Di Redazione.
Scrive Enrico Pilia "Quando prendi una surra, devi solo abbozzare. Girare al largo e cercare le forze, nel cuore e nella testa, per ripartire. Venerdì sera arriva il Toro e allora vai con le metafore, per chi le ama, della corrida, delle corna, del matare e via andando. Una surra. Ieri a Frosinone abbiamo assistito a una replica di un brutto film già visto, quello di Verona. Le partite durano novanta minuti, anche cento, per il Cagliari a volte ci limitiamo a quarantacinque, cinquanta. Quel brutto vizio di sbriciolarsi davanti alle difficoltà, agli imprevisti, o magari alle normali contromosse dell'allenatore avversario. Nello sport succede. A Verona il signor Baroni ne mise due all'intervallo e si prese tre punti dopo una prima parte indecente, Ieri il signor Di Francesco ha cominciato a variare posizioni, volti e piano tattico negli spogliatoi e in mezz'ora si è impadronito della partita. Perché il Cagliari è scomparso? All'esterno, è sembrato che aver liberato la fantasia di Soulé da precisi compiti abbia scatenato l'energia di una squadra che gioca bene quando è in fiducia. Ranieri era stato abile a costruire una gabbia per questo mancino della Juve, che ha numeri da vendere e sa sempre cosa fare. Appena Di Francesco lo ha capito, gli ha cucito addosso un abito diverso e la partita ha cambiato padrone. Una squadra, il Cagliari, che aveva la possibilità di costruirsi un nuovo percorso, un altro campionato con una vittori, soluzione possibile almeno fino all'intervallo".
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