Di Redazione.
La formazione tipo dell’assistenza medica di base dovrebbe prevedere circa mille duecento medici di famiglia al lavoro nei loro ambulatori sparsi in tutta l’isola. La realtà, però, è molto diversa e, due giorni fa, la Regione ha pubblicato il bando per l’assegnazione, si spera, delle sedi vacanti, quelle cioè rimaste senza un medico di base. Una situazione abbastanza comune nell’isola che, non è certo un vanto, è anche molto democratica, nel senso che i medici mancano ovunque, nei piccoli centri dell’interno, sulle coste e anche nelle città. Tuttavia sono situazioni molto diverse perché nei piccoli centri il medico di famiglia è anche l’unico presidio sanitario. Ad ogni modo, il buco nero dell’assistenza sanitaria in Sardegna si traduce anche nell’assenza di cinquecento quarantaquattro medici di famiglia. Per questo la Regione è corsa ai ripari per misurare l’eventuale disponibilità dei medici. Se poi si volesse vedere la questione con un pizzico di ottimismo, questa è la prima volta da decenni che il bando per gli “Incarichi vacanti dei medici del ruolo unico di assistenza primaria a ciclo di scelta” viene pubblicato a tempo debito. In passato, i ritardi erano la norma e probabilmente contribuivano a generare incertezza anche nei medici eventualmente interessati a ricoprire gli incarichi.
A questo punto, purtroppo, è più facile immaginare un sistema sanitario in emergenza perpetua piuttosto che una soluzione rapida per il problema dell’assistenza sanitaria di base. Gli ascot, gli ambulatori straordinari di continuità territoriale, sono una soluzione tampone che funziona ma che potrebbe e dovrebbe essere migliorata. I problemi, infatti, sono tanti. Anche perché interi paesi sono costretti ad un servizio temporaneo che prevede una presenza medica in ambulatorio per uno o due giorni alla settimana. Ma c’è anche un altro aspetto in sospeso perché molti dei medici specializzandi che hanno accettato di gestire gli ambulatori “scoperti”, come previsto dal decreto ministeriale del 28 dicembre del 2023, entro pochi giorni dovranno scegliere il loro futuro: completare la specializzazione, che prevede anche l’inderogabile tirocinio nelle strutture sanitarie di riferimento, oppure congelare il percorso accademico e resistere in ambulatorio. Posto che la prima scelta è chiaramente quella preferibile, anche l’apporto degli specializzandi verrà meno nel breve volgere di qualche giorno e, nell’immediato, saranno circa quindicimila i sardi che prederanno il loro presidio sanitario di rifermento, per quanto fosse provvisorio.
La determinazione dei dirigenti dell’assessorato regionale dell’Igiene e sanità e dell'assistenza sociale, della direzione generale della sanità e del servizio di promozione e governo delle reti di cura è del 25 marzo ed è stata pubblicata ieri sul Buras che indica la sede dell’Ares come “ufficio regionale incaricato per l'espletamento delle procedure di attribuzione degli incarichi vacanti”. Tutte le domande per trasferimento e per il conferimento degli incarichi, allegate al bando, dovranno quindi essere trasmesse all’Ares entro il 17 aprile “esclusivamente a mezzo Pec all'indirizzo: incarichimedicinagenerale@pec.aressardegna.it secondo l'apposita modulistica. Si legge sul sito della Regione autonoma della Sardegna "Le modalità organizzative di convocazione degli interessati verranno rese note tramite nota pec Ares all'indirizzo di posta elettronica certificata indicato nella domanda".
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