mercoledì 4 gennaio 2023

L'EREDITA' DI GIANNI BRERA (04/01/2023)

Di Redazione.


Oltre trent'anni fa moriva Gianni Brera (NELLA FOTO IN ALTO). È stato senza dubbio alcuno il più grande giornalista sportivo, ma è davvero riduttivo ricondurlo ad una asettica definizione. Non ha solo scritto e diretto, ha inventato grande parte del linguaggio sportivo odierno, ha raccontato il calcio, il ciclismo e l’atletica leggera (il suo primo amore), fondendoli con la letteratura, la cultura, l’antropologia. Per almeno dieci anni, nelle gestioni azzurre Foni e Ferrari, e fino al rifiuto oppostogli da Mondino Fabbri, ha influenzato pesantemente le scelte tecniche della Nazionale. Morì in una serata fredda di dicembre, in compagnia degli amici di una lunga vita e fra i fumi umidi della terra padana. Lui avrebbe scritto: l’avita terra padana. "Non è mia la colpa di essere nato là dove l’Olona confluisce trepida nel padre Po" specificava con immaginifica prosa sull’Arcimatto, ultima pagina del Guerin Sportivo editato dal Conte Rognoni. È stato un giornale magnifico, unico, un porto di mare culturale, che più di tutti ha certificato il genio e la scrittura di Gianni Brera fu Carlo. Quel venerdì del 1992 la notizia della sua scomparsa si mosse lentamente per l’Italia, distratta dalla sosta del campionato per la partita della Nazionale l’indomani a Malta. Non c’erano i social, non esistevano quasi i CONTINUA A LEGGERE QUI

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