne accompagnato nella caserma della compagnia dei carabinieri di Palmi, dove rimase inizialmente a disposizione degli inquirenti e del magistrato che coordinava l'inchiesta. Per la liberazione sarebbe stato pagato un ingente riscatto al termine di una lunghissima trattativa conclusa nei giorni scorsi, (si parla di tre miliardi):l’ultima rata dell’ingente riscatto era stata consegnata dal padre Arialdo Villa, trasferitosi a Vibo Valentia in Calabria per le ultime trattative con la moglie Luciana Carati. Villa era in discrete condizioni di salute, anche se il suo viso non riusciva a nascondere le tracce di un sequestro durato più di sette mesi. Nella caserma dei carabinieri di Palmi venne immediatamente visitato da un medico militare, prima di essere interrogato dal giudice che stava indagando sulla sua lunga prigionia tra i boschi dell' Aspromonte. Villa era residente a Merate dove avvenne il sequestro.
TRE MILIARDI A RATE IL PREZZO DELLA LIBERTA' PAGATO ALL' ANONIMA
Tre miliardi per sette mesi di prigionia: questa la cifra una delle più alte mai pagate nella lunga storia dei sequestri di persona per la liberazione di Oreste Villa, di trent' anni, di Merate, in provincia di Como, liberato l' altra notte nel cuore dell' Aspromonte, nel territorio del comune di Santa Cristina, dove sorge un ex sanatorio. L' ultima rata dell' ingente riscatto è stata consegnata dal padre di Oreste Villa, Arialdo, titolare di una nota impresa di costruzioni in Brianza, alcuni giorni fa in una località ancora sconosciuta dell' Aspromonte. Ma i Villa (con Arialdo c' è anche la moglie, Luciana Carati) sono in Calabria da diverse settimane. Gli inquirenti lo sapevano e hanno cercato il più possibile di evitare di propagandare la notizia anche per impedire che saltasse il contatto con i rapitori del giovane. Alloggiati in un albergo di Vibo Valentia (lo stesso dove il giovane imprenditore ha trascorso la prima notte dopo essere stato liberato), marito e moglie hanno vissuto con la comprensibile angoscia queste ultime settimane di una storia difficile e dolorosa, cominciata in Lombardia la sera del 24 novembre scorso quando il fuoristrada Chevrolet, guidato da Oreste Villa, venne bloccato ad un centinaio di metri dall' ingresso della villa dei costruttori a Merate. Da una Lancia Thema scesero due persone, che caricarono Villa nell' automobile partendo poi per destinazione ignota. Che il sequestro fosse opera dell' anonima sequestri calabrese, magari con basisti in Lombardia, lo si capì quasi subito. Meno immediato fu il convincimento che l' ostaggio era stato trasferito nelle montagne calabresi. Secondo polizia e carabinieri (e il particolare pare sia stato confermato nel corso del primo interrogatorio cui Oreste Villa è stato sottoposto da parte del sostituto procuratore della Repubblica di Palmi, Pellecchia, ieri notte) l' imprenditore comasco ha cambiato almeno sette prigioni nell' arco di sette mesi. Tutte capanne in legno, alte non più di un metro e mezzo, coperte da una tenda e fogliame. Quasi sicuramente rifugi mobili, organizzati sempre in Aspromonte dalla ' ndrangheta che ha provveduto a trasferire l' ostaggio a bordo di un camion, dopo alcuni giorni forse il sequestro in Lombardia. In questi rifugi Villa ha vissuto sempre con un cappuccio calato sul volto, legato con una catena al piede, fissata ad un palo. Pare sia stato trattato abbastanza bene. Mercoledì sera i suoi sequestratori lo hanno abbandonato in aperta montagna e Oreste Villa si è messo a camminare per cercare di raggiungere il primo luogo abitato. Dopo alcune ore ha raggiunto una spianata, in contrada Zervò, dove i carabinieri da alcuni mesi hanno un campo di esercitazione con tende e cucine da campo. Villa si è presentato a un ufficiale dei carabinieri ed è stato portato poi a Palmi, nella caserma della compagnia. Immediate le battute di polizia e carabinieri ma dal momento del rilascio erano già passate molte ore e dei banditi, ovviamente, nessuna traccia. Barba e capelli lunghi, gli stessi vestiti del giorno del sequestro, Oreste Villa è apparso subito come un uomo provato. Sta complessivamente bene ha detto ieri mattina il padre ma ha sofferto molto. Oreste ha trascorso una notte tranquilla, si è fatto la barba e si è rifocillato. Il suo unico problema è che tuttora le gambe gli fanno molto male, una conseguenza naturale per il freddo patito in questi mesi e anche per i lunghi trasferimenti fatti a piedi in Aspromonte sotto la neve. E proprio Arialdo Villa, il volto tirato, maglione giallo sulle spalle, ha avuto ieri mattina un comprensibile sfogo sulla sua terribile avventura. Non è possibile ha detto Arialdo Villa che il potere centrale tolleri fatti come il sequestro di mio figlio e come tutti gli altri sequestri. Un paese come il nostro, che dice di essere di uno dei più democratici del mondo, non può tollerare episodi di questo genere. E' terribile. Mio figlio, che nella sua vita non ha fatto altro che lavorare con grande dedizione, ha dovuto vivere un' esperienza atroce che lo segnerà per tutta la vita. La nostra felicità in questo momento, a parte qualsiasi riflessione sulla vicenda che abbiamo dovuto vivere, è comunque immensa. L' importante è che Oreste sia ora con me. In Aspromonte resta ora, sicuramente custodito nelle prigioni della ' ndrangheta, il medico di Bianco (Reggio Calabria) Diego Cuzzocrea, sequestrato il 19 gennaio scorso. Ma è quasi sicuro che nella montagna calabrese, così come è accaduto per Oreste Villa, siano custoditi ostaggi prelevati in altre regioni d' Italia. Fra questi pare che ci sia anche il piccolo Marco Fiora.
(Da "La Repubblica" del 10/06/1988)
TRE MILIARDI A RATE IL PREZZO DELLA LIBERTA' PAGATO ALL' ANONIMA
Tre miliardi per sette mesi di prigionia: questa la cifra una delle più alte mai pagate nella lunga storia dei sequestri di persona per la liberazione di Oreste Villa, di trent' anni, di Merate, in provincia di Como, liberato l' altra notte nel cuore dell' Aspromonte, nel territorio del comune di Santa Cristina, dove sorge un ex sanatorio. L' ultima rata dell' ingente riscatto è stata consegnata dal padre di Oreste Villa, Arialdo, titolare di una nota impresa di costruzioni in Brianza, alcuni giorni fa in una località ancora sconosciuta dell' Aspromonte. Ma i Villa (con Arialdo c' è anche la moglie, Luciana Carati) sono in Calabria da diverse settimane. Gli inquirenti lo sapevano e hanno cercato il più possibile di evitare di propagandare la notizia anche per impedire che saltasse il contatto con i rapitori del giovane. Alloggiati in un albergo di Vibo Valentia (lo stesso dove il giovane imprenditore ha trascorso la prima notte dopo essere stato liberato), marito e moglie hanno vissuto con la comprensibile angoscia queste ultime settimane di una storia difficile e dolorosa, cominciata in Lombardia la sera del 24 novembre scorso quando il fuoristrada Chevrolet, guidato da Oreste Villa, venne bloccato ad un centinaio di metri dall' ingresso della villa dei costruttori a Merate. Da una Lancia Thema scesero due persone, che caricarono Villa nell' automobile partendo poi per destinazione ignota. Che il sequestro fosse opera dell' anonima sequestri calabrese, magari con basisti in Lombardia, lo si capì quasi subito. Meno immediato fu il convincimento che l' ostaggio era stato trasferito nelle montagne calabresi. Secondo polizia e carabinieri (e il particolare pare sia stato confermato nel corso del primo interrogatorio cui Oreste Villa è stato sottoposto da parte del sostituto procuratore della Repubblica di Palmi, Pellecchia, ieri notte) l' imprenditore comasco ha cambiato almeno sette prigioni nell' arco di sette mesi. Tutte capanne in legno, alte non più di un metro e mezzo, coperte da una tenda e fogliame. Quasi sicuramente rifugi mobili, organizzati sempre in Aspromonte dalla ' ndrangheta che ha provveduto a trasferire l' ostaggio a bordo di un camion, dopo alcuni giorni forse il sequestro in Lombardia. In questi rifugi Villa ha vissuto sempre con un cappuccio calato sul volto, legato con una catena al piede, fissata ad un palo. Pare sia stato trattato abbastanza bene. Mercoledì sera i suoi sequestratori lo hanno abbandonato in aperta montagna e Oreste Villa si è messo a camminare per cercare di raggiungere il primo luogo abitato. Dopo alcune ore ha raggiunto una spianata, in contrada Zervò, dove i carabinieri da alcuni mesi hanno un campo di esercitazione con tende e cucine da campo. Villa si è presentato a un ufficiale dei carabinieri ed è stato portato poi a Palmi, nella caserma della compagnia. Immediate le battute di polizia e carabinieri ma dal momento del rilascio erano già passate molte ore e dei banditi, ovviamente, nessuna traccia. Barba e capelli lunghi, gli stessi vestiti del giorno del sequestro, Oreste Villa è apparso subito come un uomo provato. Sta complessivamente bene ha detto ieri mattina il padre ma ha sofferto molto. Oreste ha trascorso una notte tranquilla, si è fatto la barba e si è rifocillato. Il suo unico problema è che tuttora le gambe gli fanno molto male, una conseguenza naturale per il freddo patito in questi mesi e anche per i lunghi trasferimenti fatti a piedi in Aspromonte sotto la neve. E proprio Arialdo Villa, il volto tirato, maglione giallo sulle spalle, ha avuto ieri mattina un comprensibile sfogo sulla sua terribile avventura. Non è possibile ha detto Arialdo Villa che il potere centrale tolleri fatti come il sequestro di mio figlio e come tutti gli altri sequestri. Un paese come il nostro, che dice di essere di uno dei più democratici del mondo, non può tollerare episodi di questo genere. E' terribile. Mio figlio, che nella sua vita non ha fatto altro che lavorare con grande dedizione, ha dovuto vivere un' esperienza atroce che lo segnerà per tutta la vita. La nostra felicità in questo momento, a parte qualsiasi riflessione sulla vicenda che abbiamo dovuto vivere, è comunque immensa. L' importante è che Oreste sia ora con me. In Aspromonte resta ora, sicuramente custodito nelle prigioni della ' ndrangheta, il medico di Bianco (Reggio Calabria) Diego Cuzzocrea, sequestrato il 19 gennaio scorso. Ma è quasi sicuro che nella montagna calabrese, così come è accaduto per Oreste Villa, siano custoditi ostaggi prelevati in altre regioni d' Italia. Fra questi pare che ci sia anche il piccolo Marco Fiora.
(Da "La Repubblica" del 10/06/1988)
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