Forse nella giornata di ieri, quando ha compiuto quarant'anni nella prigione di Asuncion in Paraguay, in un angolo del suo quarantesimo compleanno, Ronaldinho (NELLA FOTO IN ALTO AL MOMENTO DELL'ARRESTO) pensato a quel brivido di tanto tempo fa, nel gelido vento di Madrid. Era la notte del 19 novembre 2005 e lui si era messo a correre, sull’erba del Bernabeu, più veloce del solito. Giocava ridendo, con controlli orientati, da playstation, tirando fuori i dentoni e facendo rimbalzare a ogni passo la coda dei capelli, tipo ali di farfalla. Il poderoso Real dei vecchi Galacticos, Ronaldo, Zidane, Beckham, era finito là. Fatto a pezzi, definitivamente, dai colpi affondati da Ronaldinho e da un giovane pupillo dell’asso brasiliano: sembrava un CONTINUA A LEGGERE QUI
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