domenica 7 luglio 2024

LE VERE DOMANDE DA PORSI (07/07/2024)

Di Redazione.


Torniamo al tradizionale. All’economia pura fatta di dati e trend. Facciamo il punto su quale sia lo scenario globale in cui si stanno muovendo le nostre imprese. Livelli produttivi, andamento degli ordini, propensione agli investimenti, variazioni nei flussi di export, stock del credito, media degli stipendi. Con il fondamentale contributo delle analisi del Centro Studi di Confindustria Varese abbiamo voluto scattare una fotografia minuziosa di tutti quegli aspetti attraverso i quali misurare, non tanto lo stato di salute del sistema produttivo locale, ma piuttosto la sua capacità di posizionarsi nella complessità di un mondo in forte trasformazione. Lo abbiamo fatto, come sempre, nel nostro stile. Affiancando all’illustrazione di percentuali, valori assoluti e tendenze, anche singole storie di imprese che possano aiutare il lettore a capire come l’orientamento macro viene affrontato nell’ambiente micro delle singole aziende di vari settori. Ne emerge un quadro difficilmente riassumibile con un unico titolo. Possiamo sicuramente dire che il cruscotto di tutte le principali variabili economiche abbia chiuso il 2023 indicando una sostanziale tenuta delle varie voci, prima fra tutte quella della produzione che, a seconda dei comparti, o ha tenuto o è aumentata. Ciò che, però, preoccupa di più le imprese è l’incertezza che caratterizza l’avvio di questi primi mesi del 2024, in cui gli ordini sembrano rallentare e in cui la percezione è di una generale preoccupazione per il futuro. Parliamo di percezione non a caso. Difficile dire se le previsioni per i prossimi mesi, non così ottimistiche rispetto alla chiusura del 2023, si concretizzeranno veramente in un arretramento economico. Di certo una manifattura come quella varesina che in gran parte (per oltre il quaranta per cento) dipende dall’export non può che guardare con apprensione alle crescenti tensioni geopolitiche che caratterizzano il contesto mondiale. Il fatto è che più che congiunturale questa è una situazione tendenziale.

Per dirla meno da economisti: è da tempo che viviamo in questa incertezza e a tale situazione di navigazione a vista, senza porti sicuri all’orizzonte, dobbiamo abituarci. Troppe le variabili fuori controllo nello scenario internazionale. A cui si devono aggiungere quelle transizioni tecnologiche, sociali e ambientali di cui più volte ci siamo occupati su queste pagine e che stanno cambiando i fattori di competitività con cui le aziende devono confrontarsi. È questione di saper interpretare i tempi. Le imprese ci provano ogni giorno, con l’unica formula vincente che conoscono: quella di continuare a investire. Non è un caso che la gran parte delle aziende del territorio stiano continuando a farlo, come registrano gli esperti del Centro Studi di Confindustria Varese. Lo fanno non con incoscienza, ma mettendo le risorse lì dove si giocano le leve del cambiamento. Cercano di dare risposte concrete alle domande che anche la politica si dovrebbe porre: dove concentrare le attenzioni per dare opportunità di crescita ai nostri territori? Come compensare il crescente gap di competenze che si riscontra nel mercato del lavoro? Come affrontare il tema di aumentare la produttività in uno scenario dove la competizione è globale? Come posizionare le nostre imprese all’interno del Green Deal europeo? Quali strategie logistiche adottare per rispondere alle esigenze delle nuove supply chain in formazione? Domande che si pongono le imprese, che ci poniamo nelle pagine seguenti e su cui auspichiamo si concentrerà la campagna elettorale per il nuovo Parlamento Europeo. Abbiamo bisogno di una classe politica pronta ad assumersi un ruolo di primo piano a Bruxelles e Strasburgo. Tanto del nostro futuro dipende da questo. Molto più di quanto pensi mediamente l’opinione pubblica.

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