venerdì 19 aprile 2024

L'ALLUVIONE DI QUINDICI E SARNO (05/05/1998)

Di Redazione.


L'alluvione di Sarno e Quindici, o frana di Sarno, è stato un movimento franoso di vaste dimensioni che, tra questo giorno e quello successivo e colpì, in particolare, le aree urbane campane di Sarno (Sa), Quindici (Av), Siano (Sa), Bracigliano (Sa) e San Felice a Cancello (Ce), causando la morte di cento sessantuno persone.

Nel mese di quel mese, l'area del comprensorio di Sarno fu colpita da un eccezionale evento piovoso, e nell'arco di settantadue ore caddero tra i duecento ed i trecento millimetri di pioggia, Tale evento causò la dissoluzione della continuità tra calcare e piroclasti, e provocò lo scivolamento catastrofico di questi ultimi sul primo. In questo giorno alle quindici, si staccò la prima frana dal Monte Pizzo d'Alvano, che sfiorò gli abitati sottostanti, mentre la pioggia si abbatté incessante su Sarno, Bracigliano e Siano. La prefettura di Salerno fu avvisata del verificarsi di smottamenti solamente verso le sedici e trenta. Alle diciassette iniziarono a scivolare a valle diverse frane e colate di detriti che travolsero Sarno e le località vicine, abbattendo decine di abitazioni. Nel contempo arrivarono notizie di una frana anche a Siano. I primi soccorsi giunsero in valle dopo circa un'ora, proprio mentre a Quindici, che si trova sul versante opposto del Pizzo d'Alvano, si abbatté una valanga di fango e detriti che seppellì il centro e la frazione di Casamanzi. Dopo poco la frazione Episcopio di Sarno fu raggiunta da un enorme colamento che distrusse l'intero abitato. Durante la serata, mentre altri movimenti franosi colpirono Sarno e Quindici, causando alcuni black-out, furono estratti dalla fanghiglia diversi morti e feriti: questi ultimi furono trasportati nel maggior ospedale della zona, il Villa Malta di Sarno. Ma la situazione assunse proporzioni catastrofiche tra le ventitré e trentuno e la mezzanotte del 6 maggio, quando una frana di vastissime dimensioni travolse nuovamente Sarno, invadendo l’ospedale Villa Malta e seppellendo sotto al fango due medici, tre infermieri, il portiere dell'ospedale e cinque pazienti (tra cui due bambini). I primi elicotteri sorvolarono la zona solamente dopo le sei del mattino.

I cento sessantadue morti complessivi, numero cui si giunse dopo giornate di scavi tra il fango e le macerie, erano residenti cento trentasette a Sarno, undici a Quindici, sette a Bracigliano, cinque a Siano ed uno a San Felice a Cancello. Alle vittime di Sarno va aggiunto anche il sacrificio umano del vigile del fuoco Marco Mattiucci trentenne di Osimo, a cui, per l'eroismo dimostrato durante i soccorsi, fu attribuita la medaglia d'oro al valor civile.

Secondo quanto riportato da alcune fonti, solamente dieci ore dopo l'accaduto l'assessore all'ambiente della Regione Campania Angelo Grillo inviò ai sindaci della zona un fax in cui si prevedeva la possibilità di eventi catastrofici: "Segnalasi che la conformazione orografica e le caratteristiche geoambientali del vostro territorio comunale in concomitanza di particolari eventi piovosi in corso in queste ore, possono determinare situazioni non prevedibili di instabilità con conseguenti eventi franosi catastrofici. Tanto si comunica ai fini dell'attivazione di ogni misura necessaria atta a garantire la salvaguardia della pubblica e privata incolumità". Una volta accertata la gravità della situazione, numerosi distaccamenti di forze dell'ordine, pompieri e volontari provenienti da tutta Italia accorsero sul luogo per portare soccorso alle popolazioni colpite. Oltre all'elevato numero di vittime, tra cui diversi bambini, numerose persone furono salvate dalla colata di fango; tra queste l'attuale vicesindaco Roberto Robustelli, allora studente poco più che ventenne, estratto vivo dopo più di tre giorni dal sottoscala in cui era stato trascinato dalla violenza del limo. Esaurita la fase di prima emergenza, furono aperti alcuni procedimenti penali verso esponenti dell'amministrazione cittadina di Sarno, volti all'accertamento di eventuali responsabilità. Il 5 maggio del 2010 il sindaco Gerardo Basile, inizialmente giudicato non colpevole in merito all'accusa di omicidio colposo plurimo nei primi due gradi di giudizio, si è visto annullare la sentenza d'appello dalla Corte di cassazione. Questo giudizio, motivato dal fatto che, secondo la Corte, la condotta del sindaco sarebbe stata "passiva" nella gestione degli eventi, ha rinviato il giudizio alla Corte d'appello di Napoli per un nuovo processo. Nel dicembre 2011 la Corte d'appello condannò Basile alla pena di anni cinque di reclusione, confermata in Cassazione nel 2013 (Cass. pen., sez. III, n. 19507/2013); la pena fu poi ridotta di tre anni per effetto dell'indulto del 2006, mentre i restanti due anni furono scontati in regime di affidamento in prova al servizio sociale.

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